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da Melbourne, il nostro inviato
FABBIANO, CHE IMPRESA – La conclusione del programma sul campo 13, in fondo all’impianto di Melbourne park dal lato della ferrovia dove si prendono i tram da e per il torneo, vede affrontarsi Thomas Fabbiano (1.73) e Reilly Opelka (2.11), un confronto in cui l’italiano paga una differenza di altezza di 38 centimetri. Come ampiamente prevedibile, si tratta di una non-partita, nel senso che gli aspetti tecnici e tattici si riducono alla banale evidenza che rispondere a Opelka semplicemente è quasi impossibile (quando gli entra la battuta), mentre se parte lo scambio, per lo statunitense è durissima anche solo reggere il quarto-quinto palleggio. La vicenda, quindi, si riduce a un gioco di percentuali: quando Reilly piazza i suoi tremendi servizi, Thomas può solo guardar passare la palla, quando Fabbiano risponde in campo e parte lo scambio, Opelka non ha praticamente modo di far male all’azzurro, se non con pallate estemporanee.
Il primo set arriva al 6-6 senza che nessuno dei due abbia la benchè minima possibilità di break, Thomas sta ancora cercando di capire come gestire una situazione tanto insolita, ed è l’unico che deve andare ai vantaggi un paio di volte sulla sua battuta. Nel tie-break, c’è uno scambio di minibreak, con Thomas che allunga 4-0 ma poi si fa riprendere, dopodichè, dal 5-5 in poi, ognuno fa i punti sul suo servizio, fino al 15-15 (5 set point a testa lungo la strada), quando Reilly riesce ad azzeccare due palle di fila in risposta, e poi chiude 17-15. Brutta botta, psicologicamente, per Thomas, ma le risorse mentali del nostro giocatore sono ammirevoli. Dal bombardamento affrontato fino a questo momento, evidentemente, Fabbiano pian piano è riuscito a ricavare un minimo di punti di riferimento per riuscire a impattare in modo accettabile le bordate che gli piovono addosso, e inizia a metterne entro le righe un buon numero.
Il risultato, incredibile ma vero, sono ben due break che gli consentono di chiudere il secondo parziale 6-2, senza aver ancora mai concesso palla break. Che bravo, solidità mentale da autentica roccia. E per la gioia dei come sempre numerosi tifosi italiani sulle tribunette che circondano il campo, nel terzo set la cosa si ripete, quando sul 2-2 Thomas brekka Opelka per la terza volta, prendendosi un altro preziosissimo margine di vantaggio. Al servizio per il set sul 5-4, poco dopo, Thomas si distrae un attimo, a Reilly entrano un paio di catenate, ed ecco le prime due palle break in suo favore. Bravo e attentissimo, Fabbiano le annulla, e chiude 6-4. Al momento, siamo a 37 ace a 1 per lo statunitense, ma l’azzurro è avanti due set a uno, che è quello che conta. Bene così.
Nel quarto set, purtroppo, lo sforzo di concentrazione profuso finora presenta il conto all’azzurro, che sbagliando largo un dritto cede per la prima volta il servizio nel quarto game, siamo 3-1 per Opelka. Lo statunitense sembra cresciuto come livello, a tratti oltre ai terrificanti servizi piazza delle pallate di dritto da far paura, Thomas deve stare attento a non farlo andare in spinta da fermo. Ma non arrivano spiragli per recuperare, il 6-3 si concretizza anche troppo velocemente. Quinto set, ora ogni palla pesa come un macigno. Sale la tensione, sale la concentrazione, i ragazzi ce la stanno mettendo tutta e si vede. Un paio di game, i primi, vanno ai vantaggi, c’è una palla break per Fabbiano, cancellata dall’ennesimo ace, poi il nulla per chi risponde. Opelka appare stanco, ma alla battuta non fa sconti. Gli ace di Reilly arrivano all’impressionante numero di 67 (2 per Fabbiano), stiamo parlando di 14 game abbondanti senza far toccare la palla all’avversario, roba da matti.
E siamo al 6-6, e conseguente super tie-break. Lo statunitense dà fondo a ogni energia residua, e riesce anche a scambiare con efficacia diverse volte, ma Thomas sta lì di testa alla grande, fino ai due preziosi mini-break che lo mandano 5-2 e battuta. Tiene i suoi due punti Fabbiano, 7-2, normalmente sarebbe finita, ma ne mancano ancora tre. Accorcia Opelka sul 4-7, si riprende un mini-break per il 5-8, ma il passante di Thomas gli frutta 4 match-point. E il rovescio lungolinea dell’azzurro finalmente chiude la contesa dopo 3 ore e 32 minuti, mandando Fabbiano al terzo turno di uno Slam (dopo lo US Open 2017) per la terza volta in carriera. Che battaglia tremenda, che bravo Thomas. Per lui ora il bulgaro Grigor Dimitrov, nessun precedente tra i due.
