Dei quattro major, lo US Open è senza dubbio quello più chiassoso e grintoso. L’atmosfera elettrica ed euforica della Grande Mela si estende fino a Flushing Meadows; spazio dunque a musica, festa e colori, anche in campo. I tennisti a New York non sono solo atleti ma delle vere e proprie star e i campi da tennis un palcoscenico dove brillare, accendere il pubblico e portare l’adrenalina a mille. Per questo, anche le mise devono conformarsi alla scenografia dell’evento: ecco dunque che i vari brand di abbigliamento propongono per l’occasione i modelli più originali e imprevedibili, con tanto di abbinamenti cromatrici insoliti e colori accesi. Ma, se a volte originalità e vivacità si rivelano scelte azzeccate, c’è il rischio che l’estetica lasci un po’ a desiderare…
Serena Williams (Nike)
Laura Guidobaldi: ennesimo inciampo di Serena in una finale Major e il record dei 24 Slam resta ancora un miraggio. La regina del tennis mondiale (per ora non è più n. 1 ma i suoi 23 Slam le permettono di diritto di essere considerata tale) nel momento cruciale manca ancora una volta di lucidità ed equilibrio e si fa travolgere dalla giovane furia canadese Bianca Andreescu. E sembra quasi che questa mancanza di discernimento coinvolga anche il suo stile. Dopo il completino “da spiaggia” di Parigi e quello decisamente kitch di Wimbledon, ecco che Serenona agli US Open opta per un doppio outfit a maniche lunghe, superattillato e accollato, il cui effetto è un po’ quello di una seconda “pelle”.
Ma, se la variante viola si salva in extremis, aggraziata da un ampio e classico gonellino, la versione total black è decisamente inappropriata e, diciamolo pure, antiestetica. Infatti si tratta di una tutina-body con tanto di shorts, anch’essi attillatissimi, un po’ come quelli che vengono indossati sotto i gonnellini da tennis solo che, in questo caso, niente gonna. Certo, agli US Open si deve osare ma il completo nero sfoggiato dalla Williams è senza dubbio un autogol. Fortunatamente, almeno per la finale, Serena ha accantonato la sgraziata minitutina indossando il modello viola con la gonna. Che poi, anche sulla scelta della tinta viola ci sarebbe da discutere. Mah.
Valerio Vignoli: enigmatico. Mi viene in mente solo questo aggettivo per definire l’outfit di Serena in questi US Open. Perché le maniche lunghe in uno Slam dove fa notoriamente abbastanza caldo? Perché questa mancanza di fronzoli che fa tanto collezione basic? Poi vabbè del viola che ha caratterizzato la collezione Nike a Flushing Meadows ne parleremo diffusamente più tardi. Di solito gli abiti della regina del tennis femminile sono tutti molto studiati. Ogni minimo dettaglio è pensato per impressionare, distinguersi dalle altre, farsi notare. Qua è come se non sapesse come vestirsi la mattina e alla fine si è messa la prima cosa che le capitava a tiro, sbagliando stagione e colore. Insomma un outfit che riflette un certo stato confusionale per la più giovane delle sorelle Williams. Lo stesso che sopraggiunge ormai quando si trova in finale negli Slam, vicina a quel 24esimo titolo che le permetterebbe di eguagliare il record di Margaret Court.
Maria Sharapova (Nike)
Laura Guidobaldi: è sempre classy Maria Sharapova quando scende in campo. Un sobrio e alquanto raffinato abitino nero, con il tessuto leggermento “mosso” da leggere increspature ne valorizza perfettamente la statura e la linea. Nella parte superiore, in stile canotta, il profondo scollo a ‘v’ viene riempito dalla variante liscia del tessuto per spezzare un po’ l’uniformità del plissettato. Una fascia sulla vita – che separa corpetto e gonna – ne spezza la verticalità e conferisce a questo outfit un tocco di eleganza. La versione nera era destinata alla night session e, avendo Maria incontrato al primo turno Serena, le due sono state ovviamente programmate di sera. E allora, per Maria, niente abito color arancio a New York. Non ha fatto in tempo ad indossarlo perché Williams fa un sol boccone di quello che resta del tennis di Masha e la bella siberiana saluta subito Flushing Meadows.
Valerio Vignoli: quello che sarebbe stato di gran lunga il miglior outfit in campo femminile di questi US Open non si è potuto purtroppo praticamente mai ammirare. Per colpa di Serena. Magari glielo avevano detto: “Guarda quanto è bello l’abito che Nike ha fatto per Maria!”. E lei ha reagito impartendo una lezione più severa del solito alla sua rivale russa. Peccato perché questo abito era appunto assolutamente regale. Soprattutto nella sua versione color ocra. Sembra fatto apposta per andare ad una esclusiva serata in qualche locale super chic di SoHo. Di quelle dove camerieri tutti agghindati servono fiumi di champagne. Le increspature, la fascia nella vita, la lunghezza della gonna fino a metà coscia rendono questo completo smisuratamente sofisticato e chic. Proprio come l’avvenente tennista siberiana che speriamo possa continuare a calcare con la sua grazia i red carpet del tennis mondiale.
