Dopo la fine della sua seconda esperienza nell’angolo di Andy Murray, alla fine del 2017, Ivan Lendl era probabilmente più che contento di riprendere la sua tranquilla vita da pensionato. A riportarlo nel circuito è stata la chiamata di Alexander Zverev, alla vigilia degli scorsi US Open. La sfida si preannunciava particolarmente intrigante con Zverev che a soli 21 anni si stava imponendo come l’alternativa ai big three del tennis mondiale. E come nel caso di Murray, Lendl sembrava in grado di poterla vincere quando il giovane tedesco si è imposto alle ATP Words Tour Finals di Londra, superando in semifinale Roger Federer e in finale n.1 del mondo Novak Djokovic.
Le cose hanno cominciato a prendere una piega molto diversa in questa stagione, con Zverev che ha reso ben al di sotto delle aspettative, vincendo solo 25 partite e patendo altre cocenti delusioni negli Slam. L’ultima in ordine di tempo a Wimbledon, dove è stato battuto all’esordio dal ceco Jiri Vesely, n.64 al mondo. E così sul banco degli imputati del tedesco, reduce anche da una separazione ricca di acrimonia con l’ex manager Patricio Apey, è finito anche Lendl. Zverev ha infatti accusato l’ex tennista di Ostrava di non essere esattamente molto coinvolto nella sua attività di allenatore.
“Ne abbiamo parlato e gli ho detto di concentrarsi di più sul tennis”, avrebbe dichiarato il n.5 del mondo dalla sua natia Amburgo, dove si appresta a giocare, a dei media teutonici. “Ogni tanto andiamo in campo e su un allenamento di due ore passa mezz’ora a parlarmi di come ha giocato a golf il giorno precedente”. Pare che Lendl si dilunghi anche a disquisire del rapporto con il suo nuovo cane. Magari si tratta di una tecnica poco convenzionale per stimolare psicologicamente Zverev. Ma non sembra particolarmente apprezzata dal tedesco.
Bisogna anche sottolineare come in realtà i due abbiano avuto poche occasioni di andare effettivamente in campo insieme di recente. Lendl infatti non ha accompagnato Zverev nella stagione europea, preferendo rimanere a casa negli Stati Uniti. A seguire Sascha, è stato papà Alexander Sr., come sempre. E sarà così anche per questo torneo di Amburgo, dove del 59enne ex vincitore di 8 prove dello Slam non si vede nemmeno l’ombra. Proprio quando il suo assistito/datore di lavoro ne avrebbe bisogno. Ma evidentemente ha altro a cui pensare. Per esempio il golf e il suo cane.