Naomi Osaka e la terra rossa
Dopo l’impegno di Stoccarda non portato a termine a causa di un forfait, Madrid 2019 ci ha dato nuove indicazioni sul processo di adattamento alla terra da parte di Naomi Osaka. Però, a mio avviso, ancora nulla di definitivo. Sarebbe stata molto interessante una semifinale contro Halep, ma la rimonta in extremis di Bencic nei quarti ha negato questa possibilità. Sotto questo aspetto è stato un peccato: avremmo assistito alla rivincita su terra dopo il 6-1, 6-0 in favore di Halep dello scorso anno a Roma.
Dodici mesi dopo, però, molto è cambiato. In quel momento infatti Naomi era “solo” la numero 21 del ranking, reduce dall’exploit della vittoria a Indian Wells (dove a sua volta aveva sconfitto 6-3, 6-0 Halep). Oggi lo status di Osaka è del tutto differente: a Madrid si sarebbero affrontate la numero 1 del mondo e la campionessa in carica del Roland Garros. E forse avremmo avuto gli elementi necessari per rispondere alla fatidica domanda: quanto vale, oggi, sulla terra rossa Naomi Osaka?
Al momento, per quanto si è visto in stagione, faccio ancora fatica a stimarlo. Una cosa è certa: rispetto al passato, in questo 2019 Naomi ha compiuto significativi progressi. Ce lo dicono i numeri. Primo dato: nei suoi due impegni recenti sul rosso, Osaka ha raggiunto una semifinale e un quarto di finale, conquistando punti utilissimi per mantenere la leadership della classifica. Negli anni precedenti invece aveva complessivamente vinto un solo match nei due main draw (contro Zheng Saisai).
Ma forse è ancora più significativo il dato relativo al ranking delle avversarie. Non considerando l’Har-Tru di Charleston, fino allo scorso anno in tutta la carriera Osaka sulla terra aveva sconfitto una sola Top 50, la numero 36 Jelena Ostapenko al Roland Garros 2016.
In questa stagione ha invece già superato quattro Top 50: Hsieh (numero 24) e Vekic (25) in Germania; Cibulkova (32) e Sasnovich (33) in Spagna. Dimostrazione innegabile dell’innalzamento del suo rendimento medio. Purtroppo a Stoccarda un forfait (per un problema ai muscoli addominali) ci aveva impedito di verificarla alla prova contro una giocatrice in forma come Kontaveit. Mentre a Madrid, come detto, si è fermata contro Bencic, battuta 7-5 al terzo dopo aver essere stata avanti 6-3, 2-6, 5-3.
Non abbiamo dunque certezze totali per valutarla, piuttosto alcuni elementi parziali. In positivo c’è innanzitutto un diverso atteggiamento psicologico. La sensazione è che Naomi si sia convinta che la terra non è più una superficie ostile, e che abbia la possibilità di giocarsela senza partire sconfitta in partenza. La doppia vittoria Slam e lo status di numero 1 del mondo hanno probabilmente aumentato la sua fiducia, e reso più costruttivo il suo approccio al rosso. Lo ha confermato in questa intervista:
“Mi sento più a mio agio nello scivolare e negli spostamenti. L’anno scorso avevo una decisa preferenza per il cemento, e non avevo sentimenti positivi verso la terra. Vivevo questa parte di stagione come un obbligo inevitabile. Quest’anno invece sto mettendo tutte le mie energie nell’allenarmi e imparare come muovermi meglio”.
Mentalmente si tratta di un passo avanti importante, e credo sia rafforzato anche dai cambiamenti di gioco introdotti dal 2018 in poi. Agli US Open aveva infatti vinto il torneo mettendo in campo una maggiore pazienza, che si è concretizzata nella disponibilità ad accettare scambi più lunghi. E anche considerando la parziale “retromarcia” della stagione in corso (vedi QUI); resta il fatto che per quanto riguarda gli aspetti sia fisici che tattici Naomi ha dimostrato di poter affrontare un tennis meno basato sull’uno-due, più articolato; come quasi inevitabilmente accade sul rosso.
A mio avviso rimangono però due incognite tecniche.
La prima: è ancora lontana la capacità di scivolare al meglio. Ho scelto un esempio che mi pare sintetizzi bene la situazione: in questo scambio contro Sasnovich, Naomi compie una prodezza, ma la esegue con appoggi da cemento, e con una timida e molto parziale scivolata successiva al colpo. Solo che ciò che bisognerebbe fare per sfruttare al meglio la terra è scivolare prima della esecuzione del colpo, e non dopo:
La seconda incognita è legata alle condizioni di gioco fin qui sperimentate. Stoccarda si disputa indoor ed è un campo dove hanno sempre fatto bene le giocatrici con un gran servizio, come Naomi. Madrid è un torneo che per la conformazione dell’impianto offre campi “semi indoor”. In più i 700 metri sul livello del mare della capitale spagnola favoriscono la velocità della palla, aiutando le attaccanti rispetto a chi pratica un tennis più difensivo. A Roma e Parigi la situazione sarà un po’ differente e quindi i prossimi impegni ci diranno qualcosa di diverso e di nuovo rispetto alle ultime settimane.
a pagina 2: Simona Halep