Il primo faccia a faccia con il giovane ed esplosivo Denis Shapovalov sulla carta si presentava come una notevole insidia per Roger. E invece la semifinale del Masters 1000 di Miami si è tramutata nella più classica lezione impartita da un “anziano” e saggio maestro ad un giovane e distratto allievo. In poco più di un’ora di gioco, Federer si è sbarazzato di Shapovalov con il nettissimo punteggio di 6-2 6-4, raggiungendo la sua quinta finale in Florida. “Mi sono divertito. Penso di aver giocato molto bene e dovevo farlo. Perché Denis è molto potente e se lo lasci giocare può metterti molto in difficoltà”, ha affermato il campione svizzero in conferenza stampa. “Sono molto contento del mio gioco. Penso che sia stato un buon match”.
Spesso si dice che quando un tennista molto giovane affronta una leggenda di questo calibro non abbia nulla da perdere e quindi possa giocare in maniera molto più sciolta. Le due semifinali maschili del Miami Open hanno smentito questa tesi. Shapovalov ha commesso ben 29 errori gratuiti durante l’incontro, contro i soli 8 di Federer. Nella prima semifinale, l’altro enfant prodige del tennis canadese, Felix Auger-Aliassime, è stato poco lucido dei momenti decisivi, facendosi sopraffare dal più esperto John Isner in due tie-break.
“La gente in realtà si aspetta qualcosa da Felix o da Denis quando si va avanti nel torneo. Devono parlare con i giornalisti ad esempio. Non ci sono molte altre storie da raccontare nel torneo. Devono andare in conferenza stampa e spiegare le cose. Questo mette pressione anche a loro. Mentre nei primi turni ci sono così tante cose da raccontare”, ha sottolineato Federer che ha gli stessi anni dei due teen-ager sommati insieme. “Penso che a volte comunque sentirsi così leggeri sia una bellissima sensazione ed è quella che dovrebbero provare finché dura. Perché giocheranno tanti altri match in cui improvvisamente non saranno più gli sfavoriti”.
Messa in archivio la semifinale, a Federer manca un solo incontro per conquistare il suo 101esimo titolo in carriera sul circuito maggiore, il 28esimo in un Masters 1000 e il quarto a Miami, dopo quelli del 2005, 2006 e del 2017. Piuttosto che andare di nuovo alla caccia della prima posizione mondiale, che richiede continuità di risultati in tutti i tornei più importanti, il suo obiettivo ora è conquistare altri tornei per dimostrarsi ancora competitivo e aggiornare il libro dei record. “Cerco di vincere i tornei piuttosto che pensare alla vetta del ranking. Tornare numero 1 è molto difficile. Avrei bisogno di andare in fondo a tre Slam nello stesso anno. E non è ragionevole aspettarselo a 37 anni”, ha sottolineato il maestro di Basilea. “Uno dei miei momenti più belli nella mia carriera è stato l’anno scorso a Rotterdam quando sono riuscito a tornare n.1 a 36 anni grazie ai successi a Wimbledon e agli Australian Open. Tutto è stato perfetto. Ma ora il n.1 è lontano e Novak ha appena vinto tre Slam di fila. Sarebbe pretenzioso dire che è il mio obiettivo in questo momento”.
A dividerlo dal trofeo è rimasto solo Isner per l’appunto, il campione in carica a Miami. Molti appassionati ritengono il tennis del gigante statunitense noioso perché incentrato soprattutto su un poderoso servizio e sul tentativo di sottrarsi il più velocemente possibile dallo scambio da fondo, sul quale paga lo scotto delle sue lunghissime leve. Al contrario, Federer ha grande ammirazione per Isner e tutti gli altri “big server”. “Quello che mi piace vedere di loro è la enorme potenza e la precisione nella battuta. Mi piace vedere quante volte riescono a fare ace. Come riescono a togliersi da situazioni complicati con questo colpo”, ha affermato. “Penso che sia più divertente rispetto a vedere un tennista che dopo 25 colpi riesce a venirne fuori con un colpo vincente. È più bello vedere i big server riuscire ad essere sempre precisi con la battuta, lasciando gli avversari impotenti. Apprezzo molto il loro tennis”.
In finale, Federer però dovrà proprio essere uno di quei tennisti costretti ad affrontare il servizio di Isner. E non sarà facile come al solito. Ma come fare ad intercettare i suoi missili sempre ben oltre i 200 km/h? “Alcune volte si va a sensazione. Altre un po’ per inerzia. Altre si cerca di indovinare un po’ prima e vedere cosa succede”, ha affermato con molta franchezza il fenomeno svizzero. “Per prima cosa vuoi cercare di prendere la palla. Secondo vuoi cercare di metterti in una posizione non di svantaggio nello scambio. Ma è difficile perché lui cerca sempre il dritto o viene avanti. A volte speri semplicemente che gli astri si allineino, che magari lui sbagli la prima o che scelga l’angolo sbagliato così da poterlo mettere in difficoltà”. Insomma, affrontare la battuta di Long John è una lotteria. “È semplicemente uno di quei servizi che non si possono leggere”, ha ammesso in conclusione.
I precedenti sono naturalmente a favore di Federer che è riuscito a prevalere in cinque dei sette scontri diretti disputati contro Isner. Anche se i due non si affrontano da quasi quattro anni (l’ultimo precedente, giocato a Bercy nel 2015, lo vinse Isner al tiebreak decisivo). Vedremo se anche questa volta, le stelle si allineeranno e il fuoriclasse rossocrociato riuscirà a neutralizzare il portentoso servizio del bombardiere a stelle e strisce.