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Danielle Collins, il profilo: una dottoressa con la racchetta
A. Pavlyuchenkova b. D. Collins 2-6 7-5 6-1 (da Melbourne, il nostro inviato)
Era la partita delle due “intruse” a livello di quarti di finale, il match che doveva determinare il nome della semifinalista non testa di serie dell’Australian Open 2019, una tradizione che si ripete in questo torneo ormai da cinque anni (nel 2018 furono addirittura due le semifinaliste non teste di serie, Vandeweghe e Lucic-Baroni). Similmente outsider in questa occasione, anche se con un ranking tutt’altro che disprezzabile (35 Pavlyuchenkova, 44 Collins) le due hanno però storie abbastanza diverse: la russa ha un passato di bambina prodigio divenuta promessa non mantenuta, mentre l’americana è la ragazza working-class che ha intrapreso quasi per caso la carriera da professionista dopo una borsa di studio al college.
Entrambe nervose all’inizio, è stata Anastasia a uscire meglio dai blocchi, conquistando un secondo game-maratona di 17 minuti e 28 punti annullando cinque palle break. Il tennis più potente della russa ha scavato subito una fossa importante tra le due protagoniste nel primo set, con Collins incapace di trovare gli angoli necessari per muovere l’avversaria lasciandole la possibilità di caricare i suoi fendenti dal centro del campo. In un baleno si è arrivati 5-1 per Pavlyuchenkova, che ha chiuso facilmente 6-2 il primo parziale in 49 minuti.
Ma Collins non è arrivata nelle Top 50 del ranking arrendendosi alla prima difficoltà: grazie anche ad un leggero calo di Anastasia, che all’inizio del secondo set iniziava a concedere qualche gratuito in più, l’americana della Florida si spingeva fino al 5-2 prima di subire però la rimonta di Pavlyuchenkova, troppo più potente negli scambi da fondo e pronta ad avvantaggiarsi delle seconde di servizio troppo morbide di Collins. Anche in una situazione di punteggio molto equilibrata, la partita non riusciva a coinvolgere il pubblico, troppo spezzettata dagli errori delle due protagoniste attanagliate dalla tensione per una partita così importante. Sul 5-6 un paio di errori di valutazione inguaiavano Pavlyuchenkova dal 30-0 concedendo un set point a Collins. L’americana metteva la risposta sul nastro, ma sul secondo set point due punti dopo trovava un diritto anomalo vincente portando il match al terzo set.
Schiacciata dalla responsabilità di un’altra grande occasione che le stava sfuggendo di mano (era già stata nei quarti in tutti gli altri Slam), la russa lasciava vedere tutte le crepe del carattere che non le hanno permesso di capitalizzare il suo grande talento e si lasciava piano piano sopraffare dalla “garra charrua” di Danielle Collins, abituata alla rissa dai tanti anni passati sui campi pubblici (passava i pomeriggi a sfidare estranei nei parchi pubblici di St Petersburg in Florida) e dalle gare a squadre della NCAA con il pubblico urlante a pochi metri dal campo. In un attimo era 5-0 Collins, e la risposta di diritto di Pavlyuchenkova che atterrava oltre la riga di fondo pochi minuti dopo regalava a Danielle la sua prima semifinale in un torneo dell Slam, dopo che era arrivata a Melbourne senza aver mai vinto neppure un match in un Major.