da Londra, il nostro inviato
NOLE, BUONA LA PRIMA CON GORAN – Come da tradizione – e sappiamo come da queste parti vengano rispettate – è stato il campione uscente ad aprire il programma del torneo sul Centre Court. Novak Djokovic, che abbiamo visto allenarsi stamattina di buon ora (intorno alle 09.00) sul campo numero 5 con Khachanov, per la prima volta in compagnia del neo coach Goran Ivanisevic, campione del 2001 (quando da wildcard trionfò suggellando una delle favole più belle della storia dello sport). Chissà quando si cominceranno a vedere gli effetti della nuova collaborazione, intanto oggi Goran avrà apprezzato i primi dodici ace del suo nuovo pupillo e l’84% di punti con la prima.
“Quando Goran era alla Accademy di Pilic gli portavo i panini… l’ho conosciuto che ero ragazzino ed era il mio idolo. È un onore averlo inserito nel mio team. È un’operazione simile a quella che realizzammo con Becker, i risultati furono eccellenti e spero possa andare altrettanto bene”. Nemmeno il rischio di ripetere l’esperienza negativa della collaborazione con un altro grande ex come Andre Agassi, frena le speranze di Nole. “Sono due situazioni differenti, il periodo con Agassi è stato complicato dai miei infortuni, è stato un periodo molto duro. Ora è diverso e Goran ha già allenato tanti giocatori ed è abituato a viaggiare tutto l’anno”.
Nole non ha avuto grossi problemi contro Philipp Kohlschreiber, non proprio un avversario comodissimo all’esordio di uno Slam, specialmente su questi campi dove il tedesco ha realizzato il miglior risultato in un Major, i quarti del 2012. Va detto che Kholi appare in chiara parabola discendente, e con quella di oggi ha collezionato la terza sconfitta su tre sui prati nel 2019. Il tedesco in verità aveva preso un break di vantaggio all’inizio di entrambi i primi due set, ma la ragnatela di Nole piano piano ha irretito il suo avversario senza grossi problemi. Tra due giorni il serbo dovrà vedersela con Kudla.
ZVEREV STECCA ANCORA – Cade, cade ancora e troppo presto Sascha Zverev in uno Slam. È vero, sull’erba ci sono primi turni più facili di Jiri Vesely, che avrà anche passeggiato nelle qualificazioni, ma si tratta pur sempre del numero 124 ATP che affronta il quinto giocatore del mondo. Tuttavia, se il top player è Sascha e l’evento è un Major, l’esperienza insegna che non esistono incontri semplici e, infatti, arriva puntuale la sconfitta in quattro set nonostante 24 ace contro 4 doppi falli.
Eppure, l’incontro sembrava procedere in discesa dopo quel break al decimo game che gli era valso il primo parziale. Dalla metà del secondo, però, Jiri infila sette giochi uno dopo l’altro portandosi 3-1 nel terzo; difende il vantaggio recuperando uno 0-40 regalato e si prende un altro break e il set. Il mancino ceco fa un po’ quello che vuole con il rovescio, come sventrare il campo con l’incrociato, staccare all’ultimo momento la mano destra per sorprendere con la smorzata o passare stretto quasi solo con i polsi correndo in avanti – non male per un omaccione come lui. E copre anche bene la rete. Ha invece qualche difficoltà a trovare il tempo con il dritto, colpo da cui arriva la maggior parte dei gratuiti.
Come dicevamo, non piovono fitti come al solito i doppi falli di Sascha; nondimeno, due seconde sbagliate riescono lo stesso a essere determinanti, visto che le piazza quando serve per restare nella terza partita. Cercando di agguantare il tie-break, Zverev scivola in uscita dal servizio e può solo guardare la risposta ceca: due match point per Jiri. Sascha va con l’approccio sul colpo migliore dell’avversario che cerca il passante lungolinea, classica volée incrociata in allungo che muore in modo naturale poco oltre la rete. Ah, no, resta dalla sua parte. Bravo Vesely e, al solito, restiamo in trepida attesa del giovane Zverev.
GLI ALTRI INCONTRI – Esordio convincente anche per il finalista della scorsa edizione Kevin Anderson, rientrato da poco dopo i problemi fisici, che è riuscito a sorvolare senza alcun patema il tennis divertente ma leggero di Pierre-Hugues Herbert, che potrà consolarsi con il sostegno del pubblico di casa che lo adotterà quale compagno di doppio di Sir Andy Murray.
Nello stesso spicchio di tabellone (i due potrebbero affrontarsi in ottavi), nessun problema per Stan Wawrinka che ha lasciato appena sette giochi al qualificato belga Ruben Bemelman, reduce dall’avventuroso toilet break delle qualificazioni. Stan è apparso in ottime condizioni fisiche, tirato a lucido e molto determinato. “È il miglior avvicinamento a Wimbledon degli ultimi anni, mi sento molto bene. Non è la mia superficie preferita ma quando entro in campo io penso sempre di poter battere chiunque”. L’obiettivo plausibile? Può ambire a eguagliare il suo migliore risultato nell’unico Slam che manca al suo palmares, ovvero i quarti raggiunti nel 2014 e 2015.
Prima vittoria in uno Slam, invece, per il piccoletto della truppa Auger-Aliassime. Il 18enne canadese si è guadagnato addirittura la palma di sesto favorito del torneo, secondo alcuni bookmakers, nonostante prima di oggi non avesse appunto mai vinto una partita in uno Major. Ha rotto il ghiaccio contro un buon Pospisil, vecchia guardia canadese che sui prati ha sempre qualcosa da dire. Per Auger-Aliassime una prova in crescendo, dopo un primo set difficile, che gli frutterà l’incrocio con Moutet o Dimitrov.
con la collaborazione di Michelangelo Sottili