Andy Murray si è preso ancora qualche giorno per decidere sul suo futuro, dopo la dolorosa uscita di scena a Melbourne. Se volesse arrivare a Wimbledon, lo scozzese dovrebbe affidarsi alle terapie conservative per poi far calare il sipario sulla sua carriera sui campi a lui più cari. L’ipotesi contraria è quella di un’operazione all’anca che – a suo dire – gli garantirebbe una migliore qualità della vita, mettendolo però definitivamente fuori dai giochi del tennis che conta. L’ipotesi di una terza via sembra però ancora esistere: andare subito sotto i ferri per poi riprovarci, dopo la riabilitazione, senza assilli. Per vedere l’effetto che fa.
C’è da dire che a parlarne non è mai stato direttamente Andy (fermo al piano A e piano B di cui sopra), ma qualche spiraglio filtra da chi gli ha gravitato intorno negli ultimi giorni. “Ho la sensazione che non sia pronto a uscire di scena”, si è lasciata scappare mamma Judy trovando sponda nel fratello Jamie. In famiglia fanno fatica a parlare di lui come un ex.
IL METODO SU – Proprio da Melbourne Park arriva la voce di Bob Bryan, 23 titoli Slam in doppio, appena tornato in pista a 40 anni insieme al fratello Mike proprio dopo aver superato un guaio all’anca con l’ausilio della chirurgia. “Ho parlato con Andy – le dichiarazioni riportate dal Guardian –, mi ha osservato come un’aquila in questi giorni, chiedendomi informazioni dopo le partite e gli allenamenti”. L’interesse di Murray sul caso Bryan sarebbe motivato dall’intervento chirurgico a cui lo statunitense si è sottoposto nel mese di agosto e nel quale gli è stata impiantata una protesi.
“Sono l’unico a giocare nel circuito con un’anca di metallo – racconta Bob –, non sono ancora al top ma mi è stato detto che ci sarebbero voluti circa otto mesi e comunque sono già qui. Non mi sento di dire che questa sia la soluzione buona per tutti, anche perché lo sforzo del singolare è maggiore rispetto a quello del doppio. So che Andy ha parlato con il chirurgo che mi ha operato a New York, Edwin Su, che ha già rimesso in campo giocatori di baseball MLS, basket NBA e football NFL con lo stesso problema. Non ha mai operato un tennista singolarista quindi non ci sono garanzie, ma è una strada che si può provare anche perché parliamo di un atleta che eccelle nella cultura del lavoro e del sacrificio”.
In sostanza Bob Bryan svela come Murray stia valutando seriamente se regalarsi un’altra possibilità. La sua vicenda personale, al netto delle differenze, può fornire l’ispirazione. “Andy è informatissimo su ogni aspetto medico”, svela ancora Bryan. Che va nei dettagli: “Viene impiantato un sostituto artificiale dell’anca, una barra di metallo comunque molto performante per gli sportivi. Dopo due giorni dall’intervento mi sono alzato con le stampelle, tre settimane più tardi camminavo con un bastone allo US Open, il 5 dicembre ho ripreso ad allenarmi dopo la riabilitazione”. Ogni caso è diverso dall’altro, ma tant’è. Andy Murray ci starebbe pensando. E sarebbe l’ultimo, estremo e non si sa quanto fondato tentativo per non dire basta. A 32 anni.