Quando si dice che una sconfitta non fa poi così male. Certo, Matteo Berrettini avrebbe preferito vincerla la finale del torneo ATP 250 di Monaco di Baviera contro il caldissimo cileno Christian Garin, soprattutto dopo aver rimontato un set di svantaggio e aver trascinato l’avversario fino al tie-break decisivo. Sarebbe stato per lui il terzo titolo sul circuito ATP, il secondo consecutivo dopo quello conquistato a Budapest. Ma così non è andata purtroppo. Le sue ottime performance anche nel torneo bavarese gli hanno però regalato il best ranking di n.31 e la consapevolezza di essere sempre di più sulla strada giusta verso i vertici del tennis mondiale.
“Ovvio che sono un po’ deluso per non aver vinto ma sono consapevole di aver fatto del mio meglio e aver messo in campo tutto quello che avevo”, ha affermato Matteo alla Gazzetta dello Sport dopo la fine dell’incontro. Da notare come Berrettini partisse con un piccolo handicap rispetto a Garin, poiché solo poche ore prima aveva dovuto giocare la sua semifinale, vinta nettamente per 6-2 6-4 contro il sempre ostico spagnolo Roberto Bautista Agut. “Ho giocato due match di fila, fisicamente mi sentivo molto bene quindi sono soddisfatto perché significa che sono arrivato preparato e ho fatto un buon lavoro”, ha aggiunto.
E ora, dopo questi ottimi risultati in tornei ‘minori’, si spera di vederlo fare strada anche in appuntamenti più prestigiosi, a partire dagli Internazionali d’Italia, proprio a casa sua. Lui ci crede fermamente. “Voglio andare avanti e conquistare altre finali, vincere altri titoli e sempre più importanti. Faccio esperienza e miglioro partita dopo partita”, ha detto.
A tenerlo coi piedi per terra è coach Vincenzo Santopadre, di recente intervistato anche da Ubitennis. “Siamo felici del best ranking ma l’obiettivo che abbiamo per questa stagione è fare esperienza”, ha spiegato. “Aver giocato due match in un giorno gli sarà utile alla prossima occasione. Matteo ha ancora tanti punti in cui può crescere e migliorare e questo rende molto più divertente il lavoro con lui”. Tra i due c’è sintonia anche perché Berrettini è chiaramente un ragazzo che si applica e lo si vede dai miglioramenti che continua a compiere. “Matteo è un grande lavoratore ed è un ragazzo molto curioso, quindi per noi che lo seguiamo è molto stimolante lavorare”, ha proseguito Santopadre.
“Non è un semplice esecutore, vuole sempre capire ogni scelta che facciamo”. In questo torneo, ad esempio, il 23enne romano ha aggiunto al suo arsenale la palla corta, che si è rivelata micidiale in molte situazioni. “Ci lavoriamo da anni, nel tennis di oggi non vanno più tanto di moda ma secondo me sono sempre un’arma efficace e per questo ci lavoriamo da tempo”, ha detto il suo allenatore.
Insomma, da questa trasferta tedesca arrivano solo tante conferme, a dispetto di una finale persa sul filo del rasoio. Soprattutto una: Berrettini è ormai un giocatore di livello assoluto, con cui tutti devono fare i conti.