Il ritorno alle competizioni dopo il problema alla spalla sinistra di Novak Djokovic, che l’aveva costretto al ritiro durante il quarto turno newyorchese con Stan Wawrinka (sommerso dai buuu francamente ingiusti del pubblico), si è chiuso con una vittoria per 6-4 6-2 in 89 minuti contro il qualificato australiano Alexei Popyrin, N. 94 delle classifiche.
Atteso alla primissima apparizione a Tokyo, il serbo aveva destato più di una preoccupazione, dichiarandosi incerto sul rientro, ma ha sciolto ogni riserva dopo l’esordio in doppio in coppia con Krajinovic, rassicurante nonostante la sconfitta, dichiarando di non sentire più dolore. Non solo, nella giornata di ieri ha anche esplorato nuove carriere, per cui il suo fisico ectomorfico non pare adattissimo:
Grande favorito per la vittoria del torneo (unico Top 10 presente, contro i 5 di Pechino, storicamente più competitivo del dirimpettaio nipponico), non ha però avuto un sorteggio semplicissimo al primo turno: i tifosi italiani ricorderanno quanto Popyrin abbia fatto tribolare Berrettini a Flushing Meadows, arrivando a 3 set point per portarla al quinto. Australiano di famiglia russa, ma formatosi principalmente in Europa, Alexei è la quintessenza dell’attaccante da fondo moderno: alto e dinoccolato, si muove bene per la sua taglia, ha un bel rovescio bimane e un dritto pesante ma costruito, cui necessitano tempo e spazio per poter fare danni (non casualmente da junior ha vinto a Parigi, su una superficie che ormai è il locus amoenus dei picchiatori dalle ampie aperture), tempo e spazio che sono proprio ciò che Djokovic nega ai suoi avversari con il suo mix di ritmo e anticipo, sfortunatamente per lui.
In quella che era la prima sfida fra i due, Nole ha perso i primi cinque punti, scrollandosi di dosso la ruggine con una seconda coraggiosa al centro sullo 0-1, 0-15. Proprio la scelta di andare quasi esclusivamente alla T (almeno all’inizio), e il corollario di un primo colpo dopo il servizio iper-aggressivo hanno dato l’idea di un’enfasi sui punti rapidi (come predicato da Craig O’Shannessy, il suo vero guru), ma un paio di errori di dritto l’hanno obbligato a due parità, da cui è uscito senza concedere opportunità.
Popyrin ha cercato a sua volta di aggredire subito, mettendo tante prime per rifuggire gli scambi, ma una volta incastrato ha cercato di giocare molto il rovescio tagliato, un po’ perché Djokovic storicamente lo soffre, ma soprattutto perché spesso e volentieri si è trovato costretto a staccare la mano per darsi il tempo di recuperare, cosa che ha fatto anche alzando le traiettorie con il dritto, soffrendo la pressione da fondo.
L’aussie ha inizialmente trovato alte percentuali, ma quando la prima ha latitato Djokovic si è procurato una palla break nel settimo gioco. Popyrin ha però confermato il proprio sangue freddo, evinto dal record Slam proprio di un giocatore dalla classifica decisamente superiore (6-4 nei Majors, almeno una partita vinta in ciascuno in stagione e ottavi sfiorati a Melbourne con Pouille, nonostante un best ranking di N. 87, dato dal 5-12 nelle settimane meno patinate): ha sfidato Nole a tirare il passante con un attacco tagliato al centro, e il rovescio del serbo si è stampato sul nastro, pagandogli la cauzione.
La situazione di pericolo si è riproposta, senza appello, nel successivo turno di battuta dell’australiano, che ha iniziato ad apparire piegato dal ritmo degli scambi, con molte smorzate liberatorie e colpi in corsa inizialmente riusciti ma non sostenibili. Il N. 1 del mondo si è procurato quattro palle break non consecutive, ma in quelle situazioni Popyrin ha dato il meglio, tirando un ace, un uno-due, un rovescio a lambire la riga, e una seconda pesante. Un altro drop in rete ha però dato una quinta chance a Nole, trasformata da un dritto in rete, per poi essere finito dal tipicamente chirurgico avversario con un game a zero che ha chiuso il primo parziale in 47 minuti.
SECONDO SET – Dopo il vantaggio Nole ha esondato, impattando sempre più risposte (solo il 40% di punti fatti sulla seconda nel primo set), e si è procurato una palla break immediata, sulla quale l’aussie è di nuovo sceso a rete provocando l’errore di Djokovic sul recupero. La contesa era però incanalata, con Popyrin nullo in risposta (anche un MTO sul 2-1 per un problema al braccio destro), e infatti il serbo ha trovato il break nel quinto gioco e poi di nuovo nel settimo, dopo QUATTRO tentativi (unico dato negativo per lui il 3/12 sulle palle break), chiudendo nel turno di battuta successivo nonostante un doppio fallo sul primo match point. Agli ottavi lo aspetta la wild card locale Go Soeda, diciamo non un avversario proibitivo sulla carta.
Ad aprire ulteriormente la strada al numero uno del mondo sono gli altri risultati di questo martedì, apertosi con una morìa di teste di serie (Coric, Paire, e Fritz, battuto dal suo testimone di nozze Reilly Opelka) a cui fa da contraltare il trionfo dei padroni di casa, con quattro giapponesi su 5 agli ottavi.
SORPASSO A LENDL – Appena salito al terzo posto per numero di settimane in testa al ranking ATP, superando Ivan Lendl (prossimo della lista Pete Sampras, ai danni del quale il sorpasso avverrebbe il 13 gennaio, e Roger Federer il 30 giugno), Djokovic deve ora cercare di riconfermare i punti di Shanghai dello scorso per difendersi dalla rincorsa di Nadal, che non difende piazzamenti nell’ultimo sprazzo di stagione e lo precede di circa 2000 punti nella Race to London. Con buona approssimazione, per rimanere in vetta alla classifica, Djokovic è chiamato a vincere tutte (o quasi) le partite che lo attendono di qui a fine stagione.
Risultati:
[Q] Y. Uchiyama b. [4] B. Paire 6-2 6-2
R. Opelka b. [7] T. Fritz 6-3 6-4
G. Simon b. [Q] P. Andujar 6-4 6-0
[WC] T. Daniel b. [2] B. Coric 6-4 4-6 7-6(5)
R. Albot b. F. Krajinovic 6-3 7-5
J. Thompson b. J.I. Londero 6-3 3-6 6-3
D. Shapovalov b. M. Kecmanovic 6-4 6-4
A cura di Tommaso Villa