Dopo che ieri Novak Djokovic aveva detto (qui il link all’intervista di Nole) che “battere Rafa al Roland Garros è una delle sfide più grandi che puoi vincere in questo sport. Sarebbe il match dell’anno per me. Un po’ come battere Roger a Wimbledon. Mi è riuscito ed è una sensazione speciale. Perché loro sono stati così dominanti su queste superfici…”, invece Rafa Nadal, undici volte campione nel Principato, non mi ha dato la stessa soddisfazione quando gli ho chiesto dove e contro chi avrebbe voluto sognare il match della vita: “Io non sono uno che sogna molto… (e mi verrebbe da dire, beh peccato Rafa, è così bello sognare!). Vivo giorno per giorno, capisco la tua domanda, ma il mio sogno è continuare a giocare a tennis e cercare di divertirmi a competere quotidianamente. Non penso a battere Djokovic all’US Open o battere Federer a Wimbledon di nuovo. Ora il mio sogno è quello… di essere competitivo per mercoledì e giocare bene qui”.
Lo scorso anno Rafa ha perso un solo match sulla terra rossa, ma – come dice lui – “l’ultimo anno e mezzo è stato duro per me. Ho vissuto troppi stop per poter dire come mi sento sulla terra rossa: non sono riuscito a giocare tre settimane di fila senza avere dei problemi! Quindi è normale che quando succedono queste cose anche l’aspetto mentale sale e scende su e giù. È un lavoro quotidiano, piccoli progressi dopo ogni allenamento, mi sono fermato dopo Indian Wells e dopo ho potuto ricominciare solo piano piano. Già il primo turno qui sarà duro (contro Bautista Agut)”.
Rafa ha ricominciato a giocare solo due settimane fa ed è arrivato qui venerdì. Un po’ di cautela è più che comprensibile. “È lo stesso problema che hai avuto al ginocchio negli States?”. E lui sorridendo: “Un centimetro più a sinistra, uno più a destra…”. Ma non vuole sentirsi dire che è una vittima, non vuole sentir parlare di frustrazione… “La vita e il tennis mi hanno dato tanto, non mi pare sia il caso di lamentarsi, no? Ogni volta che ho giocato ero nella posizione di chi poteva vincere il torneo…certo d’altra parte è anche dura avere un problema dopo l’altro. Fa parte della mia carriera, anche se talvolta può essere difficile da accettare. Parlarne non serve. Occorre semmai restare forti mentalmente, mantenere la passione di sempre, perché se non ci riesci sei nei guai. Ma ogni volta che ho ripreso sono stato sempre molto competitivo. Cominciare bene la stagione sulla terra rossa è ovviamente molto importante per me”.
A proposito di ritorni e resurrezioni, come non chiedere a Rafa del suo idolo Tiger Woods (che andò a vedere giocare alle Bahamas), di nuovo re ad Augusta, undici anni dopo il suo ultimo Slam? “Stupefacente! Sono un grande fan, forse è il mio campione prediletto, come ho detto centinaia di volte. Da sempre. Non potrei essere più felice per la sua vittoria. Se pensi a tutto quel che ha patito, il duro lavoro… e poi vincere proprio ad Augusta, forse il suo Slam preferito!”.
Ma come gli chiedono se il ritorno di Tiger sia per lui una fonte d’ispirazione, Rafa risponde un po’ come alla mia domanda sul sogno del match della vita. Non sogna e non si ispira! “Per essere onesto non ho mai avuto bisogno di ispirazione. Sono sempre riuscito a riprendermi e non c’è niente di nuovo per me, no? Sono tornato più volte di quando avrei amato di voler tornare… ma Tiger certo è un buon esempio di passione per lo sport. Disciplina… in termini di duro lavoro. E amore per il gioco”. È stata una brevissima pausa quella che ha fatto Rafa prima di aggiungere in termini di duro lavoro. Chissà se ha riflettuto in un nano secondo che Tiger è stato disciplinato sul campo quanto indisciplinato fuori del campo. “Però quella celebrazione con la sua famiglia dopo la vittoria… non la dimenticherò”.
Sulle previsioni per la stagione sul rosso Rafa non si sbilancia: “Non si può predire il futuro, spero che sarò fra i favoriti. C’è una nuova generazione che sta arrivando: Auger-Aliassime, Shapovalov, Tsitsipas giocano bene e a loro piace molto anche giocare sulla terra rossa. Naturalmente Thiem è uno dei candidati per tutto, soprattutto dopo aver vinto Indian Wells. E Roger anche è sempre un candidato. Vediamo se saprà adattare il suo gioco di nuovo alla terra rossa dopo questo tempo lontano… ma non credo che sarà un grosso problema per via del talento che ha. Aspettiamo qualche settimana e ne sapremo di più su tutto”.
Poi un collega gli ricorda una frase eccessivamente drammatica scappata dalle labbra di Toni Nadal: “Rafa non è un giocatore di tennis, è un atleta infortunato che gioca a tennis!”.Chiaro che a Rafa quella dichiarazione non poteva essere piaciuta. È o non è il n.2 del mondo? Ma la sua risposta è stata tranchant. Ha esordito dicendo: “Mi ha chiesto scusa! Mi ha detto che era dispiaciuto. Lo voleva dire in modo positivo, per sottolineare che avevo avuto troppi infortuni e dire che nonostante quelli stavo facendo bene. Ma sapete… Toni ha conferenze ogni settimana. Così quando parli molto si fanno degli errori. È normale. Io faccio errori, tutti li fanno. E lui ha sbagliato. È venuto da me e ha detto che gli dispiaceva d’essere stato un po’ troppo drammatico. Naturalmente ho più problemi che i miei avversari, ma sono stato capace di gestirli durante tutta la mia vita”.
Rivedremo Rafa contro Bautista Agut, uno dei pochi spagnoli che gioca meglio sul duro che sulla terra rossa. Ma chi oggi si trova ad affrontare Rafa ha forse minor timor reverenziale di un tempo.