da New York, il nostro inviato
Il “Batata”, come veniva e viene ancora adesso soprannominato Josè Luis Clerc, tra gli anni settanta e gli ottanta, se non ci fosse stato quel diavolo di Guillermo Vilas, sarebbe stato il miglior tennista d’Argentina di quel periodo. Due semifinali consecutive al Roland Garros (1981 e 1982), 25 titoli tra cui Roma 1981 (6-3 6-4 6-0 a Victor Pecci), un best ranking di numero 4 ATP. Curiosamente, il primo trofeo lo conquistò a Firenze nel 1978, battendo il francese Patrice Dominguez in finale 6-4 6-2 6-1: il direttore del torneo era Ubaldo Scanagatta, che concesse una wild card al 19enne di Buenos Aires, decisamente ben spesa visto il risultato finale.
Stamattina, a New York, un incidente ha bloccato il tunnel sotto l’east river, creando un ingorgo spaventoso, e costringendo tutti gli addetti ai lavori diretti a Flushing Meadows a prendere la metropolitana al posto dei consueti bus-navetta che ci portano da Manhattan allo US Open tutti i giorni. Mi sono casualmente trovato in coda alla biglietteria della metropolitana proprio con Clerc, ora opinionista per ESPN (mi ha pure offerto il viaggio, ero senza contanti, ma in “metro” non accettano carte di credito per i biglietti singoli). Persona affabile se ce n’è una, parla benissimo la nostra lingua, Josè Luis appena ha scoperto che ero italiano mi ha chiesto se conoscevo Ubaldo (vedete voi). Il direttore, via skype, mi ha detto di ricambiare caldamente i saluti dell’ex-campione argentino. Ha poi confermato, con risata in risposta di Clerc, che lui odiava attendere prima dei match: a Firenze chiedeva sempre di giocare per primo, era stato accontentato, e si era portato a casa il torneo. Esauriti i ricordi, la conversazione si è naturalmente spostata sull’attualità, e su Matteo Berrettini.
“Che bel giocatore che avete, che servizio. E che fisico. L’ho visto diverse volte in questo US Open, se non sbaglio commenterò io la partita di stasera. Con i colpi esplosivi che ha, però, Matteo dovrebbe trovare più spesso il coraggio di andare avanti, non lo vedo quasi mai dalla metà campo in su, qualche chiusura a rete gli porterebbe punti più facili che le sole bordate da fondocampo. Contro Nadal, il dritto incrociato stretto sul rovescio dello spagnolo potrebbe essere una buona soluzione. Al servizio, non dovrebbe avere paura di tirare forte sul dritto di Rafa, per poi avere un’occasione di affondare dall’altra parte. Certo, sarà durissima, però mai dire mai nel tennis!“
Analisi, sintetica, lucida, perfetta a mio avviso, di cui ringrazio Josè Luis. E speriamo che abbia ragione nel concedere almeno qualche piccola chance al nostro Matteo.