Si ferma prima di iniziare la corsa della Cina in Coppa Davis. Le restrizioni sui viaggi determinate dalla diffusione del coronavirus impediranno infatti alla nazionale capitanata da Jiang Wei di volare in Romania nel weekend del 6/7 marzo. Il playoff per l’accesso al World Group I si sarebbe dovuto disputare a Piatra Neamt, ma verrà a questo punto archiviato con il successo a tavolino della squadra di casa. Di conseguenza, è la Cina a retrocedere d’ufficio nel World Group II. L’ufficialità è arrivata con un tweet dell’ITF e non è stata seguita, al momento, da reazioni delle due federazioni coinvolte. Nelle scorse settimane, il gruppo zonale asiatico di Fed Cup non è sceso in campo ed è stato trasferito a Dubai (dal 3 al 7 marzo). Stando ai dati ufficiali, il coronavirus ha già ucciso quasi 1900 persone e ne ha infettate oltre 70mila, con il picco della diffusione nella regione di Wuhan.
La rinuncia alla Davis è solo l’ultimo effetto subito dal tennis in Cina in questi giorni di emergenza. Come raccontato nei giorni scorsi, il numero uno cinese Zhizhen Zhang (139 ATP) è stato monitorato dai medici con particolare attenzione nel corso dei tornei in India a cui ha partecipato di recente (l’ATP 250 Pune e il Challenger di Bengaluru). Deve in ogni caso rendere conto dei suoi spostamenti, pur avendo avuto la fortuna – da sua stessa ammissione – di aver lasciato il Paese prima dell’esplosione dell’epidemia. Zhang tra l’altro è di Shanghai, distante più di 800 chilometri dall’epicentro dell’epidemia. “Shanghai non può permettersi di arrendersi al virus come ha fatto Wuhan – ha dichiarato –, è una città imponente. Le persone hanno ricominciato a tornare al lavoro, quindi c’è preoccupazione. Non sappiamo cosa ci aspetta”.
Se il circuito maggiore ATP e WTA in questa fase della stagione non gravita in Asia, è già stato stravolto il calendario – sempre fitto – dei Challenger e degli ITF. I tornei cadetti maschili sono stati cancellati uno dopo l’altro fino ai prossimi due mesi: non si giocherà a Qujing (2 marzo), Zhuhai (9 marzo), Shenzhen (16 marzo), Zhangjiagang (23 marzo), Taipei (30 marzo), Nanchang (6 aprile) e Changsha (16 aprile). Il primo Challenger cinese ancora in calendario è quello di Anning al via il 20 aprile (decisione definitiva attesa il 29 febbraio), in una località distante oltre 1500 chilometri da Wuhan. Una variabile comunque non tenuta in considerazione, visto che sono stati annullati tornei geograficamente lontani dal cuore del problema. Il veto è caduto su tutto ciò che riguarda l’immenso territorio cinese.
Lunga la lista delle cancellazioni anche tra gli ITF: i primi appuntamenti ancora in piedi sono a maggio (settimana dal 4 al 10), con il torneo femminile di Luan e quello maschile di Kunshan. Il focus non è stato ancora puntato sul circuito maggiore perché la WTA – a eccezione dei due tornei 125K di aprile (Xi’An e Anning) che al momento risultano ancora in calendario – metterà di nuovo tenda in Asia solo dopo lo US Open, l’ATP dal 28 settembre con i 250 di Chengdu e Zhuhai. C’è davanti un arco di tempo ampio, che lascia sperare nel venir meno dell’attuale emergenza. Ma l’allerta resta alta.
TORNEI ATP IN ASIA
– Chengdu e Zhuhai (Cina, entrambi 250): 28 settembre-4 ottobre
– Pechino (Cina, 500) e Tokyo (Giappone, 500): 5-11 ottobre
– Shanghai (Cina, 1000): 12-18 ottobre
TORNEI WTA IN ASIA
– Xi’An (Cina, 125K) 13-19 aprile
– Anning (Cina, 125K) 27 aprile-3 maggio
– Nanchang (Cina, International), Zhengzhou (Cina, Premier) e Hiroshima (Giappone, International): 14-20 settembre
– Guangzhou (Cina, International), Seoul (Corea, International) e Tokyo (Giappone, Premier): 21-27 settembre
– Wuhan (Cina, Premier 5): 28 settembre-4 ottobre
– Pechino (Cina, Premier Mandatory): 5-11 ottobre
– Tianjin (Cina, International) e Hong Kong (International): 12-18 ottobre
– Zhuhai (Cina, Elite Trophy): 27 ottobre-1 novembre
– Shenzhen (Cina, Finals): 1-8 novembre
Anche perché di mezzo c’è l’Olimpiade di Tokyo, con i dubbi che stanno circolando sulla disputa regolare – almeno nelle date previste (dal 24 luglio al 9 agosto) – dell’evento a cinque cerchi. In Giappone, al momento, è stato registrato un solo decesso causato dal contagio. Il CEO di Tokyo 2020 Yoshiro Mori, ha respinto ogni preoccupazione dichiarando: “Per quanto riguarda il coronavirus circolano voci irresponsabili, ma vorrei chiarire che non stiamo pensando di posticipare o annullare i Giochi. Vorremmo coordinarci con il governo nazionale e agire in modo calmo“.
Colpiti anche gli altri sport, su scala continentale: il Gran Premio di Cina di Formula 1, in programma a Shanghai, è al momento rinviato e può andare incontro alla cancellazione (su spinta dei team). Nel golf sono stati rimandati a data da destinarsi il Maybank Championship e il Volvo China Open, in programma ad aprile a Kuala Lumpur (Malesia) e a Shenzhen. Sono stati posticipati di un anno i Mondiali indoor di atletica di Nanchino (13- 15 marzo), cancellazione per due gare di Coppa del mondo di sci sulla pista cinese di Yanqinq. Il quadro è da intendersi in aggiornamento.