Il nuovo millennio atterra ai quarti del Roland Garros con la sfrontatezza dei 17 anni di Amanda Anisimova. La statunitense di origini russe è la prima nata dal 2000 in poi – considerando anche il circuito maschile – ad aver centrato un quarto di finale Slam. Il record è assoluto. Tra le prime otto a Parigi, una protagonista così giovane mancava dal 1997 quando Martina Hingis arrivò in finale perdendo da Iva Majoli (unica finale fallita in quella prodigiosa stagione da 12 titoli).
Il paragone è pesante, ma rende l’idea delle aspettative che stanno maturando intorno alla prossima avversaria della campionessa in carica Simona Halep (sfida inedita). Il suo successo agli ottavi contro la sorprendente Aliona Bolsova (bel personaggio, per chi non la conoscesse) non è mai stato in discussione, con appena tre game lasciati per strada nel primo set e un secondo parziale dominato. La figlia di emigranti russi, nata in New Jersey, ha ottimizzato la resa del servizio e dei fondamentali da fondo. Non ha dato così modo all’avversaria di metterla in difficoltà sugli spostamenti in entrambe le direzioni.
Il tabellone, in tutta onestà, ha sorriso ad Anisimova. La qualificata Tan al primo turno, poi la non irresistibile Sabalenka di questi tempi, schiaffeggiata nuovamente come era già accaduto all’Australian Open. Successo comunque prestigioso che l’ha lanciata su una corsia abbastanza favorevole: senza particolari affanni i sorpassi a Begu ai sedicesimi e alla già citata Bolsova. Per Halep sarà il secondo consecutivo scontro generazionale, considerando l’insidia Swiatek appena scansata dalla ex numero uno, desiderosa di bissare il titolo di un anno fa.
“Sto imparando a trovare un equilibrio nell’andare incontro alla palla, a non cercare costantemente l’anticipo – ha raccontato Anisimova in conferenza stampa – , nell’ultima partita ho provato a prendere spunto proprio dal rovescio lungolinea di Halep. Trovarmela di fronte dall’altra parte della rete sarà emozionante per me, non credo si possa parlare di effetto sorpresa a mio favore visto che da Indian Wells dell’anno scorso (il primo risultato importante tra le big, ndr) ne ho giocate tante di partite. Dopo il successo di Bogotà ho frenato un po’ nei risultati tra Madrid e Roma, scontando però il duro lavoro per arrivare nel migliore dei modi qui a Parigi“.
Per l’allieva di Jaime Cortes è in atto anche un’evoluzione tecnica, necessaria al completamento di un prospetto nato tennisticamente sul veloce. “Sto cercando di adattare il mio gioco alla terra – ha spiegato – dove non posso essere aggressiva come mi piace esserlo sui campi duri. Cerco di migliorare nella capacità di entrare nel campo e nel servizio“. Fondamentale, quest’ultimo, che sarà particolarmente sollecitato visto che Halep ha conquistato ben 16 break nelle ultime tre partite.
A destare curiosità anche la sua progressiva maturazione sul piano fisico, dalla quale però cerca di distogliere l’attenzione: “Ho smesso di crescere a 16 anni – conclude sorridendo la chiacchierata con i giornalisti – da quel momento al massimo è cambiata la mia faccia, ma non ho aggiunto centimetri“. A Parigi ha raggiunto la finale juniores due anni fa, perdendo da Rebeka Masarova, per poi esordire tra le grandi nella passata edizione. Questo Roland Garros le regalerà in ogni caso l’ingresso in top 40, comunque vada a finire. Dopo l’esplosione a Indian Wells 2018 e l’infortunio al piede che l’ha tenuta ferma per quattro mesi, la seconda tappa fondamentale di una crescita impetuosa.