A poche curve dal traguardo, Torino prova a rimontare sui fuggitivi che probabilmente già vedono il rettilineo. Sperando non sia troppo tardi. La candidatura italiana per ospitare le ATP Finals vive un’altra puntata nei palazzi romani della politica, con la fretta imposta dal calendario. Entro il 14 marzo infatti è attesa la scelta definitiva del Board ATP, a Indian Wells. Insieme al capoluogo piemontese restano in corsa Londra (per una conferma), Manchester, Singapore e Tokyo, “dal punto di vista delle procedure tutte più avanti di Torino”, riportano fonti di stampa. Comunque da tenere in considerazione, in assenza di comunicazioni ufficiali.
Torino però prova a recuperare terreno, facendo affidamento sull’appoggio del parlamento e – probabilmente – anche del governo, fattore decisivo per trovare le garanzie economiche necessarie (complessivamente circa 80 milioni per il quinquennio). Senza dimenticare che, alle prime due scadenze, la proposta italiana si è presentata senza le fideiussioni richieste (a fine febbraio la FIT aveva dovuto comunicare all’ATP che nemmeno la proroga non era servita). Il tentativo di recupero in extremis ora parte da Roma, con il via libera ottenuto in Commissione cultura alla Camera alla calendarizzazione in aula della proposta di legge della Lega per finanziare l’evento. In allegato, la richiesta di un iter di approvazione rapido. Bisognerà comunque passare anche dal Senato.
“Torino non può e non deve perdere l’occasione di ospitare un evento che avrà ricadute benefiche sulla città e sulla Regione, a livello economico e di immagine“, le parole dei promotori Riccardo Molinari ed Elena Maccanti, deputati del Carroccio. L’accelerata nell’agenda parlamentare potrebbe a questo punto anche arrivare, ma con il rischio di non fare comunque in tempo. Il quotidiano torinese La Stampa ipotizza infatti nel 15 marzo (un giorno dopo la decisione ATP) la data più vicina per l’approvazione della legge alla Camera, quando resterebbe però ancora da superare il passaggio al Senato. Il rischio concreto è che sia comunque troppo tardi, come confermato dallo stesso presidente della Commissione, il grillino Luigi Gallo.
Sembrerebbe un non senso, avviarsi su una strada che – già si sa – non consentirà comunque di arrivare quando serve. Una lettura tra le righe dà però un importante significato simbolico al passaggio avvenuto ieri. Il via libera in Commissione, con la spinta decisiva del centrodestra, è proiezione di quell’ampio fronte parlamentare che il sottosegretario Giancarlo Giorgetti (oggi di ritorno dagli USA) riteneva fondamentale per far impegnare in prima persona il governo. Ciò che aveva richiesto pochi giorni fa la sindaca Chiara Appendino, quando ha chiamato in causa per la prima volta sulla vicenda Luigi Di Maio nella doppia veste di vicepremier e vertice pentastellato.
A questo punto – è la tesi condivisa sulle edizioni torinesi dei principali quotidiani -, forte dell’anticipazione di un buon sostegno parlamentare, il governo potrebbe sbloccare d’urgenza la questione con un decreto del Presidente del Consiglio Conte. Lo conferma lo stesso Gallo, nelle parole riportate da Repubblica: “Ho subito attivato il canale di comunicazione con Di Maio e il governo per raggiungere subito l’obiettivo della copertura economica, grazie a un decreto della presidenza del consiglio che sarebbe immediatamente esecutivo, ed è in corso di definizione“.
La giornata di oggi potrebbe essere decisiva in tal senso, con il rientro in Italia di Giorgetti. Le analisi politiche prendono qui un bivio: chi vede una sinergica collaborazione nella maggioranza gialloverde (secondo questa tesi, la Lega avrebbe spinto in Commissione per sbloccare l’impasse governativo), chi invece una corsa a mettere l’ombrello sull’ultimo tentativo di salvare l’Italia da quella che, solo fino a qualche giorno fa, sembrava una sicura figuraccia. Chiamando in causa Di Maio, Appendino ha voluto coinvolgere (e probabilmente responsabilizzare) anche i Cinque Stelle su una vicenda che fino a quel momento era passata quasi esclusivamente dalle mani di Giorgetti.
In attesa di sviluppi ormai prossimi, resta il dubbio sul livello di credibilità e prestigio di cui la candidatura italiana gode ancora presso l’ATP. Torino prova a recuperare, ma quanto avanti sono le altre città?