TENNIS ROLAND GARROS 2014 – Novak Djokovic
Intervista pre-torneo
Vieni dal successo di Roma, ovviamente questa settimana ti serve per smaltirlo in un certo senso. Che sensazioni hai riguardo al Roland Garros?
Senz’altro la vittoria a Roma è arrivata al momento giusto; per la mia fiducia è un grosso incentivo e spero di poter portare questa positività anche qui a Parigi. È sicuramente un torneo diverso da Roma, è uno Slam, sono due settimane al meglio dei cinque e la sensazione è che tutti i partecipanti abbiano una motivazione in più per fare bene.
Come ti stai relazionando alla tragedia in Serbia?
Sono tempi durissimi, le piene sono di proporzioni epiche, hanno costretto moltissime persone ad abbandonare le proprie case. Moltissimi hanno perso tutto ciò che avevano, molti hanno perso i propri cari. È una delle più grandi tragedie che Serbia, Bosnia e Croazia abbiano mai affrontato; il lato positivo è che questi paesi, per molto tempo in guerra tra loro, abbiano dimenticato i loro dissapori e stiano dimostrando solidarietà l’uno all’altro. La fase di ripresa è solo all’inizio, ci vorrà molto tempo, direi svariati anni a seconda dell’aiuto che avremo dall’estero. In un certo senso è la mia missione e quella delle persone che ricoprono un certo status, quella di sensibilizzare la comunità internazionale. Non è stato facile, stavo giocando a Roma quindi parte di me era concentrata sul torneo; il resto di me e dei miei pensieri era con la mia gente. La prima cosa che ho cercato di fare è stato portare il dramma all’attenzione dei media internazionali; fortunatamente ha funzionato, vedo moltissime agenzie di informazione che si interessano a quello che sta accadendo. Se è merito mio o di altri non è importante, quello che conta è che la gente ne parli; abbiamo bisogno di aiuto, ovviamente tutte e tre le nazioni, quanto più è possibile. In questi momenti difficili non ci sono priorità eccetto cercare di fare il proprio meglio per salvare le persone e la nazione, perché stiamo parlando di forze superiori. Posiamo soltanto pregare e sperare che passi in fretta.
Stai bussando alla porta di questo Slam da qualche anno ormai. Come ti senti rispetto a quando nel 2011 arrivasti qui da imbattuto, o rispetto agli ultimi anni in generale?
Gli ultimi anni sono stati abbastanza soddisfacenti al Roland Garros, specialmente gli ultimi due in cui ho giocato semifinale e finale, perdendo in entrambi i casi da Nadal, che ancora il favorito numero 1 per la vittoria, quest’anno. L’anno scorso fu uno scontro epico, 10-8 al quinto mi sembra; sebbene sia stato un colpo duro da incassare, anche per lo sforzo emotivo che stavo profondendo per vincere il torneo, sono riuscito a prendere i lati positivi, sapendo che ogni anno mi sto avvicinando sempre più all’obiettivo, questo mi da fiducia per l’edizione di quest’anno. Come ho detto, il titolo a Roma e la vittoria con Nadal sono motivi di orgoglio, vincere con Rafa sulla terra non capita tutti i giorni, quindi è una grossa spinta per il mio morale e la mia autostima. E mi sento bene fisicamente, e molto motivato.
Pensieri su Sousa al primo turno? Il primo turno di uno Slam ti rende più nervoso, date le aspettative?
Non è la prima volta che devo sostenere questa pressione o le aspettative di andare in fondo o addirittura vincere un torneo. Sousa è uno specialista, ci ho giocato l’anno scorso agli US Open ma è la terra rossa la sua superficie preferita. Soprattutto nei primi turni è importante non sottovalutare nessuno, né prendere come dovuto nulla; come ho detto prima, tutti i 128 giocatori sono motivatissimi a fare il meglio che possono in un torneo dello Slam, perché i riflettori del mondo del tennis e di quello sportivo in generale sono puntati qui, è qui che vogliono fare bene. È qui che per noi top players è problematico affrontare giocatori che non hanno nulla da perdere. Cercherò di giocare il mio miglior tennis dall’inizio, senza pensare a chi ho di fronte, non mi risparmierò. So cosa fare.
Nella finale di Roma hai avuto due palle per il 3-0, poi sei andato 3-1 e Rafa ha pareggiato sul 3-3. È sembrato che sul 3-3 dicessi, “non pensare più a prima”. Ti ricordi quel momento?
Me lo ricordo bene, ha giocato due ottimi games per pareggiare, sempre più profondo e a spostarsi sul dritto. Da quel momento potevo succedere di tutto, ma mentalmente chiunque abbia l’inerzia dalla sua parte e riesce ad essere lucido, ha un grosso vantaggio. No mi sono fatto scoraggiare, mi sono detto di guardare avanti e ho giocato i migliori tre game dell’incontro quando è servito.
Puoi confermare che questa settimana avrai si a Marjan che Boris al tuo angolo?
Sì.
Puoi dirci qualcosa di come lavorano insieme e perché preferisci che ci siano entrambi per questo torneo?
Penso di aver già risposto più volte a questa domanda. Di nuovo, sono contento di avere Boris al mio fianco, una leggenda di questo sport che sa perfettamente che tipo di pressione si affronta su palcoscenici come questo, il che è una delle principali ragioni per cui è nel mio team. Sarà più costruttivo se ci saranno entrambi, sarà meglio, perché Marjan non è solo il mio coach, è soprattutto un mio amico, qualcuno che mi conosce molto bene. Viaggiamo e lavoriamo insieme da otto anni ormai, ho vinto il mio primo e ultimo torneo finora con lui nel mio box, c’è un legame speciale tra noi; per questo potrà aiutare non solo me, ma anche Boris a comprendermi meglio. Sono stato contento di vincere a Roma con entrambi al mio angolo.
Si è sempre parlato dei Big 4 prima di un Grand Slam. Dopo gli Australian Open e Montecarlo dobbiamo considerare anche Wawrinka come favorito? Ci hai giocato parecchio, puoi dirci qualcosa sul come sia migliorato così tanto nell’ultimo anno e mezzo?
Assolutamente, penso che dovremmo e che meriti di essere considerato come uno dei favoriti per il titolo, è quello che ha avuto i risultati migliori nell’ultimo periodo. Ha vinto il suo primo Slam, ha vinto Montecarlo in grande stile battendo altri top players; ha dimostrato a tutti di essere uno dei contendenti per qualsiasi torneo, Grand Slams inclusi. Ne ha già vinto uno, quindi mentalmente sarà più facile l’approccio ai tornei importanti, adesso sa come ci si sente. Penso anche che il suo gioco sia sempre stato molto potente e ha sempre avuto uno stile tale da poter far male a chiunque su qualsiasi superficie, era solo una questione di autostima. Credo che adesso si sia rafforzato anche mentalmente ed abbia acquisito esperienza nei match che contano, si vede dai suoi risultati.
Carlo Carnevale