A quasi un mese dal ritiro durante il terzo set nel match contro Stan Wawrinka allo US Open, Novak Djokovic è tornato a disputare un match ufficiale. In attesa dell’esordio in singolare in quel di Tokyo, il numero 1 del mondo è sceso in campo lunedì per il primo turno della gara di doppio al fianco del connazionale Filip Krajinovic, insieme al quale aveva già giocato tre tornei fra il 2014 e il 2015. Una coppia probabilmente non casuale, visto l’impegno in Coppa Davis che chiuderà la stagione e l’obiettivo delle Olimpiadi del prossimo anno – “una delle ragioni principali per cui vado a Tokyo per la prima volta”, aveva appunto rivelato Nole.
Opposti a Mate Pavic e Bruno Soares, quarta coppia del seeding, i due serbi si sono arresi per 10-4 al super-tiebreak, ma Djokovic ha di che ritenersi soddisfatto. “Uno dei motivi per partecipare al doppio era vedere come avrei sentito la spalla durante il gioco” ha poi dichiarato. “Il doppio è ovviamente diverso dal singolo, ma stai comunque giocando un incontro ufficiale – senti la tensione e devi lottare in campo. Molti servizi e risposte, palle basse e palle veloci, ma sembra che la spalla stia bene dopo tutto questo; spero quindi che sarà lo stesso in singolare”.
Conoscendo l’approccio olistico di Novak, non sorprende quando aggiunge: “Credo che gli infortuni siano una manifestazione di ciò che accade a livello mentale” come a suggerire di non essere arrivato a New York in condizioni ottimali sotto quell’aspetto. Avverte anche che la fase di recupero non è ancora terminata e deve “prestare attenzione ad alcune cose, rinforzare alcuni muscoli, la postura, per evitare il rischio di una ricaduta”.
Martedì è atteso il debutto in singolare contro Alexei Popyrin, ventenne australiano n. 94 ATP. Con già un occhio a Tokyo 2020, Nole si dice contento che il torneo olimpico si disputerà su questi stessi campi sperando di “giocare quanti più incontri possibile questa settimana”. E, senza dubbio, di alzare il trofeo – unico fab four a cui manca.