TENNIS – Magnus Norman, allenatore di Stanislas Wawrinka da poco più di un anno, ritiene che il giocatore possa giocarsi tutte le sue chance al Roland-Garros.
Allenatore di Stanislas Wawrinka, Magnus Norman si è confidato mercoledì scorso, 24 ore prima che lo svizzero perdesse al terzo turno del torneo di Roma, leggermente provato da un dolore alla schiena. “Non penso ci sia nessuna ragione per la quale Stan non possa vincere un’altra prova dello Slam”, afferma lo svedese.
Il Roland-Garros comincerà il prossimo 25 maggio. Cosa si aspetta da Stanislas in questo torneo?
“Non mi aspetto che lui vinca il titolo. Come sempre prima di un Grande Slam, spero prima di tutto che sopravviva alla prima settimana. Sarà, tuttavia, pronto per questo torneo, che affronterà con fiducia sin dall’inizio.”
Non affronterà teste di serie prima del terzo turno. Ci sono giocatori che deve particolarmente temere nei primi due turni?
“Dominic Thiem! Ha battuto Stan a Madrid, ed avrebbe un piccolo vantaggio psicologico. Ci sono altri buoni giocatori di cui bisognerà diffidare. Io mi auguro un sorteggio complicato per Stan. I migliori risultati nelle prove del Grande Slam li ha sempre ottenuti dopo dei sorteggi non molto agevoli.”
Può sperare di conquistare il titolo?
“Rafael Nadal rimane il grande favorito. Novak Djokovic sarà il suo principale rivale, e Stan si colloca appena dietro. Si tratta di uno dei pochi outsiders capace di imporsi. Lo ha dimostrato in Australia, ed è in grado di ripetersi, anche se non c’è alcuna garanzia.”
Rafael Nadal non si è mostrato molto convincente dopo questo inizio di stagione sulla terra battuta…
“Quando si gioca al meglio dei cinque set, rimane sempre temibile sulla terra battuta. Sarà molto difficile da sconfiggere. Si può dire che non ha mai perso al Roland-Garros (nel 2009 è stato condizionato da un problema al ginocchio, anno in cui ha subìto la sua ultima sconfitta a Parigi, negli ottavi di finale contro Robin Soderling, allenato all’epoca da Magnus Norman ndr). Non è imbattibile su questa superficie, ed i suoi avversari lo hanno capito.”
La vittoria di Stanislas nella finale degli Australian Open contro Rafael Nadal ha cambiato il modo di approcciarsi nei suoi confronti anche da parte degli altri avversari del maiorchino?
“Senza dubbio. In linea di massima, tutti i giocatori riconoscevano il dominio dei Fab Four (Nadal, Djokovic, Federer e Murray ndr) nei grandi tornei. Si sentivano battuti già in partenza. Stan ha dimostrato che questi quattro giocatori non sono imbattibili.”
Lei si occupa di Stanislas da poco più di un anno. C’è un ambito nel quale i progressi di Stan sono stati più spettacolari?
“No. Si tratta della somma di numerosi piccoli dettagli. Stan lavora duramente da diversi anni, da prima che la nostra collaborazione cominciasse. Si tratta di un professionista serio. Da un punto di vista tecnico, il colpo nel quale è migliorato è stato il diritto. Il suo margine per avvicinarsi a rete è cresciuto tanto, così come la sua fiducia nei suoi colpi. Stan ha sempre spinto molto con i fondamentali, mostrando una potenza incredibile. Si tratta di un grande giocatore, che ho sempre amato vedere giocare. Ora ha il coraggio di andare più spesso a rete, creandosi l’occasione giusta. Questo fa la differenza.”
Dove può ancora migliorare?
“In tutto. Ogni giorno cerchiamo il modo per sviluppare al meglio il suo gioco. Attualmente stiamo molto lavorando sulla sua risposta e sulla sua volèe, ma anche sul suo servizio e sul suo diritto. La cosa geniale, è che ci piace condividere tutte le fasi della preparazione. Stan ama lavorare, ed è affamato di matches e di vittorie. Ne vuole sempre di più.”
Lei vede dei limiti nel potenziale di Stan?
“No. Stan è in grado di vincere ancora numerosi titoli. Il suo impegno è costante. Inoltre è perfettamente in grado di pianificare il suo calendario. Se può vincere un altro titolo Major? Perché no? Non penso ci sia nessuna ragione per la quale Stan non possa vincere un’altra prova del Grande Slam. “
Stan aveva raggiunto il suo primo quarto di finale in un Grande Slam nel 2010 a New York. Sembrava già pronto per il salto di qualità. Perché questo non è avvenuto così rapidamente?
“Penso sia difficile da spiegare. All’epoca allenavo Robin Soderling, e non lo seguivo spesso. Anche se avevo notato in lui un grande potenziale. Avevo anche potuto constatare che in campo alcune volte era troppo gentile. In lui mancava l’istinto killer. Ora è sempre gentile (ride ndr), ma in campo è oramai un killer.”
Cosa l’ha sorpresa all’inizio della vostra collaborazione?
“La sua umiltà. Si tratta di una delle sue grandi qualità. Lui si occupa sempre di tutte le persone del suo staff, è un piacere avere al proprio fianco una persona così. La cosa che mi ha stupito, è stato il modo in cui ha metabolizzato la sua vittoria in Australia. Quello che ha fatto in Coppa Davis per la propria squadra contro il Kazakhstan, e il successo di Montecarlo sono cose notevoli.”
Eppure nel mese di marzo ha avuto qualche passaggio a vuoto nei tornei di Indian Wells e Miami (eliminato in entrambi i casi negli ottavi di finale). Ha temuto che non fosse più capace di trovare il suo livello di gioco espresso agli Open d’Australia?
“No! Il suo livello di gioco non si era abbassato. Semplicemente non era pronto a livello mentale per i tornei di Indian Wells e di Miami. Abbiamo discusso molto su questo fatto. La Coppa Davis lo ha aiutato molto in questo senso ( ha portato il punto del 2-2 contro il Kazakhstan, prima che Federer apportasse quello decisivo per la vittoria), dopo che durante il week-end le cose non erano andate molto bene. Si è tolto parecchia pressione dopo questo successo.”
Certi giocatori sostengono che avrebbero meritato di vincere un Major più di Wawrinka. Perché è arrivato il suo momento a Melbourne?
“Anche io, ritengo che avrei meritato una vittoria in una prova del Grande Slam (Magnus Norman è stato il numero 2 al mondo nel 2000)! Ma non c’è spazio per i meriti. Stan è stato capace di farlo. Mi pare sia così semplice.”