da Parigi, il nostro inviato
Nole Djokovic supera Edmund e centra la 50° vittoria dell’anno, un traguardo raggiunto ben dodici volte in carriera, come Ivan Lendl (solo Federer, riuscitoci sedici volte, e Connors, 14, hanno fatto meglio). Il serbo lo fa fugando in buona parte i dubbi sul suo stato di salute e in particolare sulla febbre che lo aveva accompagnato in questi ultimi giorni parigini. Ieri in conferenza stampa, vedendolo coi nostri occhi tutto coperto con giacca invernale e con gli occhi lucidi, si era percepito come e quanto fosse debilitato. Si era così in parte spiegata anche la brutta prova offerta all’esordio contro il Next Gen francese Moutet, contro il quale Nole aveva commesso addirittura 21 errori di dritto, di cui addirittura 17 in un inguardabile primo set.
Restano invece le perplessità sulla qualità del tennis messo in mostra anche oggi dal serbo, che non appare per nulla in fiducia. L’avversario odierno del numero uno del mondo, Kyle Edmund, pur proveniente da una stagione negativa – dopo aver concluso il 2018 nella top 20, quest’anno ha raggiunto una sola semifinale ed è scivolato al 75° posto ATP – era sicuramente un ostacolo di difficoltà maggiore rispetto a quello rappresentato ieri da Moutet. Il ventiquattrenne britannico aveva anche sconfitto in uno dei cinque precedenti Djokovic: l’anno scorso a Madrid, quando però il serbo era però in piena crisi di risultati.
LA PARTITA – Non è certo un Djokovic capace di impressionare positivamente quello che si aggiudica il primo set: molto stranamente, risponde poco e male e quando spinge non riesce a far praticamente mai male coi due fondamentali di rimbalzo. Il campione è tale quando coglie subito le occasioni che gli si presentano e innumerevoli volte abbiamo visto in Nole il killer instinct. Quella che invece ha bisogno di sette set point per portare a casa contro un tennista lontano dalla forma migliore non è che una versione sbiadita del numero 1 serbo. Il primo set scorre via molto veloce: si è sul 4-3 dopo 22 minuti, 5-5 dopo trentadue minuti. Nessuno dei primi undici giochi va ai vantaggi, ma sul 5-6 servizio Edmund, dei gratuiti col rovescio regalano a Djokovic altrettenti set point che Kyle è bravo ad annullare con coraggio. Il tie-break vede scappare via Nole sul 6-3, ma il serbo viene clamorosamente rimontato, anche per bravura del britannico. Sul 7-6 arriva ancora un’occasione non convertita per chiudere il set, ma bisogna attendere il sedicesimo punto perché la pratica sia archiviata da Nole, dopo ben 55 minuti, con un dritto vincente.
Nel secondo parziale, Edmund non ne ha più: perde l’incisività al servizio e anche il Djokovic non brillante di oggi non può che approfittarne: nel terzo gioco con un bel dritto in corsa incrociato ottiene il primo break, per poi chiudere definitivamente i giochi nel quinto game, durante il quale sulla palla break da fronteggiare Edmund pensa bene di commettere doppio fallo. La partita è praticamente finita: Djokovic pensa bene di risparmiare energie e chiude 7-6 6-1 in 82 minuti di partita.
Domani contro Stefanos Tsitsipas servirà ben altra versione del numero uno del mondo, peraltro prossimo a perdere la leadership in favore di Nadal. Il greco ha spento senza troppa difficoltà le residue velleità di Finals di Alex de Minaur, battuto 6-3 6-4 in 70 minuti di gioco (anche per lui si è trattato della 50° vittoria stagionale), ma più del suo tennis in acclarata ripresa è rilevante sottolineare come abbia sconfitto Djokovic in due precedenti su tre ma soprattutto ci sia riuscito meno di un mese fa a Shanghai, offrendo una prestazione da applausi. Tante volte in passato Nole aveva iniziato a fari spenti per poi salire di rendimento; vedremo se anche da domani sarà così.
GRIGA! – L’altro quarto di finale della parte alta del tabellone, che eleggerà l’avversario di uno tra Djokovic e Tsitsipas in semifinale, vedrà opposti il cileno Christian Garin e Grigor Dimitrov. Garin ha ricacciato in gola ai tifosi già presenti sugli spalti del centrale in sessione mattutina l’urlo della vittoria annullando tre match point a Jeremy Chardy, uno dei tre francesi approdati agli ottavi di finale. Il bulgaro ha invece offerto una prestazione molto convincente contro un Thiem forse già con la testa a Londra. Sicuramente un concorso di colpe: Grigor è stato perfetto con ogni fondamentale, Dominic è apparso scarico e poco interessato a rimanere aggrappato al match. Dimitrov giocherà il suo 12esimo quarto di finale in un Masters 1000, il primo qui a Parigi-Bercy, mentre per Garin (che vincendo entrerebbe in top 30, migliorando il suo best ranking) si tratterà di una prima volta assoluta.