da Montecarlo, il nostro inviato
L’aveva detto Novak Djokovic alla vigilia che non sarebbe stata una partita facile, rendendo merito ai miglioramenti fatti da Daniil Medvedev nell’ultimo anno. Ma certo non credeva che il russo lo avrebbe sconfitto, sulla terra rossa, sul suo terreno preferito: la pressione infallibile da fondo campo.
Indubbiamente il 23enne moscovita ha avuto il vantaggio di sfruttare i tanti errori nella primo set (21 non forzati) del n. 1 del seeding, in un parziale in cui il vento forte ha condizionato molto il gioco. Nel secondo set Djokovic si è ripreso, iniziando a far intravedere finalmente la sua famosa consistenza da fondo. A quel punto tutto faceva supporre che, scoccate le due ore di gioco, come nella recente sfida all’Australian Open sarebbe stato il serbo a prevalere alla distanza.
Invece è stato Medvedev – che comunque anche nel secondo set non aveva demeritato – ad alzare il livello continuando a giocare profondo, senza errori, e pressando con successo un Djokovic che invece era tornato a commettere di nuovo qualche errore di troppo (“Anche oggi ho avuto tanti alti e bassi. Sono riuscito a giocare anche abbastanza bene nel secondo set, ma sono ancora lontano dall’essere continuo. In questo momento per me, ma anche per altri giocatori, l’obiettivo è trovare la continuità di gioco sulla terra.” spiegherà Nole a fine match). Vittoria meritata dunque quella di Daniil, che ora affronterà in semifinale un altro serbo, Dusan Lajovic, da lui nettamente sconfitto nell’unico precedente tra i due, disputato lo scorso ottobre a Mosca (“Abbiamo giocato indoor, sulla terra sarà tutta un’altra partita” ha osservato al riguardo). Sicuramente un penultimo atto che nessuno si aspettava qui al Country Club di Montecarlo.
Come detto, nel primo set scendeva in campo una versione inguardabile di Djokovic. Basterà riportare i suoi dati al termine del primo parziale: 3 vincenti contro 21 errori non forzati. Dall’altra parte Medvedev faceva il suo, senza strafare (7 vincenti e 6 non forzati nel primo set) dato che faceva tutto Nole: giocava profondo, spingeva quando deve spingere, ma soprattutto attendeva l’errore – che arrivava puntuale – dell’avversario. Nole subiva il break a freddo, si salvava da uno 0-40 nel quinto gioco (causato da tre orribili errori, specie lo smash in rete che portava il russo a tripla palla break), ma capitolava nuovamente al nono gioco, consegnando il primo set per 6-3 a Medvedev in 40 minuti.
All’inizio del secondo parziale tutto sembrava continuare sui binari del primo, con Nole che si ritrovava a dover annullare una palla break. Lo scampato pericolo svegliava però il 31enne belgradese, che dopo quasi un’ora di gioco si procurava finalmente le prime palle break sul servizio dell’avversario. La terza era quella buona. Ora gli scambi erano più lunghi ed intensi e, a differenza del set precedente, spesso era il n. 1 del mondo a portare a casa quelli più lottati. Medveded continuava a giocare bene, ma non abbastanza per impensierire in questa fase dell’incontro il serbo, che difendeva il break del terzo gioco e pareggiava il conto dei set, 6-4, dopo un’ora e 37 minuti.
Si pensava che Djokovic avesse ormai in controllo del match, invece ecco che il match cambiava nuovamente padrone. Nel quarto gioco Medvedev vinceva uno scambio di 24 punti per annullare la palla del due pari e subito dopo passava a condurre per 3-1. Un passaggio cruciale, come ammetterà lo stesso Djokovic nel dopo partita: “Ho perso il servizio all’inizio del terzo set dopo aver avuto la possibilità di chiudere il game. Sulla terra le partite possono girare velocemente. Così è stato, lì ho perso quattro game di fila e non sono riuscito a recuperare.” Se da un lato era vero che Nole era tornato ad essere un po’ falloso, ma non certo come all’inizio, dall’altra parte Medvedev non solo non sbagliava più niente, ma era in grado di portare a casa gli scambi punti più lunghi pressando il suo avversario (“Nole nel secondo set era rientrato nel match e poi, all’improvviso, è calato. Io sono soddisfatto perché ho continuato a giocare bene ed, anzi, sono riuscito a salire di livello”).
Insomma, Daniil faceva il Nole. Il serbo non trovava soluzioni (“Lui ha giocato molto bene, era solido con il rovescio, efficace con il dritto, ha fatto pochissimi errori”) e perdeva nuovamente il servizio al sesto gioco. Al momento di servire per il match Daniil forse si rendeva conto di cosa stava combinando, cioè estromettere il n. 1 del mondo da un Masters 1000, e giocava un brutto game al servizio (un doppio fallo con una seconda fuori di due metri). Ma si ricomponeva subito e ribrekkava un Djokovic che dava la sensazione di non crederci più: dopo due ore e 20 minuti di gioco il 23enne tennista di Mosca chiudeva 6-2 e conquistava la prima, meritata semifinale in un Masters 1000. E la sensazione è che non sarà l’ultima (“L’obiettivo era quello di fare un match con pochi errori, ci sono riuscito. Sono ovviamente soddisfatto per avere battuto il n. 1 al mondo, ma il mio focus è già sul match di domani”) .
Risultato:
D. Medvedev b. [1] N. Djokovic 6-3 4-6 6-2
Il tabellone aggiornato