Roger Federer (Uniqlo)
Laura Guidobaldi: decisamente elegantissima la versione newyorkese di Uniqlo per Roger Federer. È vero, l’abbiamo detto mille volte, lo svizzero è sempre perfetto, qualsiasi cosa indossi. Però questa volta, l’abbinamento classico del bianco e del nero gli stava a meraviglia. Il tocco in più è destinato alla polo, con il collo alla coreana, che a Federer sta benissimo. La versione bianca è arricchita da bordini neri sul colletto e sulla parte inferiore delle maniche. Che dire? Delicato e carismatico al tempo stesso. Ma non può mancare per Roger la versione grintosissima con un completo total black per le sessioni serali. Carismatico Federer, certo, ma non più invincibile contro Grigor Dimitrov. Tradito dal mal di schiena, lo svizzero si è dovuto arrendere al bulgaro per la prima volta in otto scontri diretti.
Valerio Vignoli: ok, non lo si può negare. In quanto a stile, Federer si conferma un passo avanti a tutti nel circuito maschile. Così come agli Australian Open, al Roland Garros e a Wimbledon, il suo outfit è impeccabile. Che sia in total white, spezzato bianco/nero, o total black. Però, arrivato all’ultimo Slam della stagione, mi sento di cogliere l’occasione per lanciare un appello: “Stop alla coreane!” o Henley come le chiamano dall’altra parte dell’oceano. Sì d’accordo sono molto eleganti, con quel tocco alla canottieri di Oxford e Cambridge. Sì va bene non hanno il problema del colletto che può dare fastidio ai tennisti (ma a chi ha dato mai fastidio, seriamente?). Ma anche basta. Le coreane hanno invaso il guardaroba del circuito maschile come il K-pop (per restare in tema) ha dilagato nelle classifiche mondiali di musica. E Federer, trendsetter per eccellenza, è stato anche il principale responsabile di questa omologazione. Ora starà sempre a lui rompere gli schemi, fissando nuovi benchmark di raffinatezza. Perché la moda è anche andare controcorrente.
Novak Djokovic e Daniil Medvedev (Lacoste)
Laura Guidobaldi: quest’anno il coccodrillo è un po’ timido a New York. I modelli del brand francese previsti per questi US Open non brillano per originalità e grinta, non riuscendo a valorizzare le personalità decise di Djokovic e Medvedev. Migliore tuttavia la versione indossata dal serbo che, seppure non proprio elegante, almeno si distingue per il bel blu elettrico della polo. Quella bianca a strisce sottili sparse qua e là di Medvedev appare invece alquanto spenta. Il contrario di Daniil che, pur non avendo un tennis così appariscente, sta sfoderando da mesi un gioco chirurgico che non perdona.
Valerio Vignoli: è un po’ sempre la stessa storia con Lacoste. Quando va sul sicuro, con colori brillanti e trame classiche, fa quasi sempre centro, realizzando gli outfit più sofisticati del circuito. Quando invece cerca di osare, e si lascia andare a delle fantasie più stravaganti, convince di meno. Ma a New York bisogna rischiare e così il brand del coccodrillo non si è risparmiato. E i risultati sono stati discutibili. Quelle righe che sembrano dipinte da Pollock sulla polo di Djokovic fanno rimpiangere assai la rigorosa geometria di Melbourne e Parigi. Inoltre, bisogna sottolineare come il blu e l’azzurro si confondano cromaticamente sui campi newyorkesi. E Lacoste è già il secondo anno di fila che compie quest’errore con il completo di Djokovic. L’anno scorso almeno si era rivelato vincente. Quest’anno il blu non ha portato altrettanta fortuna al campione serbo. Indecifrabile la fantasia sulla polo di Medvedev, con il giallo fluo che sul bianco stona non poco. L’interruzione a metà sulla schiena non si sa se peggiori e migliori le cose. Così come il fatto che dovendosi trovare un fornitore di scarpe, il russo piazzi delle Nike nere e viola su un total white, mettendoci anche del suo.
