La cittadina inglese di Bath, situata nella zona sud-occidentale del paese, deve la sua notorietà alle terme di epoche romana costruite ormai due millenni fa. Verrebbe dunque da associarvi naturalmente sentimenti di serenità e tranquillità, che in questi giorni sono stati turbati dall’acceso dibattito scatenato dalla sfida tra Gran Bretagna e Grecia, uno degli incontri programmati presso i campi indoor della University of Bath. Match validi per il Group I – divisione Europa/Africa – di Fed Cup, dove ci si sfida per ritrovare un posto al sole nel World Group.
Gran Bretagna-Grecia si è disputata giovedì, quando entrambe avevano già esordito nel girone che ospita anche Ungheria e Slovenia; le britanniche avevano vinto la prima partita, mentre le greche erano state sconfitte 2-1 dalle ungheresi configurando così l’urgenza di fare risultato. Forse anche per questo la vittoria dei due singolari da parte di Boulter e Konta, rispettivamente contro Grammatikopoulou e Sakkari, ha esacerbato gli animi in casa Grecia. Entrambe le giocatrici sconfitte e in seguito il capitano Anastasios Bavelas hanno attaccato duramente il team arbitrale, sia i giudici di linea che che i giudici di sedia, per aver commesso diversi errori e in definitiva ritenendo che non fossero all’altezza della competizione.
Maria Sakkari, che si è fatta rimontare da Konta dopo aver vinto 6-4 il primo set, è stata la meno diplomatica: “I giudici di linea sono stati terribili fin dal primo turno, i peggiori che abbia mai visto nella mia vita. È inaccettabile. Siamo abituati ad essere arbitrati da grandi professionisti, quindi se veniamo qui a giocare un tie di Fed Cup di alto livello abbiamo bisogno di professionisti sul campo“. La giocatrice greca, che a Roma lo scorso anno è stata protagonista di un episodio arbitrale molto controverso in cui ad essere danneggiata fu però la sua avversaria, Pliskova, ha lamentato quindi una differenza di professionalità tra giocatrici in campo e chi è chiamato ad arbitrarle. “Qui ci sono diverse top 100 e stiamo giocando con delle brutte palline e con giudici di linea che non hanno mai lavorato in vita loro. Ci sono stati errori da ambo le parti, non dico abbiano sbagliato solo a nostro sfavore, ma certamente noi siamo stati danneggiati“.
A farle eco la n.2 greca Valentini Grammatikopoulou, che prima di lei era stata sconfitta in tre set da Katie Boulter. La giocatrice ellenica non ha digerito l’assenza di Hawk-Eye sul campo da gioco, che a suo dire sarebbe risultata decisiva negli episodi che nel primo e nel terzo set hanno indirizzato l’incontro. Un articolo del Daily Mail fa notare, in proposito, la difficoltà di installare un dispositivo per costi superiori a 50000 sterline da utilizzare solo per quattro giorni, essendo le sedi dei tie di Fed Cup molto spesso impianti polifunzionali che si dedicano al tennis solo saltuariamente.
Va sottolineato come in occasione della chiamata più discussa dell’incontro, un overrule chiamato dalla giudice tedesca Evelina Oehme sul 3-2 40-40 nel terzo set, persino le immagini televisive non abbiano saputo decretare con facilità a chi andasse assegnato il punto. Per Grammatikopoulou gli errori rimangono però gravi ed evidenti: “È ingiusto giocare così. Non sono dispiaciuta di perdere, ma se devo perdere voglio perdere in modo corretto. So che Hawk Eye è nato proprio in Gran Bretagna e sono sorpresa che per queste sfide non sia stato utilizzato un dispositivo inventato proprio in questo paese”.
LE BRITANNICHE GETTANO ACQUA SUL FUOCO – Non sorprende troppo che le britanniche, che hanno vinto tutte le sfide del girone e chiudono così a punteggio pieno, abbiano difeso l’operato degli arbitri rispedendo al mittente le accuse delle avversarie. Più di tutti il capitano Anne Keothavong. “Le chiamate non hanno influenzato l’esito delle partite. Ci sono stati episodi dubbi, ma le chiamate errate sono arrivate per entrambe le squadre. C’è stata un po’ di tensione e le giocatrici hanno visto quello che volevano vedere“. Katie Boulter si è espressa grossomodo negli stessi termini, escludendo che i presunti errori abbiano potuto cambiare l’equilibrio delle due sfide incriminate.
Il dibattito a questo punto potrebbe spostarsi in un’altra direzione. È vero che i giudici di linea designati per la sfida non erano all’altezza? Non secondo Rebecca James, Tournament Director della Lawn Tennis Association che ha organizzato l’evento. “Gli arbitri selezionati per questo eventi dalla ABTO (Association of British Tennis Officials) hanno tutti lavorati ad alto livello. I giudici di sedia sono certificati a livello internazionale e selezionati dall’ITF. I giudici di linea hanno lavorato in incontri di semifinale e finale a Wimbledon, oltre a diverse altre sfide di Coppa Davis e Fed Cup”.
La squadra greca potrebbe aver ragione sui singoli episodi, ma l’impianto generale della critica appare traballante se confrontato con la replica precisa e circostanziata di chi si è occupato di selezionare gli arbitri per la sfida. Per sbagliare, possono sbagliare anche giudici di linea e di sedia dotati di pedigree internazionale; un conto è recriminare per un errore, che è assolutamente lecito, un altro è contestare il curriculum di chi siede sul seggiolone o scruta le linee per assicurarsi che una palla sia dentro o fuori senza addurre delle prove oggettive a riguardo.