Era sparito dai radar da quasi un lustro, ma è rientrato nel circuito in grande stile. Carlos Rodriguez, referenziatissimo allenatore argentino noto ai più soprattutto per l’epopea vissuta al fianco di Justine Henin, da circa un paio di mesi è il nuovo mentore di Amanda Anisimova. Rodriguez, oggi cinquantacinquenne, aveva sospeso la propria attività nel circuito pro dopo essere stato l’artefice del clamoroso finale di carriera giocato da Li Na, sotto la sua guida assurta al numero due del ranking mondiale e campionessa all’Open d’Australia 2014.
Ritiratasi la campionessa di Wuhan, il coach è rimasto in Cina con la famiglia, costruendo giocatori nella sua accademia. “Si è trattato di un’esperienza di vita molto appagante e adesso sento di avere la fame giusta per tornare a gettarmi nella mischia. In questi anni mi hanno cercato almeno quindici tra giocatrici e giocatori di cui per rispetto non faccio i nomi, ma solo ora avverto le motivazioni del caso“.
Avrà in mano un gioiello prezioso, magari da sgrezzare, ma dal potenziale sconfinato. “C’è poco da dire, ha le armi per competere a livelli altissimi, ma questo non è il momento delle previsioni, bensì quello di lavorare a testa bassa. Amanda deve ancora trovare la sua strada e costruire delle basi più solide. I fondamentali, per esempio, sono ancora molto sbilanciati, e la tenuta fisica è ancora molto lontana dal livello che le servirebbe“.
Sulla bocca di molti già da qualche anno nonostante la verdissima età, Anisimova è deflagrata la scorsa primavera sulla terra rossa di Parigi, dove ha raggiunto un’inopinata semifinale fermandosi solo al cospetto della futura campionessa e numero uno del ranking Ashleigh Barty. La seconda parte dell’annata non è invece valutabile in alcun modo, considerato il dramma famigliare occorsole che, oltre a impedirle di giocare a New York, l’ha naturalmente obbligata a staccare la spina per quasi tutto il resto del 2019. “Negli ultimi sei mesi Amanda non si è praticamente mai allenata – ha proseguito Rodriguez -, e avrebbe davvero bisogno di prepararsi molto meglio a livello fisico. Ha solo diciotto anni e a quell’età gli infortuni che ha già subito sono decisamente troppi”.
Di obiettivi, per ora, meglio non parlare. “Come ho già detto, è una ragazza dall’enorme potenziale che deve ancora fare enormi progressi. Il percorso che ho in mente è a lungo termine, ponendomi degli obiettivi precisi ma anche rispettando il suo naturale processo di crescita. Per ora stiamo lavorando bene e non vedo l’ora di scoprire quali saranno i risultati all’ Australian Open“.