Matteo Berrettini (Lotto)
Laura Guidobaldi: un Matteo Berrettini deluxe a New York. E allora poco importa cosa abbia indossato; il suo magico exploit e il suo tennis dirompente hanno acceso l’Arthur Ashe Stadium e i tifosi italiani di tutto il mondo. In effetti, la t-shirt gialla e grigio-scura non è del tutto esaltante. Tuttavia, se ci pensiamo un attimo, il giallo potrebbe riflettere il carattere solare e affabile di Matteo, mentre la parte scura della maglietta ci ricorda la sua grande grinta e il suo tennis devastante. Perché no?
Valerio Vignoli: era una stagione da incorniciare quella del giovane tennista romano. Ed è stata incorniciata a New York, con la prima semifinale Slam. Tuttavia, di pari passo con il raggiungimento di risultati sempre più prestigiosi, in questo 2019 è cominciato a delinearsi un Berrettini style, coadiuvato da Lotto che sembra dedicargli degli outfit non riservati agli suoi altri atleti. Un look giovane, fresco, dinamico, come lui. La maglietta con collo a v in tre sfumature di blu indossata quest’estate (ad esempio nella vittoria a Stoccarda) a Flushing Meadows è stata declinata in giallo-grigio scuro e verde oliva, con pantaloncini grigio chiaro e scarpe che richiamano il contrasto con la maglietta. I colori sono forse fin troppi ma il risultato è tutto sommato gradevole.
Johanna Konta (Ellesse)
Laura Guidobaldi: ancora una volta Ellesse fa centro. La firma italiana si distingue per raffinatezza ed eleganza presentando anche a New York un abitino semplice ma di gran gusto. Johanna Konta sfoggia al meglio un bel vestito il cui bianco viene vivacizzato e spezzato dalle due fasce diagonali, rossa e nera, che si incontrano nel centro del busto, nella parte anteriore e posteriore del vestito. Un abito semplice ma d’effetto.
Valerio Vignoli: Jo Konta ed Ellesse ci deliziano anche a New York con un outfit che sembra rubato alla costumista del film “La Battaglia dei Sessi”. Molto anni settanta, molto Billie Jean King. Nel circolo dedicato a Billie Jean King. Il colletto a polo lungo e quelle due fasce rosse e nere oblique sul bianco candido danno a questo abito un tocco meravigliosamente retrò. Degno di nota anche l’altro completino presentato dalla tennista britannica a questi US Open. T-Shirt con la stessa fantasia sui fianchi e una gonna molto corta e svolazzante. Anche quello straordinariamente grazioso. Cara Johanna ti stai ormai guadagnando un posto d’onore in questa rubrica, e nei nostri cuori.
Collezione Nike
Laura Guidobaldi: non particolarmente esaltante, nel complesso, la collezione Nike per gli US Open 2019. Ma ci sono le eccezioni. Cominciamo da Nadal. Il completo indossato da Rafa è un classico se pensiamo allo stile dello spagnolo in tutti questi anni. Tante altre volte lo abbiamo visto in campo con le t-shirt smanicate e i pantaloncini alquanto corti. Il maiorchino è sempre il guerriero da battere e il suo outfit, estremamente grintoso, ricorda giustamente il gladiatore che è. Il tutto con tinte rigorosamente scure e decise, come il nero e il viola, in perfetto stile US Open. Così come lo sono, in campo femminile, i modelli indossati da Svitolina e Bencic: la t-shirt tra bianco, nero e viola presenta immancabili motivi asimmetrici. Attenzione, però: la maglietta annodata sulla schiena conferisce una certa aria sbarazzina e dinamica alle giovani ed esplosive Elina e Belinda. Molto originale in un outfit da tennis. Inoltre, la svizzera opta per i pantaloncini camuffati da gonnellino. Carini e decisamente comodi.
Ma Naomi Osaka le supera tutte. Per la campionessa uscente, un outfit bianco e nero (con la variante arancione e nera) ma diverso nella linea, nel movimentato e vezzoso al tempo stesso. Si tratta di un vestitino con tanto di gonna larga (nera col bordo bianco), a pieghe, di lunghezza asimmetrica, essendo un po’ più corta sui fianchi, dove viene arricchita da due o tre strati di tessuto che però non la appesantiscono affatto. La parte superiore dell’abito è senza maniche con un colletto a chiusura lampo. Ma il dettaglio che sorprende è il volant cucito nella parte posteriore del corpetto, corpetto che, sempre sulla schiena, ne lascia scoperta una piccola porzione. Insomma, un completo che accoglie insieme uno stile classico, romantico e leggermente audace. Osare con gusto, per Naomi obiettivo raggiunto.