“Non ho mai affrontato un servizio così”, ammette Fabbiano. “C’è voluta tanta concentrazione a stare lì, ho ingoiato tutto senza farmi prendere dalla frustrazione, senza a stare a lamentarmi col mio angolo, e non è stato facile. Se il tennis fosse sempre così non lo seguirei, ma nemmeno lo giocherei, non è sport a un certo punto. Non ci ho ho capito nulla dall’inizio alla fine, nemmeno adesso ripensandoci. Ho visto che quando servivo io però lui la cacciava spesso sotto il gancio, per cui sapevo di dover stare concentrato e aspettare le occasioni. No, non ho potuto allenarmi con Karlovic, ho fatto un’ora con Bolelli. No, non ho fatto salire Simone su una sedia (ride)!
Adesso devo recuperare mentalmente, fisicamente mi sento fresco, avrò fatto al massimo un chilometro in tre ore… nel tie-break decisivo, da sinistra sono riuscito a rispondergli alla prima e a fargli due punti, mi sono messo esterno ad aspettare la palla, ho detto se vuoi farmi ace lo fai al centro, così facendo magari gli ho tolto qualche punto di riferimento, chissà. Non voglio ripetere gli errori che ho commesso dopo aver battuto Wawrinka a Wimbledon, nel gestirmi la preparazione alla partita successiva. Domani pomeriggio sul tardi farò allenamento tranquillo, e poi vediamo come va”.
TRAVAGLIA, LA CONVINZIONE C’È – Gran battaglia, all’insegna dell’equilibrio, dei ribaltamenti di fronte, e a tratti anche del bel gioco, tra Stefano Travaglia e Nikoloz Basilashvili, sull’assolato campo 20 di Melbourne Park. Stefano cede solo alla fine, ma i segnali positivi sono tanti. I due esprimono un tennis molto simile dal punto di vista tecnico e tattico, con il georgiano che mette sulla palla più chili e potenza, e l’azzurro che replica con grande mobilità e ordine gestendo benissimo le geometrie dello scambio. Il primo allungo è in favore di Stefano, che brekka al quarto game, si fa riprendere, poi piazza la zampata brekkando ancora sul 4-3, e poco dopo chiude il primo set, 6-3. Nikoloz sbaglia tanto, ma quando tira, il dritto gli schiocca che è un piacere, però non è affatto facile sfondare il palleggio di Travaglia, bravissimo il nostro giocatore.
Nel secondo parziale arriva la reazione di Basilashvili, che restituisce il 6-3 pareggiando i conti, grazie a percentuali sensibilmente migliorate al servizio. Travaglia a volte si fa scappare il rovescio, che è un bel colpo molto piatto (stando a lato del terreno di gioco, a volte si vede nitidissimo il logo “AO” sulle Dunlop mentre volano), ma eseguito con un minimo di rigidità del busto spalle, con conseguente perdita di controllo nelle situazioni di difesa in allungo.
L’italiano si rimette lì con convinzione a lottare, difendere e contrattaccare, la cosa migliore che ci sta facendo vedere oggi è proprio la bella attitudine soprattutto mentale con cui sta affrontando il numero 20 del mondo. Il premio è il terzo set messo in cascina meritatamente, altro 6-3 (con break subito all’inizio, e recuperato di grinta), davvero la differenza di classifica non si vede assolutamente, bravissimo “Stetone”. Il servizio, poi, viaggia veloce e ficcante, non sfigurando davanti alle botte dell’avversario. Nel quarto set, Stefano si fa aggredire un po’ troppo, Nikoloz ne approfitta per salire 4-1, l’azzurro rimonta alla grande tirando una splendida serie di vincenti sia di dritto che di rovescio, ma sul 4-4 un piccolo passaggio a vuoto gli costa un altro break, e poco dopo il parziale, 6-4 Basilashvili.
Si va al quinto. Purtroppo, Travaglia in queste ultime fasi di partita sta indietreggiando molto rispetto all’inizio, lasciando campo e possibilità di attaccare a Nikoloz, che va in vantaggio pur annullando palla break nel primo game, e allunga fino al 4-1. Stefano ha un sussulto di agonismo e orgoglio, non molla, controbrekka, ma sul 3-4 cede di nuovo la battuta, e il 6-3 finale per Basilashvili è inevitabile. Il risultato può dispiacere, naturalmente, ma l’azzurro deve portarsi via da questo match la bella consapevolezza nei propri mezzi che gli ha permesso di stare in campo per quasi 3 ore alla pari con un avversario che lo precede di oltre 100 posizioni in classifica. Bravo Travaglia, ci sono tutte le premesse per fare una gran stagione.
“Lui spingeva, certo, e sbagliava anche, ma non perché giocasse male, credo di averlo messo spesso in difficoltà io”, analizza Travaglia. “Ho capito di poter stare in campo a questi livelli senza sfigurare. Ho avuto dei passaggi a vuoto, ma anche dei momenti in cui comandavo bene. Non credo di aver giocato in modo troppo difensivo, anche se a volte dovevo stare dietro perché lui ha una palla pesantissima, se non avessi attaccato anch’io non sarei andato sopra due set a uno. Stiamo lavorando sul rovescio, che non sarà mai un colpo naturale come il dritto per me, ma è vero, sul veloce può diventare un’arma, mentre sulla terra battuta sto cercando di trovare più sicurezza con le parabole. Non ho particolari obiettivi per questa stagione in termini di classifica (sarà 120 dopo questo Australian Open, n.d.r.), ora alternerò challenger e qualificazioni ATP 250, alla fine dell’anno faremo i conti e valuteremo come sarà andata”.
