TENNIS – Il nostro nr.1 compie 27 anni. Fa dannare gli appassionati italiani ma ci ha anche regalato emozioni che non vivevamo da più di 30 anni. Proviamo partendo dall’Antica Grecia a comprenderne alcuni lati del carattere.
Chi sia stato tra Chilone di Sparta o altri saggi a dire per primo “Conosci te stesso” è un compito che può dipanare meglio un filologo. Ciò non toglie che la frase ha posto le fondamenta dell’etica sino ad arrivare alla psicologia moderna. La conoscenza di se stessi, che necessita di tempo e fatica, è parte primaria nello sviluppo ed espressione di ogni personalità. La conoscenza implica però la misura perché agire senza di essa si può incorrere alla rovina.
Attraverso questo monito un’azione può coincidere con la nostra personalità, che è la base del principio di riconoscibilità, e in caso contrario evolversi in atteggiamenti o gesti facilmente criticabili; uno stato sintomatico di quando non si sa chi sei e che cosa vuoi diventare. Durante le partite, Fabio Fognini non gioca solo contro l’avversario ma per risolvere un conflitto tra libertà e identità. Fa bene a lasciarsi andare in campo, ad avere rimpianti o rancori nel caso di partite perse o errori perché solo con queste emozioni si placa quella coazione al superamento che conduce al fallimento, per accorgersi che alla fin fine è meglio fare ciò che siamo.
E qui che entrano in gioco le pulsioni che non sono altro che una costituente psichica in grado di produrre uno stato di eccitazione spingendo l’organismo all’attività. Ce se sono tante e riconducibili alla sfera sessuale dell’individuo. Il loro contenimento, tramite un esercizio di autocontrollo, porta di riflesso a una sorta di castrazione del corpo, influenzando i processi razionali e le capacità critiche e di giudizio soprattutto in situazioni di particolare stress o tensione emotiva. Situazioni che purtroppo sono entrate per sempre nella biografia di Fabio Fognini.
Primo set perso e il secondo in svantaggio di quattro giochi a zero; è il primo turno del torneo di Cincinnati nel 2013. Fognini recupera con un tennis di attacco e regala il nono gioco a Stepanek che con esperienza cerca di evitare di allungare la partita. Dopo aver tenuto l’avversario sottobanco, il game concesso forse troppo facilmente diventa pretesto per non continuare la partita. E’ appagato e ha dimostrato prima a se stesso di saper capovolgere la situazione. Il seguito è un altro spettacolo. Lo 0-15 con un doppio fallo e la pallina lanciata oltre gli spalti ( primo warning ); lo 0-30 con il secondo doppio fallo e la pallina questa volta scaraventata fuori dal campo ( secondo warning ). Arbitro costretto al punto di penalità per il 0-40 e la conclusione finale con due volute infrazioni di piede al servizio sul match-point. Il ceco vince la partita senza che riuscisse a toccare palla. “Non m’era mai successo in un game vinto di risposta!” dichiarerà a fine partita.
Corsi e ricorsi storici al recente torno di Montecarlo, partita di ottavi di finale contro Tsonga. Dopo aver vinto il primo set 7-5, il francese cerca di portare la partita al terzo set. Fognini non demorde ma non sfrutta due palle-break al quinto gioco. Al settimo ne ha altre 4 tra cui quella che scatena il ligure. Con ritardo il giudice di linea chiama fuori un servizio buono. Motivate le proteste, il giudice di sedia per regolamento non poteva che far rigiocare il punto. Fognini sbraita sino a ottenere la sostituzione del malcapitato giudice. La partita è ormai finita, almeno per lui, consegnando il terzo set a zero e insultando tutti, padre compreso. Quell’ “Io ci metto la faccia” detto contro il suo team negli spalti sarà dimostrazione di quanto l’identità di Fognini chieda a gran voce un atto di “ri-conoscenza”.
La pulsione sessuale volta all’eccesso può causare dei raptus improvvisi con la perdita di controllo, per riportarci alla nostra dimensione animale e primitiva. E’ l’aggressività la risposta alla frustrazione di quando s’incorrere nel rischio di sentire che il corpo non è più nostro veicolo nel mondo ma ostacolo. Atteggiamento frequente nella cultura occidentale dove il corpo è solo organismo caricato di negatività. Se per la religione è carne da redimere, forza-lavoro per l’economica, imperfezione per l’estetica, una società basata sull’efficienza e la performance sposta i termini del dissidio interno tra l’adeguatezza e l’inadeguatezza di una prestazione. Per un atleta a livello agonistico o un tennista come per Fabio Fognini sono i tornei il palcoscenico ideale per ennesima conferma di potenza perché nello scontro si pregusta il sapore della vittoria su gli altri e non essere così misconosciuto.
Dopo Montecarlo, ci si aspettava un riscatto del nostro numero uno al torneo di Barcellona dove però perde al primo turno contro Santiago Giraldo abbandonando il campo sul punteggio di 6-0 / 4-0. Evita l’imbarazzo e la debacle di un doppio bagel. Interviene in soccorso un uomo molto vicino al giocatore italiano, Matteo Grigatti, direttore del sito ufficiale di Fognini che dichiara che non è un infortunio a creargli problemi ma quelli psicologici, dovuti alla pressione mediatica ed eccessiva attenzione dopo la Coppa Davis a Napoli (grazie a Fognini che l’Italia è ritornata in semifinale dopo sedici anni di assenza). Ma la storia continua perfino al torneo di Monaco che lo vede prima testa di serie; in finale contro Martin Klizan cede il trofeo dopo aver dominato il primo set per 6-2 e perdere il secondo e il terzo per 6-1 6-2. Anche in questo caso il corpo ha già esaurito la dialettica desiderio-appagamento non rispondendo alla realtà fuggendola.
Da troppo tempo gli appassionasti di tennis reclamano in Italia un campione e non sono colpe ascrivibili certamente a Fognini. Lui è simpatico oltre a essere un ottimo tennista. Ben venga il personaggio Fognini che solleva il morale dall’appiattimento generale dei suoi colleghi oltremodo monocorde e poco empatici. Prendere o lasciare. Non ha bisogno di consigli che hanno spesso un sottile aspetto manipolatorio. L’unico atto di onestà nei suoi confronti è riconoscergli la singolarità, l’identità accentando le tutte storture, secondo i nostri parametri di giudizio, e augurandogli come scriveva Nietzsche “Diventa ciò che sei”.
L’occasione è doppiamente propizia anche per augurare al nostro Fabio Fognini tanti auguri di buon compleanno. Oggi ne fa solo 27 e in vista del Roland Garros, l’augurio migliore, tennisticamente parlando, è di vederlo trionfare a Parigi. Si cadrebbe in errore nel dubitare del suo talento.