Valerio Vignoli: per questa collezione newyorkese Nike ha sembra aver seguito il consiglio della band gispy rock Gogol Bordello che ormai più di una decade suggeriscono di sdoganare il colore viola nell’abbigliamento. Tuttavia più che dai Balcani, gli outfit creati dal marchio del baffo sembrano venire direttamente dai campetti da basket degli anni novanta. Il viola abbinato sì al bianco e al nero ma anche al giallo fluo. Le striature effetto stintura che abbondano. I nodi nelle magliette delle ragazze. Un look molto giovanile e sbarazzino insomma. Che ad esempio si sposa perfettamente con l’educata sfrontatezza della 19enne Bianca Andreescu, vincitrice del titolo nel singolare femminile.
Ma anche con l’esuberanza di altri Next Gen come Denis Shapovalov e di un ribelle come Nick Kyrgios. Oltre a Serena, Nike ha dedicato degli outfit personalizzati anche per Nadal e, per la prima volta, a Naomi Osaka. Il campione spagnolo ha purtroppo deciso nuovamente di fare a meno delle maniche. Evidentemente non gli servono per triturare gli avversari. Ma potrebbero evitare al pubblico di dover ammirare le sue ascelle. Viola o nero per la canotta cambia poco. Sempre in spiaggia sembra di stare. Osaka invece sorprende con una mise un po’ in stile scolaretta giapponese, con la combo colletto a polo-gonna a pieghe. Resa però moderna dall’arancione sul nero nella versione notturna e da un’apertura nella schiena. Insomma, un completino che fa emergere perfettamente la personalità della tennista nipponica, la quale sembra uscita da un fumetto manga.
Collezione Adidas
Laura Guidobaldi: il verde acqua sul nero ci sta tutto nell’atmosfera elettrica degli US Open. Ma l’effetto psichedelico della t-shirt indossata da Zverev, come se fosse stata immersa nella candeggina, è un déjà vu molto sfruttato e, per giunta, antiestetico. Deludente.
Valerio Vignoli: dopo essersi ben distinto nelle tre precedenti prove dello Slam, il colosso dell’abbigliamento sportivo tedesco cade a Flushing Meadows. La collezione del marchio delle tre strisce è tutta improntata contrasto verde acqua (già di per se un colore poco entusiasmante) e il nero. Il risultato è tutt’altro che trascendentale nel caso della polo di Dominic Thiem (vista ben poco grazie al nostro Thomas Fabbiano) e nell’abito della sua fidanzata, la francese Kiki Mladenovic. Leggermente, ma solo leggermente, più interessante la maglietta indossata da Sascha Zverev, con una stampa che ricorda un ecografia.
Collezione New Balance x Gitman Bros
Laura Guidobaldi: tutti pazzi per Coco e allora anche il suo outfit doveva in qualche modo rispecchiare la sua eccezionalità, suscitare curiosità, rompendo gli schemi e trovando uno stile nuovo. Sfida che la New Balance raccoglie con successo perché il vestitino indossato dalla statunitense è certamente una novità assoluta. Chi avrebbe mai pensato di indossare un patchwork di campi da tennis? I campi verdi – che ricordano l’erba calcata a Wimbledon – e quelli blu di Flashing Meadows, rappresentano forse i primi due Slam che la prodigiosa ragazzina ha disputato quest’anno per la prima volta, a soli 15 anni. Con un tocco di arancione, per ricordare l’altra superficie major, la terra rossa parigina. Una predestinata, certo (a patto di operare le scelte giuste nella gestione della carriera e degli allenamenti). Nonostante sia ancora una ragazzina, Gauff ha già legato il suo nome a due dei campi più grandi del mondo. Però, c’è un però… Se l’abito indubbiamente colpisce, l’estetica un po’ meno, poiché i dettagli dei campi da lontano non si distinguono e si ha l’impressione di vedere un vestito con un ammasso di figure geometriche rettangolari o quadrate e basta. Messaggio indovinato ma gusto discutibile…
Valerio Vignoli: per questi US Open New Balance unisce le proprie forze con il marchio statunitense di abbigliamento vintage Gitman Bros. E dal cilindro saltano fuori gli outfit più creativi e originali visti in queste due settimane nella grande mela. A fare da testimonial d’eccezione la giovanissima Coco Gauff. Il motivo in stile patchwork anni ottanta e i colori sgargianti si fondono in un armonioso contrasto con i suoi quindici anni e la sua pelle scura. In effetti però il verde e l’azzurrino avrebbero risaltato ancora meglio ad esempio sull’arancione della terra del Roland Garros. La stessa fantasia la si poteva ritrovare nei pantaloncini del gigante americano Opelka, visto all’opera nel match contro l’azzurro Fabio Fognini, abbinati ad una maglietta rossa. La chicca assoluta però di questa collezione erano i pantaloncini a scacchi blu e rossi con bandana abbinata che avrebbe dovuto esibire Milos Raonic e che invece si possono ammirare e acquistare sul sito del brand di Boston.
Laura Guidobaldi e Valerio Vignoli