Vi avevamo già detto che Wimbledon, nonostante la cancellazione dell’edizione 2020, potrà contare sul provvidenziale paracadute assicurativo. La conferma è arrivata dalla voce di Richard Lewis, ex CEO dello Slam londinese che ha rimesso il suo incarico lo scorso settembre per essere sostituito da Sally Bolton, prima donna a occupare la poltrona da quando la carica è stata istituita.
“Siamo fortunati ad avere l’assicurazione e questo ci aiuta“, ha detto Lewis al The Guardian. “Gli assicuratori, i broker e tutti quelli che sono stati coinvolti hanno svolto un lavoro eccellente finora, ma c’è ancora molto da fare. L’assicurazione ci aiuterà a proteggere gran parte del surplus, anche se le cifre e i dettagli probabilmente non saranno noti prima di qualche mese“. Un surplus che ammonta a circa 50-55 milioni di dollari ed è particolarmente strategico per il tennis britannico, perché il 90% viene girato alla federazione (LTA) e ne sostiene il bilancio annuale per oltre il 60%. Semplificando, senza quei soldi si rischiava un effetto domino negativo su tutto il settore che grazie alla copertura assicurativa dovrebbe essere evitato.
Sul The Times, Stuart Fraser ha ipotizzato che al torneo possa spettare un risarcimento di oltre 120 milioni di dollari (100 milioni di sterline) a fronte di oltre 300 milioni di introiti previsti per l’edizione 2020. Vista così sembrerebbe una compensazione piuttosto magra, ma in realtà il mancato svolgimento del torneo elimina anche molte voci di spesa, tra le quali la più ingente è quella del montepremi che quest’anno avrebbe superato i 50 milioni.
È difficile ed è soprattutto troppo presto per fare i conti in tasca a Wimbledon, ma il paragone finanziario con il Roland Garros – che le sue centinaia di milioni rischia di perderle quasi per intero – sembra già piuttosto impietoso. Se davvero il premio assicurativo è inferiore ai due milioni di dollari all’anno come stima Fraser (Lewis ha svelato che Wimbledon ha scelto di stipulare la polizza nel 2003, dopo l’epidemia di SARS), qualcuno a Bois de Boulogne potrebbe essere alla ricerca di un modo innovativo di mangiarsi i gomiti.