Al Millennium Estoril Open, Alejandro Davidovich Fokina ha vinto il suo primo incontro del circuito maggiore al secondo tentativo. Nel primo, sempre da qualificato a Marrakech contro Philipp Kohlschreiber, si erano rivelate fatali l’inesperienza e la tensione e non ha saputo approfittare del 3-0 del primo set e del 5-1 nel secondo. Come se avesse già fatto tesoro di quella sconfitta, la vittoria è arrivata in due set tirati contro Taylor Fritz, dopo aver nuovamente superato le qualificazioni. Lo statunitense non sarà un assiduo frequentatore della terra battuta, ma resta il numero 58 ATP. Alex ci ha poi preso gusto e al secondo turno ha maltrattato Jeremy Chardy, lasciandogli tre giochi in appena 46 minuti; un risultato che, virtualmente, lo proietta nei primi 150 del mondo quando, esattamente dodici mesi fa, occupava il n. 404 del ranking.
SPAGNOLO, ANCHE SE – Fokina è nato il 5 giugno 1999 in una piccola località dell’Andalusia, La Cala del Moral, una quindicina di chilometri a est di Malaga, città nota per aver dato i natali a Pablo Picasso, Antonio Banderas e, verosimilmente, all’omonimo gusto di gelato con dentro un po’ di tutto: panna, uova, uvetta e vino dolce piuttosto alcolico. Pare che a due anni e mezzo di età fosse in grado di palleggiare con il padre, cosa che la dice lunga sulla propensione per lo sport di Alex (e del padre). L’attenzione del grande pubblico arriva nel 2017 quando, cinquant’anni dopo Manuel Orantes, diventa il secondo spagnolo ad alzare il trofeo junior a Wimbledon. Mamma russa, papà svedese, Alejandro è e si sente spagnolo, nonostante le caratteristiche del suo tennis non siano esattamente ispaniche.
CONFRONTI E OSSIMORI – Dopo il match, Taylor Fritz lo ha paragonato a Novak Djokovic e Kei Nishikori – per il modo di colpire la palla, non certo per il momento che sta attraversando il primo o per il fisico di cristallo del secondo. L’accostamento può apparire esagerato e avrà probabilmente influito il fatto che proprio Nole e Kei siano stati gli artefici delle due precedenti sconfitte di Taylor, ma lo stesso Alejandro ha avuto modo di spiegare che, se la passione per il tennis è nata ammirando le gesta Roger Federer, il suo gioco si ispira a quello dell’attuale numero uno del mondo. D’altra parte, con i suoi 180 cm (seppur per 80 kg, stando alla scheda ATP che due anni fa lo dava 183 cm), l’anticipo dei colpi è indispensabile per farsi largo in un circuito dall’altezza media in costante aumento. Gli inevitabili riferimenti ai Big 3 non sono mancati neanche in una veloce chiacchierata con il giornalista José Morgado, dalla quale è emerso che il giovane spagnolo considera la “testa di Nadal” il miglior colpo del Tour, ma preferisce il rovescio di Djokovic al dritto di Rafa. A proposito di rovesci, eccone uno interessante contro Chardy:
Un’intervista concessa a Punto de Break lascia intuire il peso dello psicologo nella squadra di Fokina, il TTeam, in cui figurano anche il coach Jorge Aguirre, il preparatore atletico e l’agente. Un avversario ha detto di lui che “è pazzo, ma sa fare tutto” e Alex conferma di essere al lavoro per moderare la sua follia interiore. “Quando i punti contano, devi lasciare la follia da parte ed essere conscio del punto che stai giocando, però in altri casi, sì, colpisco seguendo la pazzia”. E, se all’occorrenza gli piace anche “remare”, non a caso apprezza giocatori imprevedibili come Kyrgios, Fognini e Dolgopolov. Un giocatore completo con qualche goccia di follia come la parte alcolica del gelato malaga. Dobbiamo aspettarci un Djokovic creativo?
FUTURO PROSSIMO – Venerdì, all’Estádio Millennium, Alejandro è atteso da Gael Monfils per la sfida dei quarti di finale. Il francese è rientrato questa settimana dal problema al tendine d’Achille che lo aveva fermato a Indian Wells, ma l’esordio vincente contro Opelka condizionato dal forte vento non ha potuto rivelare molto delle condizioni di Lamonf. Un incontro che, se vinto da Fokina, significherebbe il traguardo della semifinale da un lato, ma la rinuncia al Masters 1000 di Madrid dall’altro. Feliciano Lopez, infatti, nelle vesti di direttore del torneo, ha saggiamente deciso di offrire al pubblico del Mutua Madrid Open l’opportunità di ammirare il giovane talento e in questi giorni è arrivata puntuale la wild card per le qualificazioni che iniziano però sabato, giornata delle semifinali in Portogallo. Non sarebbe comunque facile per Alex esordire nelle diverse condizioni dettate dall’altitudine della Caja Magica ventiquattr’ore dopo aver disputato il quinto incontro in sette giorni a poche centinaia di metri dall’oceano.
In ogni caso, a prescindere dal risultato di venerdì, non mancano le premesse per vederlo risolvere l’impossibile equilibrio tra continuità e spettacolo ad alto livello, tra remate, anticipi salendo sopra la palla e ace da sotto.