da New York, il nostro inviato
Tradizionale chiacchierata prima del via, con i media, per il campione uscente di New York e numero uno ATP Novak Djokovic. Il fuoriclasse serbo è sembrato, come sempre d’altronde, molto misurato nelle sue dichiarazioni, anche riguardo alle vicende “politiche” che hanno interessato il Players Council, dalle dimissioni di Justin Gimelstob fino alla recente “discesa in campo” di Federer e Nadal.
“Justin Gimelstob si è preso le sue responsabilità, ora starà a lui risolvere la faccenda. A me è dispiaciuto, perché era una risorsa capace per il council. New York mi porta bene? Mah, nel tennis non credo molto alla fortuna, personalmente qui ho sempre giocato bene specialmente di notte, mi piace l’atmosfera che si crea nell’Arthur Ashe. A Wimbledon è molto diverso, ma è bello così, avere diversi ambienti negli Slam”.
Un piccolo fastidio durante l’allenamento di oggi aveva dato da pensare: “Tutto bene con il mio piede, solo un accenno di vesciche, succede a tutti. Il movimento in campo, la capacità di essere sempre in equilibrio sono le cose più importanti per un tennista. Io ho le caviglie molto flessibili, può essere che sia per via del fatto che da piccolo ho sciato molto. Roger ha il miglior footwork, probabilmente anche il mio è efficace, riesco a scivolare su qualsiasi superficie, e questo mi permette di arrivare a prendere palle che altri giocatori non riuscirebbero a raggiungere”.
Si torna, inevitabilmente, a parlare dell’epica finale di Londra: “Roger a Wimbledon e Rafa in Australia 2012 sono sicuramente i due incontri al top per me, nella mia carriera, i più memorabili. Ma nel tennis di oggi non hai quasi mai tempo di fermarti a riflettere, a ripensarci. Passano tre, quattro settimane al massimo, e sei di nuovo in campo. Magari quando smetterò, o rallenterò la mia attività, avrò modo di pensarci con calma.
Raggiungere i titoli Slam di Roger, so che la gente ne parla, la strada è lunga però. Lo stesso fatto che se ne parli per me è gratificante, e mi mette anche un certo grado di responsabilità, perchè è chiaro che è un mio obiettivo riuscirci, e sono molto motivato al riguardo. Ho 32 anni, le cose cambiano, ma mi sento ancora giovane, anche se il tempo passa. Ormai tutto si riduce agli Slam, sono gli eventi che contano davvero, e io cerco di arrivare al mio meglio per giocarli“.
In conclusione, si parla di associazione giocatori: “Avere il numero 1, 2 e 3 ATP nel Player’s Council è una cosa importante, notevolissima, non era mai successo prima, e penso che questo impegno di leggende come Roger e Rafa possa portare a cose positive senz’altro“.