Tre mesi fa Reilly Opelka si scagliò su Twitter contro l’ATP Cup. Il tennista statunitense criticò la decisione di far valere l’evento a squadre in corso in Australia come “evento bonus” (non è incluso nei diciotto tornei che contano per stabilire il ranking) aggiungendo che “è molto ingiusto per i tennisti che non possono parteciparvi e non hanno le stesse possibilità di guadagnare punti”. Alla sua protesta si sono aggiunti recentemente anche Andrey Rublev e Jo-Wilfried Tsonga. I due atleti non hanno potuto recarsi in Australia per partecipare all’ATP Cup per i limiti di regolamento imposti della competizione a squadre: Rublev è il terzo giocatore russo dietro Khachanov e Medvedev, proprio come Tsonga, numero tre di Francia.
Andrey e Jo hanno quindi scelto di volare a Doha per il torneo ATP 250, eletto miglior evento di categoria per il 2019, ma anche altri ‘numeri tre’ hanno preferito giocare in Qatar piuttosto che fare le riserve nel nuovo campionato a squadre: parliamo di Edmund, Djere e Raonic. Parlando verosimilmente a nome di tutti, Rublev e Tsonga hanno rilasciato dichiarazioni pungenti sulla manifestazione per nazioni. “Non è facile il discorso sull’ATP Cup. Penso che debbano cambiare qualcosa perché non è corretto“. L’argomento della discordia è rappresentato dall’ammontare di punti che la manifestazione assegna, oltre al fatto che si tratta di punti ‘bonus’. Possono essere al massimo 750 per chi vince tutti i match di singolare del torneo, ma l’assegnazione è regolata in base al ranking dell’avversario affrontato (e sconfitto).
“Con la mia classifica sarei numero uno nella metà delle nazionali e in quasi tutte sarei almeno al numero due. Qualcuno al numero 900 o 1000 è il secondo giocatore della nazione e può guadagnare i punti che valgono come quelli di un nuovo torneo”. Il concetto è condivisibile, anche se il giocatore con la classifica peggiore ad aver giocato in Australia, il numero due moldavo Cozbinov, in realtà staziona poco oltre l’800esima posizione.
C’è però il caso di Franco Roncadelli, giocatore uruguaiano privo di ranking che è sceso in campo al posto dell’infortunato Martin Cuevas (fratello di Pablo): Roncadelli non ha attualmente un ranking ed è stato al massimo numero 1657 del mondo, come testimoniato dalla dure sconfitte subite da Bautista Agut e Metreveli. Proprio quest’ultimo, numero due georgiano, ha beneficiato più di tutti del format della competizione portando a casa 15 punti e guadagnato ben 120 posizioni, utili a farlo ritornare in top 600.
Metreveli non festeggerà però il raggiungimento del best ranking, come accadrà invece a fine torneo al polacco Zuk, all’austriaco Novak, al norvegese Ruud, al nostro Travaglia e al britannico Evans, che rispetto al tweet riassuntivo che vi proponiamo ha guadagnato sei ulteriori posizioni – saranno cinque se Lajovic effettua il contro-sorpasso ai suoi danni – grazie alla vittoria odierna su de Minaur, purtroppo per la Gran Bretagna inutile ai fini della qualificazione. Evans porterà a casa ben 215 punti, il secondo bottino più ricco della manifestazione (Medvedev è a quota 255).
Anche alla luce di questi numeri, appare evidente come il formato penalizzi giocatori come Rublev e Tsonga, che si trovano quasi costretti a scegliere il torneo del Qatar per difendere la loro posizione in classifica. “Vorrei essere lì (in Australia, ndr) per giocare, ma oggi va così” ha detto il francese. “È un po’ ingiusto. Spero che ci lavoreranno e che l’ATP trovi una soluzione.“ Ma quali?
Ai vertici dell’associazione si potrebbe ragionare su una riduzione del numero di nazioni partecipanti per evitare che si verifichino casi estremi come quelli che tentava di evidenziare Rublev nelle sue dichiarazioni. Nel format a 18 squadre utilizzato nelle Davis Cup Finals solo tre fra i singolaristi scesi in campo occupavano un posto oltre la duecentesima piazza del ranking ATP, due dei quali (Mektic e Gojo) rappresentavano la sfortunatissima Croazia orfana di Marin Cilic.
Oltre a questa soluzione, che conferirebbe più equilibrio all’evento, l’ATP potrebbe inserire un norma che obblighi il team a mandare in campo almeno una volta tutti i singolaristi convocati nel corso della fase a gironi. In questo modo Rublev, Tsonga e Opelka (ma anche tanti altri giocatori che hanno preferito rinunciare per non stare a scaldare la panchina) avrebbero almeno una possibilità di raggranellare punti, senza dimenticare che il torneo è appena alla sua prima edizione e le imperfezioni emerse potranno essere limate nelle prossime edizioni.
Guarda più avanti Nole Djokovic, che pensa a una futura fusione tra ATP Cup e finali di Coppa Davis, separate da sole cinque settimane in calendario: “Forse la soluzione migliore sarebbe avere una Super Cup, una Coppa del Mondo per noi uomini” ha detto nella conferenza stampa dopo la vittoria sul Cile. “Discuteremo nel consiglio a riguardo e vedremo quale sarà il feedback dei giocatori sulla prima edizione dell’ATP Cup. La Coppa Davis ha generato alcune cose positive, ma anche alcuni commenti negativi. E una cosa che spicca sulla Coppa Davis e sul malcontento da parte dei giocatori è il fatto che non puoi più giocare in casa. Secondo me dovrebbero esserci alcuni palcoscenici come l’ATP Cup in diverse località, per poi fondersi con gli ultimi otto, sai, simili a quelli che abbiamo.”