da Zhuhai, il nostro inviato
Inizia ad assumere proporzioni ‘Djokoviciane‘ il rendimento di Aryna Sabalenka sul suolo cinese. Nella finale del WTA Elite Trophy la 21enne bielorussa ha lasciato appena sei game (6-4 6-2) a Kiki Bertens, numero uno del seeding, conquistando il terzo titolo stagionale in Cina dopo Shenzhen e Wuhan. C’è di più: dei cinque titoli vinti in carriera nel circuito maggiore, ben quattro li ha vinti entro i confini di pertinenza del presidente Xi Jinping, poiché a Wuhan ha sollevato il trofeo anche lo scorso anno. Analizzando il suo ranking attuale – Sabalenka confermerà l’undicesima posizione di fine 2018 – si evince come abbia conquistato il 60% dei suoi punti stagionali in Cina (e il suo primo risultato escluso dal best 16 è sempre cinese, i 100 punti di Zhengzhou). Senza swing asiatico, in pratica, Aryna vivacchierebbe nelle posizioni della bassa top 50.
UN ATTIMO DI TENEREZZA, POI… – La tigre di Minsk – ce l’ha tatuata sull’avambraccio sinistro perché è nata nell’anno della tigre, che ricorre ogni 12 anni – mostra subito il suo lato tenero all’ingresso in campo, quando prende in braccio la sua mini-accompagnatrice dagli occhi a mandorla. La piccola è spaventata dal fumo scenografico proiettato al momento della presentazione delle giocatrici e sembra decisa a tornare indietro, ma Aryna fa le prove di sollevamento del trofeo e la conduce al centro del campo. La sua tenerezza però si esaurisce qui e per 76 minuti lascia spazio all’assetto da guerra, ben riconosciuto da un pubblico che riempie – finalmente! – quasi fino all’orlo l’Hengqin International Tennis Center.
Che sia un pubblico poco abituato alla tenzone tennistica si capisce dalla confusione generata ad ogni cambio campo, tanto da costringere la giudice di sedia a ripetuti richiami perché il gioco possa ricominciare. Sabalenka sembra immune alle distrazioni e si avventa su tutto ciò che Bertens le consegna, e fa davvero poca differenza che si tratti di prime, seconde o colpi in manovra. La grande concentrazione della bielorussa si evince anche dal 2/2 nei challenge chiamati nel primo set e dallo sguardo che cerca meno del solito coach Tursunov, di solito punto di riferimento visivo costante per Aryna. Dopo aver mancato una palla break nel secondo break, Sabalenka ne trova due consecutive sul 5-4 che sono anche set point: il secondo è quello buono per passare in vantaggio, a seguito di un violento passante che frustra l’incauta discesa a rete di Bertens. L’olandese ha probabilmente prestato troppa attenzione al rumore del pubblico, protestando e ritardando il servizio in un paio di occasioni nell’ultimo game, e la distrazione le è costata cara. 6-4 e appena cinque punti concessi al servizio da Sabalenka, due dei quali sono doppi falli.
SENZA ESITAZIONI – Nel secondo set Aryna va subito avanti 2-0 e gestisce in maniera esemplare la timida reazione di Kiki, che nel terzo game indovina una risposta vincente di rovescio lungolinea e mette pressione sul 30-30. L’olandese non riesce però a toccare quota 40 in risposta, né vi riuscirà in seguito. Sabalenka serve una prima vincente e poi le piega la racchetta con un rovescio incrociato, e quando si ritrova nuovamente 30-30 due game più tardi infila uno smash vincente (baciato dal nastro) e un altro rovescio, questa volta lungolinea, che vale il 4-1 e profuma di vittoria.
Bertens chiede l’intervento del coach, come evidente extrema ratio, ma ad assisterla non c’è più l’allenatore Raemon Sluiter – ‘they are on a break’, per dirla alla Ross Geller, e non si sa se torneranno a lavorare assieme – bensì un’altra ex tennista olandese, Elise Tamaëla, con lei anche a Mosca (a Linz, invece, Kiki aveva scelto di farsi seguire dal fidanzato Remko de Rijke). In generale sembra esserci una buona intesa tra Kiki ed Elise, le abbiamo viste molto affiatate in allenamento, ma questa volta il conciliabolo non produce alcun effetto tangibile. Sabalenka tiene l’ultimo turno di servizio a 15 e chiude l’incontro in risposta, breakkando per la terza volta: il match point decisivo è il quarto, in occasione del quale Bertens spedisce lungo il suo ultimo rovescio dell’anno (a meno che a Shenzhen, dove si recherà in qualità di alternate, una delle otto aspiranti maestre venga meno).
Sabalenka porta a casa 700 punti, 700000 dollari e un doppio trofeo: nella mano destra quello luccicante per aver vinto il torneo, nella mano sinistra la bimba ‘salvata’ a inizio partita. E adesso di corsa a Shenzhen, perché ci sono le Finals di doppio – in coppia con Elise Mertens – da vincere.