SEPPI, PRECISO E CONCRETO QUANTO BASTA – Sulla 1573 arena, ovvero l’ex campo 2 (per chi se lo chiedesse, “1573” è una marca di liquori cinese), Andreas Seppi affronta da favorito l’australiano Jordan Thompson, 24enne numero 72 ATP, ma l’inizio del match è a dir poco disordinato e discontinuo da parte di entrambi i giocatori. 5 break nei primi 7 game (3 ottenuti da Andreas, 2 da Jordan, che risale da 3-0 e servizio sotto), 6 in tutto nel set su 10 game, cose difficili da vedere nel tennis maschile su campi veloci. Il merito dell’altoatesino è far valere esperienza e concentrazione nei momenti importanti, il 6-4 per lui è giusto, ma non si può onestamente dire che si stia assistendo a una bella partita. Thompson è un buon picchiatore da cemento, gli piace spingere ed essere propositivo, e se la cava bene anche a rete. Il movimento del servizio somiglia vagamente a quello di Gasquet. Le qualità di Seppi le conosciamo bene, e la sua palla filante e poco arrotata su questi campi viaggia rapida e fastidiosa, in particolare con i dritti anticipati sta facendo piuttosto male a Jordan, che colpisce in modo molto più macchinoso di lui.
Nel secondo set, Thompson si salva da due palle break nel quarto game, poi regge bene fino al 4-5, ma nel momento in cui deve battere per pareggiare si incarta in 3 errori, per poi cedere il servizio e il parziale arrendendosi al passante di rovescio dell’azzurro. L’impressione è che adesso Andreas sia entrato in fase “ragioniere”, viaggia col pilota automatico, il tennis anche divertente ma troppo a sprazzi di Jordan non può scalfirlo. Nel terzo parziale l’australiano lascia trasparire anche un certo nervosismo, e lo si può capire, Seppi non cede di un millimetro, e tutta la frustrazione di Thompson si vede nel momento per lui più delicato, quando sotto 4-5 batte per salvare la partita. E la vicenda va esattamente come nel set precedente. Time violation, discussione con l’arbitro, due doppi falli di cui il secondo sul match point chiudono la contesa in favore di Andreas, che questo tipo di avversari li sa disinnescare in modo quasi diabolico.
Per chi sa apprezzare le finezze tattiche, le geometrie, e la tecnica essenziale con cui Seppi manda ai matti gli avversari che cercano la potenza come arma principale, questi sono match a tratti ben più interessanti di tanti altri, magari spettacolari, ma poveri sotto l’aspetto del pensiero e della strategia. Comunque, il nostro adorabile “ragioniere del tennis” ha timbrato un altro cartellino, bene così, la prossima giornata in ufficio lo vedrà opposto a Frances Tiafoe (nessun precedente), che ha messo a segno la sorpresa di giornata facendo fuori Kevin Anderson.
“Sì, ho dato un’occhiata alla fine del match tra Tiafoe e Anderson”, racconta Seppi “con Kevin avevo perso due volte a Wimbledon, con Frances non ho mai giocato. Al terzo turno di uno Slam una testa di serie buona la trovi sempre, certo Anderson è forte, ma se Tiafoe l’ha battuto… Il primo set è stato strano, in effetti, tanti break, ero 3-0, poi mi ha ripreso, poi l’ho brekkato ancora per chiudere. L’ho visto un po’ moscio a volte, mi sembrava che non fosse carico di energia, e ne ho approfittato. L’esperienza aiuta, sì, nelle situazioni strane magari non ti fai prendere dall’ansia, fai il tuo e stai tranquillo. Nell’ultimo game, per esempio, praticamente si è brekkato da solo, io sono solo stato lì.
Con Tiafoe, mah, essere concentrati serve sempre, ma lui è giovane, questi ragazzi qui vanno in campo, danno tutto, e quello che viene viene, han vent’anni, è ancora tutto bello, non è come quando cominci a essere più vecchio, che pensi di più, ti crei delle aspettative, e quindi pressione. Gli hanno dato warning per time violation, ma non è stato giusto, c’era una raffica di vento tremenda, come faceva a servire? Anche a me a Sydney sul 6-5 mi hanno dato lo stesso warning, ma la gente stava ancora gridando, e io ero comunque pronto a battere, eppure… qui in Australia sono così, super-ligi alle regole, qualsiasi cosa succeda se il tempo arriva a zero ti ammoniscono!”.
I risultati degli italiani:
[19] N. Basilashvili b. [Q] S. Travaglia 3-6 6-3 3-6 6-4 6-3
A. Seppi b. J. Thompson 6-3 6-4 6-4
T. Fabbiano b. R. Opelka 6-7(15) 6-2 6-4 3-6 7-6(5)