TENNIS – La recente notizia dell’ulteriore aumento del montepremi a Wimbledon, specie per gli eliminati ai primi turni, rievoca l’argomento della differenza fra i grandi tornei e i piccoli eventi cittadini. A confronto i 4 Slam, con la situazione Challenger: la differenza è imbarazzante
27000 £ per gli eliminati al primo turno del torneo di tennis con più storia, importanza e tradizione di sempre: Wimbledon. Un aumento importante, precisamente del 14,9% per chi riuscirà ad accedere al main draw dello Slam londinese, a fronte di un ulteriore incremento del 10%, da 1,6 a 1,76 milioni di sterline (2,1 milioni di €) ai successori di Andy Murray e Marion Bartoli.
La corsa al rialzo nel tennis non accenna a terminare, nè tantomeno a diminuire la sua corsa, almeno per quel che riguarda i grossi tornei di cartello: se, infatti, il montepremi di Wimbledon aumenterà nella suddetta misura, quello del Roland Garros non sarà certo da meno, con un incremento del prize money di ben 4 milioni di euro (da 21 a 25 milioni di €), anche qui, a vantaggio soprattutto degli eliminati ai primi turni, i quali godranno di un aumento che va dal 14% per il primissimo round, al 25% per gli ottavi di finale. C’è chi accenna, più o meno prudentemente, al fatto che gli Us Open potrebbero toccare la stellare quota di 50 milioni di dollari (circa 36 milioni di €) entro il 2017. Cifre che potrebbero non colpire il lettore se non le si paragona ai prize money di solo 2 o 3 anni fa.
I MONTEPREMI DEI GRAND SLAM NEL 2013 (Aus Open 2014)
A. OPEN | WIMBLEDON | F.OPEN | US OPEN | |
W | $2,430,000 | $2,700,600 | $2,042,100 | $2,600,000 |
F | $1,215,000 | $1,350,288 | $1,021,050 | $1,300,000 |
SF | $500,000 | $675,144 | $510,525 | $650,000 |
QF | $250,000 | $346,011 | $258,666 | $325,000 |
4th | $125,000 | $177,225 | $136,140 | $165,000 |
3rd | $71,000 | $106,335 | $81,680 | $93,000 |
2nd | $45,500 | $64,138 | $47,649 | $53,000 |
1st | $27,600 | $39,664 | $28,589 | $32,000 |
Australian Open 2014: 22 milioni di €. 2011 16 milioni e 600 mila €
Roland Garros 2014: 25 milioni di €. 2011 17 milioni 520 mila €
Wimbledon 2014: 30 milioni di € 2011 18 milioni di € circa
Us Open 2013: 25 milioni di € 2011 17 milioni di € circa
Come possiamo notare, gli incrementi, non definitivi considerando che i dati degli Us Open saranno da ritoccare al rialzo nel 2014, denotano una prospettiva impressionante: fin dove può spingersi questa incessante corsa all’aumento dei prize money se in soli 3 anni uno slam tradizionalista come Wimbledon ha quasi raddoppiato il montepremi totale?
I meno attenti, o saccenti, potrebbero dunque pensare che il tennis sia uno sport incredibilmente remunerativo: basta saper giochicchiare ed il guadagno è fatto. Manco per niente, direbbero nella Capitale, anzi, tutto il contrario. Se la crisi, per l’appunto, non sfiora minimamente i grandi palcoscenici tennistici, lo stesso non può dirsi per i tornei minori, dal circuito challenger in giù. Basti pensare alla recente vittoria di Simon Bolelli al Challenger di Vercelli: 42500€ di montepremi, poco più rispetto ai 32870€ che riceverà chi verrà immediatamente eliminato, dopo aver raggiunto il tabellone principale di Wimbledon. Se consideriamo poi, le spese di soggiorno e viaggio, in relazione alla massima cifra accumulabile nel torneo, il gioco potrebbe non valere più la candela.
Alla fine del 2013, l’Atp, conscia del problema e dell’immensa differenza esistente fra i grandi tornei e il resto del mondo, ha ritoccato al rialzo il tetto minimo dei challenger, passando da 30 a 35 mila euro. Una misura significativa, che aiuta e convince gli atleti,che ha convinto Giorgio di Palermo, rappresentante dei giocatori, ma non i circoli che ospitano i challenger stessi, i quali si trovano a dover sopportare un’aumento delle spese per il montepremi, rischiando così di alzare bandiera bianca, come i vari Torino, Barletta, Courmayeur, se i buchi non vengono coperti dagli sponsor.
L’abisso esiste ed il problema è reale, considerato che le spese annuali per un giocatore di medio-basso livello potrebbero raggiungere cifre intorno a 70 mila euro e che, se lo stesso non fosse in grado di ottenere un piazzamento entro i primi 125 del mondo in singolo (o primi 40 in doppio), per almeno 5 anni, tutti i suoi sforzi sarebbero resi vani in vecchiaia, poichè non sarebbe possibile ottenere la pensione messa a disposizione dall’Atp per mancanza di requisiti minimi.
Ancor più vertiginoso, risulta l’incremento se consideriamo una statistica alquanto interessante degli Australian Open: il prize money degli anni ’50 era rappresentato da un ombrello e un servizio da tè a fronte dei 22 milioni di euro odierni. Qunt’è che costa un ombrello?
Il fenomeno in questione d’altronde, si sta diffondendo a macchia d’olio anche in altri sport, come lo stesso calcio (vedasi il fair play finanziaro): quali le azioni per determinare un maggior equilibrio nel tennis?
Ai lettori l’ardua sentenza…