La stagione di Aryna Sabalenka si è ufficialmente conclusa con il 10-5 subito nel super tie-break decisivo da Babos e Mladenovic (che avrebbero poi vinto il torneo) nel terzo e ultimo incontro di Round Robin delle WTA Finals che la bielorussa ha giocato in coppia con Elise Mertens. Una stagione che ha avuto una pancia piuttosto deludente, una testa e soprattutto una coda di grande livello e un denominatore costante: il (rapporto con il) suo allenatore Dmitry Tursunov.
La preparazione di Aryna all’appuntamento conclusivo di Shenzhen (dove ha vinto anche il suo primo torneo stagionale) era stata delle migliori grazie al bis concesso a Wuhan e alla vittoria del WTA Elite Trophy di Zhuhai in finale contro Kiki Bertens. Proprio nel corso del ‘Masterino’ – dove siamo stati invitati dall’organizzazione del torneo – abbiamo avuto modo di osservare le sue interazioni con Tursunov, mollato all’inizio dello US Open e ripreso praticamente subito dopo.
Durante i pochi giorni di separazione a settembre, curiosamente quelli che hanno condotto al trionfo in doppio a New York, è comparso un post di Aryna su Instagram del quale chiunque abbia mai implorato un proprio (ex) partner di tornare indietro riconoscerebbe lo stile: impetuoso e sentimentale, come mai ci era capitato di vedere un tennista rivolgersi al suo allenatore.
Non stupisce del tutto. Il rapporto tra Sabalenka e Tursunov, cominciato nell’estate 2018, è sempre stato molto intenso. Si sono alternati momenti in cui la loro grande affinità è venuta fuori in modo evidente – i festeggiamenti dopo i due titoli di Wuhan, con Aryna che gioca teneramente con la coda del suo coach come potete vedere in testa al pezzo – e altri in cui il contrasto tra i due caratteri ha prodotto scintille. Come quest’anno a Indian Wells, quando nel match che Sabalenka avrebbe poi perso contro Kerber abbiamo assistito a due coaching piuttosto insoliti: quello in cui maestro e allieva si sono guardati negli occhi senza proferire parola e un altro che ha visto Tursunov rispondere con un secco ‘no’ alla richiesta di supporto da parte di Sabalenka. Tutto all’interno di una partita nella quale l’allenatore era sembrato quasi disinteressato alle gesta della giocatrice, mancando persino di applaudirla dopo i colpi vincenti.
“Dopo lo US Open ho realizzato che c’era un problema, troppe cose fuori dal campo stavano distogliendo la mia attenzione dal gioco e questo mi ha aiutato a vincere qualcosa e ritrovare certe sensazioni”, ci ha raccontato Aryna in una breve chiacchierata nel tranquillo ambiente di Zhuhai. “Mi sono resa conto di quanto fosse stupido dare a Dmitry la colpa dei miei insuccessi, quindi ho trovato il modo di recuperare il rapporto con lui“. La disponibilità e il sorriso con i quali la bielorussa risponde a ogni nostra domanda sono quasi sorprendenti, specie se raffrontati al suo modo di stare in campo molto esuberante. Sabalenka off court trasmette invece una naturale dolcezza, s’imbarazza e sorride spesso, soprattutto le sue dichiarazioni non sembrano mai viziate da insincerità.
“Spero che tutto questo possa aiutarmi a iniziare la prossima stagione in modo più… intelligente, con maggiore esperienza. In qualche modo c’è un po’ di delusione per quello che è successo in questi mesi ma allo stesso tempo mi sono detta ‘ok, finalmente l’hai capito’. Questo significa che puoi lavorarci su e passare oltre. Ogni giocatore passa momenti del genere e di solito impara sempre qualcosa, mi auguro possa succedere anche a me“.
Le chiediamo se ha mai pensato a qualcosa di diverso per il prossimo anno, lei sospira e poi risponde sicura: “Spero di continuare a lavorare con Dmitry“. Sul fatto che Aryna non abbia alcuna intenzione di chiudere questo capitolo non sembra esserci il minimo dubbio. “Abbiamo provato ad ‘aggiustare’ reciprocamente alcune cose e questo mi ha aiutato a restare positiva. L’intenzione è semplicemente quella di andare avanti perché la nostra collaborazione è molto buona e sta funzionando alla grande, non voglio perderlo come allenatore. Se le cose vanno così bene, perché dovrei cercare qualcun altro? Quindi sì, abbiamo provato a risolvere tutti i problemi che abbiamo avuto e penso che l’abbiamo fatto piuttosto bene“.
L’impressione conclusiva, per quanto prettamente personale, è che dietro i colpi incredibilmente esplosivi di Aryna Sabalenka, dietro la sua dedizione totale alla ricerca del vincente e persino dietro il grande carisma che trasmette sul campo si nascondano le normalissime debolezze di una ragazza di 21 anni. Debolezze che Dmitry Tursunov ha saputo mascherare, forse persino colmare, con un’abilità che difficilmente gli avremmo attribuito facendo riferimento semplicemente allo storico del Tursunov giocatore. Le alchimie che si creano tra allenatore e giocatore sono però spesso imprevedibili, e in fondo è bello così.