Ormai si balla, alla vigilia del debutto opinioni ed eventuali perplessità sulla nuova Davis lasciano il campo alla preparazione delle partite. Non è il momento di ragionare sui massimi sistemi, ma allo stesso tempo c’è l’ansia di confrontarsi con la probabile tendenza al livellamento dei valori (è il rischio di cui parla anche Andreas Seppi) imposto dalle nuove regole. Stuzzicato dalla stampa locale, Corrado Barazzutti non si fa pregare nell’esprimere un parere personale, smarcandosi da quello che pare sia stato l’orientamento federale al momento di votare la riforma.
“Ormai la decisione è stata presa e si va avanti – le parole del capitano azzurro riportate dal Telegraph India -, ma io preferivo la vecchia formula, il fattore campo, le partite di cinque set. Pensate se dovessero modificare gli Slam portandoli a una settimana con i match al meglio dei tre set, avrebbero lo stesso fascino? Tutto sta cambiando e i soldi dettano legge, ma non credo i giocatori del livello di Federer, Nadal e Djokovic scendano in campo negli Slam pensando al conto in banca”.
I toni dell’opposizione al nuovo corso sono invece più accesi ad Adelaide, dove ha preso la parola Lleyton Hewitt alla vigilia di Australia-Bosnia. Partendo dalla sua ben nota posizione di contrarietà, il capitano Aussie ha rincarato la dose, con un attacco diretto a Gerard Piqué e al fondo Kosmos – anima della riforma – di cui il difensore del Barcellona è parte integrante.
“Subiamo le decisioni di un calciatore che non sa nulla di tennis, è come se io uscissi da questo posto e volessi mettere bocca sulla formula della Champions League. Non sono su nulla del nuovo corso – l’affondo di Hewitt – soprattutto sulla finale in sede unica. Tra l’altro, non sono nemmeno convinto che tutti i top player accettino di giocarla a Madrid nel mese di novembre. Aspettiamo e vediamo”. Il riferimento tra le righe è anche al problema calendario, analizzato di recente a Melbourne in occasione della presentazione alla stampa della nuova Davis.