TENNIS INTERNAZIONALI BNL D’ITALIA – In tre ore esatte di gioco Novak Djokovic resiste a un indemoniato Milos Raonic. 6-7 7-6 6-2 il punteggio finale in favore del serbo, sospinto dal tifo del pubblico romano che ora sogna una finale contro Rafael Nadal. Ottimo Raonic, impressionante a tratti.
Novak Djokovic b. Milos Raonic 6-7 7-6 6-3 (Da Roma, Claudio Giuliani)
La vecchia guardia resiste. Per ora. Novak Djokovic ci mette tre ore a domare la furia che risponde al nome di Milos Raonic, tutt’altro che solo servizio come spesso si sente dire. Sotto un sole cocente, con il vento ridotto al minimo dopo diversi giorni, Milos Raonic inizia il suo match subito all’attacco, aggredendo Nole non solo alla battuta, dove tocca da subito velocità proibite ai più (nel primo game 2 prime a 228 e 235 Km/h), ma anche con il diritto e con il rovescio. C’è brusio ogni qual volta compare compare la velocità del servizio sul tabellone elettronico Ricoh. Il serbo salva subito due palle break sotto sullo 0 a 1 e lo stesso fa Raonic, che sul 2 pari 15-40 infila tre aces (due sopra i 220 orari) annichilendo il serbo. Sul 4 pari il canadese salva ancora 2 palle break nel game più lungo del match (16 punti), si issa quindi sul 5 a 4 e conquista un setpoint che sciupa buttando lungo un rovescio. Si arriva quindi al tiebreak con Djokovic che va subito sul tre a zero ma poi commette qualche errore gratuito, anche con il rovescio, disturbato da sporadiche alzate di vento. Raonic non si fa pregare, accelera fino a 6-3 e chiude al terzo set point, indovinate un po, con il servizio. Un set a zero per lui, 51 punti a 47 per Djokovic dopo 1 ora e 12 minuti di gioco.
Il secondo set comincia come il primo, con Raonic all’attacco e molto autoritario da fondo campo. Nole ha un atteggiamento in campo negativo. Non sembra avere buone sensazioni dal suo gioco. Con il servizio praticamente non coglie quasi mai punti diretti. Sul due a uno per lui però strappa il servizio all’avversario, ma poi cede subito il vantaggio appena acquisito. Non ci saranno più break di qui al naturale epilogo di un set con i due che non cedono praticamente più punti al servizio. Raonic conquista negli ultimi 4 turni di battuta del set un parziale di 16 a 2 (tre turni tenuti a 0) mentre Djokovic fa poco peggio: 12 a 3 il parziale degli ultimi 3 game con il serbo alla battuta. Impressiona Raonic, capace di tenere altissime le velocità (e i conseguenti punti, anche se Djokovic risponde spesso) al servizio dopo le due ore di gioco. Nel tiebreak sostanziale equilibro fino al 3 pari quando Djokovic strappa un minibreak a Raonic e allunga fino a chiudere per 7 punti a 4. Sono passate 2 ore e 23 minuti di gioco e anche in questo set vince chi fa meno punti: 46 per Raonic sul taccuino, 44 per Nole.
Il favorito ora, sospinto dai cori del pubblico felice per aver avuto il terzo set, è Novak Djokovic. Lui non si fa pregare: strappa il servizio all’allievo di Piatti e Ljubicic e mostra il pugno alla folla. E’ il momento decisivo della partita. Il serbo inserisce il pilota automatico anche se poi concede una palla break per far rientrare in partita il suo avversario sul due a uno per lui. Raonic riaccelera col servizio, tenendo i suoi turni agevolmente mentre il serbo soffre un po’. Raonic serve sul 5 a 3 per rimanere nel match ma perde nuovamente il servizio, questa volta facilmente e quindi perde la partita. Il cronometro segna 3 ore esatte di gioco.
Novak Djokovic ha resistito all’avanzata del giovane Raonic, bravissimo (e impressionante a tratti) a tenere alto il livello di gioco per oltre due ore e mezza, eccezion fatta per quel passaggio a vuoto che gli è costato caro. Del servizio sapevamo già, ma del diritto che lascia gli avversari a metri dalla palla e del rovescio sempre più solido non avevamo questa percezione. Per lui è solo questione di tempo. Djokovic poi fa gli straordinari. Corre festante verso il Pietrangeli dove lo aspettano i suoi fan. Vuole richiamare attenzione verso le alluvioni che stanno devastando la Serbia e la Bosnia. Espone uno striscione dove chiede supporto. Con lui Boris Becker. Applausi.