I tornei da 500 punti costituiscono la categoria limbo del circuito ATP. Complice la fortuna dello slot stagionale – e magari la possibilità di elargire qualche assegno di partecipazione – alcuni possono rivaleggiare con i Masters 1000 sia per i nomi dei tennisti in tabellone, sia per l’impegno di questi ultimi, effettivamente superiore alla comparsata. Dal lato opposto ci sono gli eventi più sfortunati, tra cui il Rio Open, principe della gira sudamericana di febbraio sulla terra rossa, incastrata tra mesi di cemento e in grado quindi di attirare quasi unicamente specialisti della superficie meno “in”.
Arrivati al taglio dei quarti di finale, l’edizione 2019 dell’ATP 500 brasiliano mostra le debolezze proprie di questa storica anomalia del calendario. Finora il torneo era sempre riuscito a mascherarsi bene, incoronando in ognuna delle precedenti edizioni un tennista di alto livello: Ferrer, Nadal, Schwartzman e Thiem hanno tutti vissuto in prima persona posizioni alte (o altissime) nel ranking, e l’unica eccezione nell’albo d’oro del Rio Open era costituita finora dalla vittoria di Pablo Cuevas nel 2016, in una finale tra outsider contro Guido Pella.
Quest’anno quell’eccezione è destinata a ripetersi perché, oltre all’uruguaiano, a questo punto favorito per il bis, sono rimasti in gara tutti tennisti fuori dai primi 60 della classifica mondiale. Già dal secondo turno tutte le prime quattro teste di serie – Thiem, Fognini, Schwartzman, Cecchinato – erano già state eliminate, peraltro senza raccogliere un singolo set. Via via, anche gli altri hanno seguito la loro sorte abbandonando il Jockey Club Brasileiro.
Ora anche Joao Sousa, l’ultimo membro del seeding, ci ha lasciato le penne, e per tanti potrebbe essere l’occasione di una carriera. Nella giornata di giovedì, quella che ha definito i quarti di finale della metà superiore del tabellone, Sousa ha ceduto al terzo set contro Casper Ruud. Next Gen norvegese amante della terra battuta, Ruud fatica ancora a ingranare la marcia giusta (fino a questo momento non ha mai raggiunto la top 100).
A Rio de Janeiro il ragazzo del 1998 sembra però trovare la sua dimensione naturale: è qui due anni fa raggiunse, da wild card, quella che rimane tuttora la sua unica semifinale a livello ATP. Quest’anno prova a ripetersi da qualificato; contro Laslo Djere avrà di nuovo una gran bella occasione. Intanto, sia lui che il serbo saranno tra i quattro quartofinalisti brasiliani che lunedì festeggeranno il proprio nuovo best ranking (oltre a loro anche Hugo Dellien e Felix Auger-Aliassime, il quale riuscirà sì finalmente a entrare tra il primo centinaio dei professionisti).
L’altro accoppiamento è più consueto: Albert Ramos-Vinolas sfiderà proprio l’ex campione Cuevas in una sfida tra piccoli “proprietari terrieri” decaduti. Lo spagnolo ha battuto Federico Delbonis, salvandosi senza concedere match point pur quando l’avversario ha servito per l’incontro nel secondo set, mentre l’uruguaiano si è imposto nettamente su Juan Ignacio Londero, la vera sorpresa del giretto in Sud America di questo ATP Tour 2019 (adesso starà a lui confermare quanto di buono fatto vedere nelle ultime settimane, a partire almeno dalla terra europea). Ramos e Cuevas, per rimanere nel ramo delle statistiche, sono anche gli ultimi rimasti in tabellone ad aver già vinto un titolo ATP. Se prima si parlava di occasione per tanti, era anche e soprattutto per questo: tanta manna dal cielo potrebbe non ricapitare almeno fino al prossimo febbraio.
Risultati:
L. Djere b. T. Daniel 6-4 6-2
[Q] C. Ruud b. [5] J. Sousa 6-3 3-6 6-4
A. Ramos-Vinolas b. F. Delbonis 3-6 7-5 6-3
P. Cuevas b. J. Londero 6-1 6-4