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Il primo d’Italia e anche l’ultimo a salutare il Foro. Fabio Fognini è l’unico azzurro a giocare entrambe le sfide del giovedì di ferro, con secondo turno e ottavi di finale uniti, ma Stefanos Tsitsipas, dopo Jannik Sinner, batte anche lui in due set e ottiene in premio la sfida con Roger Federer (per un pelo, perché lo svizzero è andato a un passo dall’eliminazione).
Non è bastato il clima da Coppa Davis di un campo Pietrangeli pienissimo fino a oltre le undici di sera, con persone sedute o assiepate attorno alle transenne fin dall’incontro precedente per non rischiare di perdere il posto. L’inno di Mameli cantato a cappella dal pubblico all’ingresso in campo di Fognini e i continui cori e incitamenti – con anche qualche sgradevole e immeritato insulto a Tsitsipas, da parte sua bravissimo a farseli scivolare addosso – hanno aiutato il numero uno nazionale a scuotersi per rimontare l’iniziale break di svantaggio in entrambi i set, ma il punteggio finale di 6-4 6-3 non è troppo più severo di quanto non lo sia stata la partita in sé.
Dovendo collezionare gli highlights dell’incontro, probabilmente sceglieremmo quasi soltanto colpi di Fognini. Sulla sua prestazione altalenante ha però prevalso quella di uno Tsitsipas ordinato, che nel secondo set ha giocato palle leggermente più tese, specialmente col dritto, e si è affidato con più assiduità al contropiede. Fabio è apparso nervoso come già nel match del pomeriggio, strappato a Radu Albot, senza però mai dare effettivamente in escandescenze. Il massimo del nervosismo lo ha sfogato sulla terra a fondo campo, in condizioni non splendide (più tennisti durante la giornata si sono lamentati dello stato dei vari campi, con forse l’unica eccezione del Centrale).
Col passare dei game Tsitsipas è rimasto costante, crescendo quando Fognini è calato più nella fiducia che nel gioco. Un po’ stanco per la giornata infinita e forse anche un po’ condizionato dalla pressione post-titolo a Montecarlo, Fabio si è progressivamente spento, e il pubblico con lui. Magari in condizioni differenti – più normali – sarebbe arrivato lui a sfidare un Federer non perfetto, difendendo i punti dei quarti di finale dello scorso anno. La sfortuna ha voluto diversamente, e ora per il quasi top 10 ligure c’è soltanto da sgombrare la mente e pensare al Roland Garros. Sperando che lì almeno gli tocchi giocare soltanto una volta al giorno.
Il Fabio Fognini che si è presentato in conferenza stampa post-sconfitta con Tsitsipas era molto più rilassato di quanto si sarebbe potuto prevedere e sembrava proprio avere l’aria di volersi togliere un peso dalle spalle. E tanto è stato. Alla prima domanda infatti il tennista ligure si è lasciato andare a una dichiarazione che lascerà certamente strascichi. “Purtroppo il direttore del torneo è quello che abbiamo e anche quest’anno lo ha confermato. Testuali parole che vorrei venissero riportate come le ho dette: bisognerebbe dire basta. Certa gente dovrebbe levarsi dai c… Purtroppo ce l’abbiamo e dobbiamo tenercelo, questo è quello che penso. Non è una polemica, è solo un mio pensiero che potete condividere o meno.“. Che cosa avrebbe potuto fare di meglio Sergio Palmieri però Fabio non lo ha voluto specificare, anzi ha preferito eclissare la questione chiosando: “Chiedetelo a lui“.
Si è poi espresso sulla partita contro il greco e a lui ha riservato, tutto sommato, belle parole: “Per Tsitsipas questo è un momento molto, molto buono e si è visto, non sono io a dirlo ma i risultati“. Tuttavia ciò che traspare maggiormente è il rammarico per le occasioni sciupate, o come ha detto lui ‘regalate’. “Le chance io le ho avute e quando ci sono andato vicino ho sbagliato: sul 5-4 ho iniziato con una smorzata che non c’entrava una mazza“. Riguardo all’immediato futuro il problema principale riguarda “questa maledetta gamba che continua a darmi fastidio. Mi hanno detto sarebbe passato in una settimana ma continua a farmi male. Anche oggi ho giocato infiltrato“. Se dovesse decidere ora “non vorrei giocare a Ginevra” ma bisogna prima “parlarne con l’allenatore”.
ha collaborato Paolo Di Lorito