da New York, il nostro inviato
[8] S. Williams b. [5] E. Svitolina 6-3 6-1
Non vince un torneo dall’Australian Open 2017, conquistato da incinta di un mese e mezzo, da quella volta ha perso tre finali Slam, due a Wimbledon (2018 e 2019) e una qui l’anno scorso. La voglia di sbloccarsi a livello di titoli, per Serena Williams, è evidente. Così come il desiderio di sfatare quella che ormai sembra una maledizione che dura da troppo tempo. L’impressione è che mettersi sulla sua strada sia faccenda sportivamente pericolosa, giunti a questo punto del torneo, specialmente qui a New York, l’evento di casa sua, dove perdere fa ancora più male che altrove. Lo “shock Vinci” del 2015, e quello di 12 mesi fa con Osaka, così come la sconfitta in semifinale con Pliskova del 2016, hanno lasciato dei segni profondi.
Elina Svitolina è forte, corre, difende, spinge se possibile, in generale non ha lacune tecniche o fisiche evidenti. Il numero 5 WTA, per la ragazza di Odessa, è una posizione in classifica ampiamente meritata. Evidentemente, però, anche gli allenamenti con il compagno Gael Monfils (presente in tribuna, all’indomani della sconfitta con Matteo Berrettini), che come ha raccontato Elina stessa la aiutano a migliorare in difesa, affrontando palle pesanti e un ritmo superiore, non sono stati sufficienti a prepararla per il bombardamento a cui l’ha sottoposta Serena stasera.
La fuoriclasse statunitense, in effetti, ci ha messo quasi 20 minuti per mettere ordine al suo gioco, ma per sua fortuna i primi due game sono durati un’eternità, 18 minuti in tutto, mantenuti in equilibrio dall’alternarsi di vincenti esplosivi ed errori marchiani commessi da Williams (tre palle break annullate), ma comunque vinti entrambi. Dal 2-0, Serena ha iniziato ad aggiustare il mirino, ha annullato altre tre palle break sul 3-1 per lei (le ultime che affronterà nella partita), e se ne è andata senza concedere a Elina la minima possibilità di raggiungerla. 6-3 il primo set, poi un assolo nel secondo, a furia di botte con il servizio che a livello di tennis femminile non si erano quasi mai viste, e una pesantezza di palleggio insostenibile per la pur combattiva ucraina. Tre break, al terzo, quinto e al settimo e conclusivo game, un 6-1 senza appello.
33 vincenti, 20 errori Williams (11/17 Svitolina), davvero poco da fare per Elina. Tecnicamente, Serena è sembrata semplicemente di un’altra categoria, e si è mossa pure molto bene, sia lateralmente che in avanti, con diversi recuperi notevoli per rapidità e coordinazione. Belinda Bencic e Bianca Andreescu sono due giovani fenomeni, capaci a tratti di prestazioni straordinarie, ma chiunque delle due arriverà ad affrontare sabato questa Williams, avrà vita durissima. Difficile pensare che per l’ennesima volta l’agognato traguardo dei 24 Slam possa sfuggire alla “Queen” del tennis femminile, sul trono di fatto o virtualmente da ormai 2 generazioni.
Raggiante Serena a fine partita: “Lei è bravissima, l’inizio è stato difficile, ma per fortuna poi mi sono sbloccata. 101 vittorie qui come Chris Evert? Sono numeri incredibili, cerco di non pensarci, faccio solo del mio meglio. Il record di 20 anni dalla mia prima finale allo US Open (vinta 6-3 7-6 nel 1999 con Martina Hingis, n.d.r.)… Non ci sarei riuscita senza questo pubblico, grazie, 20 anni dopo siete ancora qui con me! Questo è lo stadio di tennis più grande del mondo, è sempre un onore, per me e la mia avversaria, giocare qui davanti a tanta gente che viene a vederci. Non posso parlare delle mie potenziali avversarie, non hanno ancora giocato! E per queste cose, per queste analisi, c’è il mio coach!“.
Il tabellone femminile completo (con tutti i risultati aggiornati)