Dalla stagione sulla terra battuta appena andata in archivio non sono forse arrivati i risultati sperati, ma in pochi si sarebbero aspettati che la collaborazione tra Marco Cecchinato e Simone Vagnozzi, così gravida di risultati anche clamorosi, si sarebbe interrotta. Per correttezza occorre specificare che che né il coach né il tennista hanno confermato un nesso tra l’interruzione del rapporto e le ultime vicende sportive con protagonista il giocatore palermitano, e lungi da noi la tentazione di mettere sul piatto elucubrazione alcuna.
Attenendoci alla nota-social rilasciata dall’allenatore nato ad Ascoli, il divorzio sarebbe consensuale e i ricordi indelebili, com’è uso e costume dichiarare in comunicati di simile tenore. In effetti la coppia in due anni e mezzo ha ottenuto risultati pressoché incredibili: ai margini della top 200 ATP nel dicembre del 2016 e tormentato dall’antipatico caso scommesse che lo ha visto coinvolto, Cecchinato ha cambiato marcia con l’avvento di Vagnozzi, svoltando completamente la carriera nell’annata di eccelsa grazia 2018, iniziata fuori dai primi cento e chiusa con due titoli (Budapest e Umago) ma soprattutto con la sfavillante semifinale al Roland Garros ottenuta cacciando Novak Djokovic dai quarti.
Sfruttando il gran bonus di fiducia, i notevolissimi miglioramenti tecnici e la positiva inerzia, Marco ha cominciato alla grande anche il 2019, che gli ha regalato il terzo titolo ATP a Buenos Aires, il conseguenziale best ranking (sedici, il venticinque febbraio) e lo scettro del primo tennista italiano delle classifiche, conservato fino alla deflagrazione primaverile di Fabio Fognini.
Eliminato addirittura all’esordio nello Slam parigino appena andato in archivio, Cecchinato è stato costretto a pagare una pesantissima cambiale in termini di punti e nelle ultime uscite è apparso spesso nervoso e contrariato: al nuovo coach, il cui nome è ancora naturalmente ignoto, il compito di riportare il nostro numero tre in carreggiata.