Dall’10 al 17 maggio, se non fosse intervenuto il coronavirus a complicare tutto, si sarebbero giocati gli Internazionali BNL d’Italia. Per lenire un po’ la nostalgia, e sperando che il torneo possa essere recuperato quest’anno, abbiamo preparato una serie di articoli sui Sette Re di Roma da pubblicare fino a domenica, il giorno in cui si sarebbe disputata la finale. Abbiamo selezionato i sette tennisti che più degli altri hanno contribuito a scrivere la storia di questo torneo in Era Open.
Partiremo dal più recente per andare indietro nel tempo: oggi tocca a Bjorn Borg, due volte campione sui campi del Foro Italico.
“Amo’ devo tirare due pallate a ‘sto ragazzino svedese, faccio in fretta così poi andiamo a cena”. È una sera di inizio giugno del 1973 e Adriano Panatta, in quel di Parigi si rivolge alla sua fidanzata dell’epoca, preannunciandole la vittoria in quattro set agli ottavi del Roland Garros. Quello che non sa, Adriano, è che quel ragazzino dominerà il tennis sul rosso degli anni a venire. E certamente non può immaginare che la sua ragazza e il suo avversario che si stringeranno la mano per la prima volta quella sera, diventeranno dopo una quindicina d’anni moglie e marito, dando vita ad una delle love story da gossip e rotocalchi più burrascose della storia.
E dunque se accanto a Bjorn Borg affianchi la parola Italia, l’accostamento con Loredana Bertè viene in automatico, così come quello con i mitici completini Fila. Ma il tennis in Italia è soprattutto Roma e Borg e la Città Eterna non sono sinonimo solo di dolce vita e notti brave. Bjorn ha scritto il suo nome nel principale torneo italiano con i successi nel 1974 e 1978. Pochi due soli trionfi per il Re del rosso, capace di portare sei volte a casa la Coppa dei Moschettieri? Beh, se consideriamo che lo svedese ha giocato a Roma in sole tre occasioni, il bilancio non è poi così male…
In verità un giovanissimo Borg figura nel tabellone degli Internazionali d’Italia già nel 1973, opposto al giamaicano Richard Russell, ma non scenderà mai in campo. Nell’anno successivo invece, il non ancora diciottenne Bjorn diventerà il più giovane vincitore degli Internazionali d’Italia.
Giunto sostanzialmente in scioltezza ai quarti, trova il numero 9 del mondo Manuel Orantes, superato in due set, con molta meno fatica di quanta ne dovrà fare un paio di settimane dopo nella sua prima finale del Roland Garros (quando perse i primi due set, prima di lasciare solo due giochi nei restanti tre). In semifinale l’ostacolo è di quelli da far tremare i polsi: Guillermo Vilas vince i primi due set, Bjorn riesce a recuperare ma il match viene sospeso per oscurità.
L’indomani lo svedese invece non si scompone: al mattino vince il quinto set della semifinale e dopo un paio d’ore rifila una nettissima sconfitta al numero uno del mondo Ilie Nastase. Gianni Clerici racconta: “Si pensava tutti che lo sforzo di preparare mentalmente gli ultimi attacchi di quella terribile semifinale avrebbe provato il ragazzo. Ha detto, alla fine, si essersi rilassato durante la colazione e ha aggiunto che, lungi dall’affaticarlo, quel long set l’aveva riscaldato, sciolto, reso consapevole della propria fortuna”.
La finale non ha molta storia e il grande tennis scopre definitivamente l’Orso Svedese, seppur ancora cucciolo. Due settimane dopo, come detto, vincerà il primo dei suoi sei Roland Garros. Sempre lo Scriba: “Nastase, come in tutte le partite precedenti, ha cercato il tocco e la corsa: non sono bastati contro uno che correva quanto lui e che aggrediva la palla con ben altra schiettezza, altra grinta, se di grinta posso parlare per quella fresca pelle color avorio appena brunito, per quei lunghi e biondi capelli”.
L’anno successivo Borg, oramai Re del Rosso conclamato dopo la doppietta Roma-Parigi dell’anno prima, scivola trai campi del Foro contro il messicano Raul Ramirez che finirà per vincere il torneo (battendo ancora Orantes). “La lepre fa fuori l’Orso” titola il mitico Scriba, raccontando di un gioco talmente anticipato del messicano da far apparire perennemente in ritardo Borg. Il letargo, come di consueto, terminerà dopo un paio di settimane in quel di Bois de Boulogne…
È l’edizione del 1978 però quella che resta più di tutte nella memoria degli appassionati romani, ovviamente soprattutto perché dall’altra parte della rete in finale Borg trova l’eroe di casa, quell’Adriano Panatta capace di battere il fenomeno svedese in due delle tre occasioni in cui le loro racchette si sono incontrate al Roland Garros. “Dopo le oscenità di sabato, gli Dei ci hanno mandato una bella finale” racconta Clerici, ricordando la burrascosa semifinale vinta da Panatta contro Pepe Higueras, ritiratosi in polemica con il pubblico e l’arbitro.
Adriano gioca un primo set in versione 1976 (“Dare 6-1 ad un campione del mondo, a colpi di spillo, resta un’impresa comunque rispettabile”), prima di subire il ritorno di Borg. Nel quarto set l’incredibile abnegazione dello svedese si rivelerà vincente: sotto 1-5, recupera fino al 4-5 prima di cedere il set, ma prosciugando l’Adriano nazionale delle residue energie. Il quinto set vede Panatta lottare ma alla fine arrendersi alla legge di Bjorn.
“Bjorn Borg è rimasto in buchetta all’inizio, ma ha poi fatto grande routine, dimostrando un controllo straordinario di se stesso e dei colpi, nel quinto set. Nemmeno decine di monete lanciate dagli artigli degli italopitechi gli impediranno di sommergere alla fine l’eroe de no’antri Adriano Panatta“. Non c’è bisogno di segnalarvi l’autore del meraviglioso affresco.