IL MARATONETA – Alla fine, tutto si riduce semplicemente a guadagnarsi l’occasione di giocare l’ultimo punto in vantaggio e vincerlo. La prima parte è riuscita per ben otto volte a Federico Delbonis, ma non c’è stato verso per quanto riguarda la seconda. Merito di Lorenzo Sonego che, come un sol uomo, ha annullato otto match point nel set finale per poi vincerlo dopo 3 ore 36 minuti al tie-break, epilogo necessario anche per i primi due parziali. Un match nel corso del quale il servizio ha assunto un peso sempre maggiore per entrambi i contendenti, come suggerisce il numero di break: sei complessivi nel primo – vinto da Lorenzo dopo che Delbonis era partito 4-0 e servito sul 5-3 –, due nel secondo e nessuno nel terzo.
Il torinese serve una prima volta per restare vivo sul 4-5 e salva quattro palle match; altrettante ne cancella al turno di battuta successivo che vale il 6 pari e, sulle ali dell’entusiasmo, strappa il primo punto a “Delbo”. La considerazione sul peso del servizio vale anche per i tie-break e Lorenzo si fa bastare quel vantaggio che, peraltro, conserva a meraviglia sul 4-2: il mancino di Azul difende come non mai, ribalta lo scambio e attacca con il dritto lungolinea nell’angolo azzurro scoperto, ma il nostro arriva rapidissimo e infila l’avversario con un passante incredibile. Per prendere sonno, l’argentino potrà aiutarsi pensando che una settimana fa ha vinto un incontro già perso con Cecchinato, mentre Sonego si riposerà in vista del secondo turno contro Roberto Carballes Baena, vincitore anch’egli in tre set del qualificato Hugo Dellien.
CECK, SEMPRE PIÙ DURA – È arrivata a sette la striscia aperta di sconfitte consecutive che Marco Cecchinato è chiamato a interrompere quando, poco prima delle 20, entra nello stadio quasi deserto contro Jeremy Chardy. Non esistevano le luci a Kitzbuhel fino all’anno scorso (cioè, le hanno da decenni in città e tutto quanto, ma non per illuminare adeguatamente il Centrale), adesso però ci sono e non si rischia l’interruzione del match: comunque vada, finirà qui. E finisce male, di nuovo nel peggiore dei modi, perché Cecchinato non sfrutta quattro palle per un primo set che pareva disperatamente riacciuffato e un vantaggio di 5-3 nel secondo.
Non si fa in tempo a pensare che il rovescio del Ceck sia on fire che quel guastafeste di Chardy ne spara uno vincente lungo la linea sulla palla break del terzo game per poi andare rapidamente 5-1. Fallite due palle della partita in risposta, il francese subisce la rimonta azzurra che tuttavia non si perfeziona. Al tie-break, Cecchinato guadagna tre set point consecutivi grazie a un pallonetto vincente in mezza volata su un colpo (non) definitivo di Jeremy: no, niente da fare, fantasmi e insicurezze affollano l’aria e se ne va anche una quarta occasione prima che Chardy chiuda 10-8. Lo stesso succede sul finire del secondo parziale quando Ceck serve inutilmente per chiudere e, con meriti anche da parte del n. 74 ATP, subisce una serie di quattro giochi. È un po’ come quando si va a letto senza però riuscire a prendere sonno, non importa quanto stanchi: non c’è nulla di evidente che non vada nel gioco del siciliano. È solo che non vince.
IL CAMPIONE… USCITO – Va subito fuori il vincitore della passata edizione Martin Klizan, eliminato in tre set tiratissimi dal qualificato tedesco Matthias Bachinger. In verità, non avevamo riconosciuto subito il trentaduenne di Monaco senza il cappellino che indossa nella fotina sulla sua pagina ATP. A smascherarlo è stato lo swing di dritto, pressoché identico (ma anche rovescio e servizio somigliano molto) a quello del concittadino Peter Gojowczyk. Certo, anche il nome in sovrimpressione avrebbe potuto aiutare. Comunque sia, dopo i tre tie-break di Sonego e Delbonis, gli spettatori se ne beccano altrettanti da questi due che, se non altro, non arrivano alle tre ore di gioco, ma giusto per un paio di minuti.
Sulle note dell’ouverture della Carmen (o, forse, dell’adattamento per la colonna sonora di “Che botte se incontri gli Orsi”), lo slovacco si alza dalla panchina e va a servire sul 4-5 del terzo: si ritrova a dover salvare un match point, ma rimanda la doccia scatenando il drittone mancino per sei punti consecutivi che, dal punto di vista tedesco, significano lo 0-40. Lo stesso colpo tradisce però Klizan che poi subisce l’iniziativa dell’avversario nel gioco decisivo e saluta anticipatamente il tabellone di singolare. (Dopo i sei tie-break, almeno le due wild card locali del terzo incontro ci hanno poco più di un’ora per liberare il campo, come se il direttore Alex Antonitsch avesse intimato loro “avete avuto l’invito, ma adesso fate in fretta che è ora di cena”).
MARTEDÌ IN CAMPO – Incontri classici da secondo giorno di un ATP 250 sul Centrale; spostiamo allora l’attenzione sul Kuchenmeister Court alle 11 perché c’è Thomas Fabbiano che sfida il maiorchino Jaume Munar. A seguire, torna a giocare un incontro ufficiale dopo sei anni Nicolas Massu, coach di Dominic Thiem. Vincitore qui nello stesso anno del doppio oro olimpico (2004), “el Vampiro” scenderà in campo in doppio al fianco di Moritz Thiem, il fratello diciannovenne del n. 4 del mondo.
Risultati:
[7] L. Sonego b. F. Delbonis 7-6(4) 6-7(4) 7-6(4)
[Q] M. Bachinger b. M. Klizan b. 7-6(5) 6-7(5) 7-6(4)
J. Chardy b. M. Cecchinato 7-6(8) 7-5
[WC] D. Novak b. [WC] J. Rodionov 6-3 6-4
R. Carballes Baena b. [Q] H. Dellien 3-6 6-3 6-2