Ecco il punteggio e la durata delle due semifinali femminili: Halep Svitolina 6-1, 6-3 in 73 minuti. Serena Strycova 6-1, 6-2 in 59 minuti.
Non si può certo dire che le due partite abbiano offerto incertezza e thrilling. A parte qualche breve passaggio dei match, in queste condizioni di gioco si è avuta la sensazione che si affrontassero tenniste di categorie differenti. E se per Serena lo si poteva prevedere, era meno scontato che capitasse fra Halep e Svitolina. Anche perchè sappiamo che in termini di ranking sono una a ridosso dell’altra (numero 7 e numero 8 della classifica)..
Serena ha confermato, come minimo, il risultato del 2018, quando raggiunse la finale dove venne poi sconfitta da Angelique Kerber (6-3, 6-3). Quest’anno però ho la sensazione che Williams sia a un livello psico-fisico superiore. Dopo i problemi al ginocchio avuti a Roma e l’uscita al terzo turno al Roland Garros contro Sofia Kenin, qui a Wimbledon ha dimostrato di avere migliorato la condizione.
Pensando al suo incontro di semifinale, non si può non notare la differenza rispetto al match precedente, quello dei quarti di finale contro Alison Riske, in cui aveva dovuto lottare per tre set. È sempre un esercizio difficile e rischioso paragonare due prestazioni contro giocatrici differenti. La variabili sono tante, probabilmente troppe, ma la tentazione c’è perché significherebbe capire se Serena sta vivendo un trend di crescita di forma oppure no. Provo ugualmente a interpretare: secondo me sì, sta migliorando il suo livello e ogni giorno che passa diventa più difficile da battere. In fondo è anche comprensibile che una tennista che ormai scende in campo quasi solo per gli Slam abbia bisogno di un po’ di rodaggio per recuperare il ritmo partita.
Di certo in semifinale Strycova non è sembrata avere soluzioni per metterla in difficoltà. Serena non ha nemmeno avuto bisogno di una prestazione monstre al servizio (4 ace e 1 doppio fallo), perchè ha primeggiato in ogni aspetto del gioco: ha vinto più dell’avversaria non solo negli scambi brevi, fino a 4 colpi (37 a 21) ma anche in quelli di media lunghezza (11 a 9) così come in quelli lunghi, oltre i nove colpi (addirittura 6 a 1).
Contro Riske invece era stato proprio il servizio a fare la differenza, perché una volta entrati nello scambio Alison aveva giocato meglio, con dati statistici superiori. Strycova non è una giocatrice potente, e non è nemmeno una giocatrice di ritmo: il suo è un tennis creativo e tecnico, che però è andato a scontrarsi con una tennista che la tecnica la gestisce alla perfezione e che quindi in quell’ambito di gioco difficilmente va in difficoltà.
Vista la mancanza di potenza di Strycova, per reggere lo scambio con efficacia Barbora avrebbe avuto bisogno di una precisione e di una profondità di piazzamento di palla eccezionali. Un livello che però non è riuscita a raggiungere: e senza queste qualità contro la Serena di oggi era, in sostanza, condannata alla sconfitta.
Direi che le parole di Strycova fotografano con precisione il match: “Oggi Serena ha giocato molto bene. Penso sia stato il suo miglior match del torneo. Ha servito bene, e giocato estremamente profondo e questo mi ha impedito di fare il mio gioco”.
Meno atteso l’andamento del primo match di giornata. La partita fra Halep e Svitolina è durata 71 minuti, ma l’equilibrio ha retto per poco più di venti, il tempo necessario per definire i primi tre game. Da quel momento in poi Svitolina non avrebbe più dato la sensazione di poter fare partita pari con Halep, che ha manovrato la palla secondo il suo stile, e governato quasi sempre la situazione dall’alto delle sue notevoli capacità geometriche.
A mio avviso la chiave del match è stata la facilità con cui Simona si apriva il campo grazie alle combinazioni tra cross e lungolinea, che mettevano costantemente in difficoltà Elina. Lo ha spiegato la stessa Svitolina, in risposta a una domanda non tanto condivisibile. La domanda era questa: “Sembra che oggi Halep abbia usato il lungolinea più spesso del solito. Ti ha sorpreso?”
A me non sembra che Simona abbia fato ricorso più del solito al lungolinea, perché lei, da sempre, lo usa con una frequenza quasi unica nel circuito attuale. Ne avevo parlato nell’articolo di presentazione, ma si può trovare lo stesso tema trattato QUI.
A parte questo aspetto marginale, conta la risposta di Elina: ”Questo modo di impostare il match è adattissimo all’erba. Sull’erba conviene aprirsi il campo il prima possibile, e lei lo ha fatto. In più io su alcuni punti ho preso decisioni sbagliate, che le hanno dato maggiore fiducia”.
Halep in questo modo ha spesso costretto la sua avversaria a rincorse di contenimento, a volte quasi impossibili. Svitolina in particolare faticava a essere incisiva nel confronto sulla diagonale dei dritti e quindi Simona poteva gestire alla perfezione la combinazione fra diagonale di dritto e lungolinea di dritto: cambiava la direzione in lungolinea senza la minima difficoltà e lo faceva con parabole di una profondità letale.
Oltre a questi aspetti tecnico-tattici credo però vada fatto anche un ragionamento un po’ più banale: per quanto si era visto nei turni precedenti, Halep aveva convinto di più, e sembrava più in forma. È vero che non aveva affrontato teste di serie (al contrario di Svitolina), ma la sua prestazione contro Azarenka e quella contro Gauff erano state di un livello che non credo avesse raggiunto Elina qui a Wimbledon. E il primo set contro Zhang di Simona è stato uno dei migliori che ho potuto seguire in questo torneo.
Al contrario Svitolina era stata abbastanza fortunata in alcuni frangenti, visto che lungo il suo cammino ha trovato avversarie alle prese con problemi fisici (Gasparyan e Martic) o reduci da incontri-maratona (Muchova).
Ma al di là di tutto, credo che per Elina avere raggiunto la semifinale sia importantissimo. Non solo per il montepremi intascato e i punti WTA ottenuti, ma perché finalmente ha dimostrato che anche lei può essere in grado di arrivare alle fasi finali di uno Slam. E anche se ha avuto un pizzico di fortuna è stata brava ad approfittarne, al contrario di altre occasioni del passato in cui per la tensione e lo stress troppo spesso capitava che si “sabotasse” da sola.
Questa semifinale è un passo avanti nella sua crescita di tennista ad alti livelli. In fondo era la giocatrice più giovane delle quattro ancora in corsa, e a 24 anni non è detto che non possa compiere un ulteriore salto di qualità. È proprio una caratteristica della sua carriera: più che balzi in avanti improvvisi procede per progressi costanti distribuiti nel tempo. Lo scorso anno è arrivato il successo alle Finals, questa semifinale ai Championships è un altro mattone nella costruzione di un nuovo status.
E così in finale avremo Williams contro Halep: alla fine, le due tenniste più esperte e titolate sono arrivate al match decisivo. Si tratta di due ex numero 1 del mondo con 23 titoli e 31 finali Slam (Serena), 1 titolo e 4 finali Slam (Simona). E questo senza conteggiare la partita di sabato. Avremo nelle prossime ore l’occasione di parlarne.