In questi giorni, tra media e social, ha fatto il giro del mondo la foto di Novak Djokovic che regala la racchetta ad un tifoso in tribuna al termine della finale dell’Australian Open vinta contro Rafa Nadal. Ed è così che Vladan Rovcanin, questo il nome del tifoso, è diventato improvvisamente famoso, tanto da venir intervistato da diversi media. Quelli serbi in primis, che volevano saperne di più di questo esuberante supporter con la parrucca con i colori della loro bandiera nazionale che tifa per più grande sportivo del loro paese.
Si scopre così che il 55enne serbo, emigrato in Australia da più di vent’anni e residente a Sydney, si considera un vero e proprio portafortuna per il fuoriclasse di Belgrado. “Ho assistito dal vivo ad otto tornei del Grande Slam e ad un Masters, e lui ha sempre vinto. È incredibile, stavolta tutto il mondo ha potuto vedere la mia gioia. Quella racchetta mi ha fatto felice, ma quello che la sua vittoria significa per me è indescrivibile. L’ho visto giocare per la prima volta nel 2009 da noi, a Sydney, in preparazione per Melbourne”.
Un match in particolare, tra tutti quelli a cui ha assistito dal vivo, è rimasto impresso nella memoria di Vladan. “La finale dello US Open contro Roger Federer. Tutti facevano il tifo per lo svizzero, saremmo stati una decina per Novak. Ma quando ha vinto, la mia voce si sentiva più di quella di tutte le altre 20.000 persone”. Un tifo così caloroso lo ha portato anche a rischiare, a Melbourne, di venir espulso dal torneo. “All’Australian Open sono stato accusato di non aver rispettato le regole durante i match. Per dimostrare la mia innocenza sono andato dagli organizzatori a chiedere di controllare tutte le registrazioni delle telecamere di sicurezza in modo che potessero vedere che mi ero attenuto alle regole di comportamento in tribuna. Ho ricevuto le loro scuse e mi hanno dato un posto in tribuna VIP, vicino allo staff di Djokovic”.
Tornando al discorso dell’essere un portafortuna, il grande tifoso di Djoko ha voluto argomentare la sua tesi. “Lui perde quando non ci sono. È successo infatti che non sono riuscito ad andare ad alcuni tornei per motivi di lavoro e lui non li ha vinti! Quando accade, vado fuori di testa, preparo i bagagli e vado a quello successivo. È accaduto anche a Melbourne, quando nel 2014 non sono potuto venire Wawrinka l’ha battuto”. Da buon portafortuna, Rovcanin ha le sue scaramanzie quando va ad assistere ad un match di Djokovic: si veste infatti allo stesso modo, indossando sempre la famosa parrucca con i colori della bandiera serba. Ma ne ha alcune anche quando guarda le partite del suo idolo da casa. “Quando Novak gioca una finale io digiuno. Mi nutro soltanto di mirtilli e fragole. E ho sempre una incredibile sensazione, se perderà o vincerà. Stavolta sapevo che avrebbe conquistato il settimo titolo all’Australian Open”.
Rovcanin non conosce personalmente Nole, ma a giudicare dalle sue parole non sembra essere la cosa più importante per lui. “Ci siamo solo dati la mano dopo che mi ha dato la racchetta. Certo mi piacerebbe che un giorno potessimo conoscerci meglio, ma non voglio disturbarlo o dargli fastidio. Mi basta che quando sta attraversando un momento difficile in un match lui possa sentire il mio incitamento ‘Munjo, sokole, sine, srećo’ (‘Fulmine, falco, figlio, fortuna’ n.d.r ) e questo gli dia la forza per rientrare in partita. E quando supera il momento di crisi, mi guarda e sente la connessione tra noi. Lui riconosce la mia voce dalla tribuna e il mio famoso grido ‘Fulmine’, questa è la cosa più importante”.
La racchetta con la quale il n.1 del mondo ha demolito Rafa Nadal non è la prima della sua collezione di cimeli di Djokovic. “Li custodisco in camera da letto. Adesso ho due racchette: la prima l’avevo ricevuta in occasione della sua precedente vittoria a Melbourne. Ho anche un paio di scarpe, una maglietta, una bandiera con la sua firma. Ho iniziato a seguire il tennis ai tempi di Borg, poi ho seguito Ivanisevic, e guardavo anche Zivojinovic. Ma Novak per me è un genio dello sport”.
Per una persona che ha lasciato da più di vent’anni il suo Paese per cercare fortuna all’estero, le vittorie di Djokovic rappresentano molto anche in termini di legame con la propria terra di origine. “Vivo per il giorno in cui sarà il migliore di tutti i tempi. Aspetto solo quel momento. Un uomo non può essere un patriota, amare la sua terra e non amare Novak. L’immagine della Serbia era molto peggiore prima che arrivasse lui. Ora quando la gente sente parla della Serbia l’associa subito a Nole”.
Vladan però va “leggermente” oltre. Anche a sentire la sorridente moglie Vesna. “Tutti facciamo il tifo per Nole, ma Vladan in modo particolare. Sa tutto di lui. Guarda ogni partita almeno dieci volte. Noi non possiamo crederci, ci siamo chiesti se sta bene. Chi guarderebbe dieci volte lo stesso match? Lui a guardare le partite di Novak non si annoia mai, praticamente è un’ossessione. Le finali va a vederle regolarmente. Lavora per guadagnare i soldi per andare a vederlo giocare dal vivo”.
Come diceva Peppino de Filippo nella sua famosa commedia: “Non è vero… ma ci credo”. Quindi non sarà vero che Vladan sia un portafortuna, però un biglietto per la finale del Roland Garros, tutto sommato, Djokovic potrebbe anche spedirlo a casa Rovcanin a Sydney. Sai mai, con un altro “Nole Slam” in ballo…