Dai nostri inviati a Umago, Michelangelo Sottili e Pietro Scognamiglio
Di sette italiani ne è rimasto uno. E’ a suo agio quando calano le tenebre, arriva dalle qualificazioni, il suo nome è Salvatore Caruso. La mezzanotte è passata da circa un’ora a Umago quando il siciliano alza le braccia al cielo e stringe i pugni: è semifinale, la prima in carriera nel circuito maggiore. Che lo fa affacciare virtualmente a ridosso della top 100. Facundo Bagnis non ha mai avuto modo di entrare in partita contro il ventiseienne di Avola, subito avanti di due break e costantemente in controllo di una sfida che, già alla vigilia, avevamo legittimamente ritenuto alla sua portata. Solidissimo nel rovescio a due mani e pungente con il dritto, Caruso allunga subito 5-2 prima della distrazione passeggera che gli fa dimezzare il vantaggio. Basta poco altro, in ogni caso, per portare a casa un set che già vale la partita. Il 6-4 del primo parziale fa infatti staccare definitivamente la spina al mancino di Rosario, apparso subito nervoso nel gran caos della notte istriana.
La partita è iniziata tardissimo per il protrarsi di quelle precedenti e nel parco dello Stella Maris la musica viaggia già ad alto volume. Si gioca in un frastuono surreale che però l’azzurro è bravo a farsi scivolare addosso, mentre l’avversario perde sempre più la calma. A inizio secondo set Caruso piazza il break che spezza definitivamente le gambe dell’argentino. Bagnis non fa altro che trascinarsi senza conquistare più un game, esaltando la varietà di soluzioni di Sabbo che – pur non essendo un bombardiere al servizio – riesce anche a piazzare due ace. Il 6-0 che chiude i conti è pura accademia. Caruso, per la seconda volta nel torneo condannato alla notturna (già era successo contro Moutet), si guadagna l’inedito incrocio in semifinale con Dusan Lajovic. Il finalista di Montecarlo (quarta testa di serie) è emerso in tre set dalla partita fino a questo momento più bella del torneo, quella che l’ha visto venire a capo di Aliaz Bedene. Ma il successo sullo sloveno è arrivato con molta più difficoltà di quanto dica il punteggio (doppio 6-3) del secondo e del terzo parziale.
TRAVAGLIA, CHE PECCATO – L’occasione di cogliere la prima semifinale ATP in carriera è ghiotta e ha le sembianze di Attila Balazs, ungherese dall’incoraggiante posizione in classifica, la n. 207. Tuttavia, pur sopra di un set e avanti 2-0 nel secondo, Stefano Travaglia non riesce a coglierla e si arrende al terzo set. Decisivo è stato il quarto gioco del secondo parziale, quando “Steto” ha forse iniziato a pensare al risultato e letteralmente regalato il contro-break a un avversario che pareva sotto un treno (“ho fatto scelte sbagliate” ammetterà poi). Un poco gradito contributo è arrivato dal 49% di prime in campo e dalla sofferenza in risposta ai servizi precisi scagliati dal 180 cm di Budapest. “Spero di prendere questa partita per il futuro e di non rifare gli stessi errori” conclude.
È la seconda sfida tra i due dopo quella di tre anni fa a livello Futures: stesso risultato di oggi. I tanti tifosi ungheresi sugli spalti si fanno sentire, anche troppo. Più pacati gli italiani ma, forse, sono ancora in spiaggia o davanti a un piatto di ćevapčići. Scambio di break in apertura e si può procedere con il nostro che fa gioco con il dritto e l’altro che ricorre con più frequenza alle variazioni. Perché Attila è più naturale di rovescio, mentre sul lato destro il top esasperato lascia ogni tanto il posto a slice e smorzate – una sorta di Damir Dzumhur minore, insomma. Proprio con il dritto si inguaia all’ottavo gioco e Steto ne approfitta per poi chiudere 6-3. Balazs appare sfiduciato nell’atteggiamento e nel pessimo tocco, il primo, su una contro-smorzata. È qui che arrivano un doppio fallo, due drop shot rimasti abbondantemente nella metà campo italiana e un azzardo in lungolinea a ridare speranza a Balzs (“lui ha iniziato a giocare meglio, gli scambi si sono allungati e indubbiamente è diventata difficile”).
La posta in palio è alta e lo spettacolo ne risente, ma sugli spalti continua a risuonare l’incitamento “Ati, Ati” degli ungheresi. Sul kick di Attila che salta tanto, Stefano cerca l’anticipo con rara fortuna; salva due set point al decimo game, ma è chiaramente calato e cede malamente il tie-break. Prende un warning per un abuso di palla dopo un errore su una volée piuttosto semplice che gli costa la battuta al terzo gioco, poi chiede un MTO per farsi trattare il braccio sinistro. Scoraggiato, resta comunque in scia anche perché l’altro non è un fenomeno e, infatti, gli offre dal nulla una palla per il 4 pari: solito kick esterno e risposta lunga. Il break arriva invece per Balazs che evita così anche la tensione di servire per la sua seconda semifinale ATP della vita. Il vincitore morale dell’edizione 2017 (nelle qualificazioni batté in due set il poi campione Andrey Rublev) si giocherà un posto in finale contro Laslo Djere, venuto a capo di Leo Mayer in tre set.
Risultati:
[Q] A. Balazs b. S. Travaglia 3-6 7-6(2) 6-3
[3] L. Djere b. [8] L. Mayer 6-4 6-7(6) 6-3
[4] D. Lajovic b. A. Bedene 5-7 6-3 6-3
[Q] S. Caruso b. F. Bagnis 6-4 6-0