Qualche ora dopo la conferma della disputa dello US Open e del “torneo di Cincinnati” traslocato a Flushing Meadows, hanno iniziato a circolare sui social media copie del protocollo che è stato messo in atto dalla USTA per proteggere i giocatori e il loro staff durante gli eventi.
Innanzitutto le date sono leggermente diverse da quelle che erano trapelate nei giorni precedenti: il Western & Southern Open si svolgerà da sabato 22 a venerdì 28 agosto, con le qualificazioni che invece si terranno giovedì 20 e venerdì 21. Ci sarà poi il weekend di pausa e lo US Open inizierà il 31 agosto per concludersi il 13 settembre.
Tutti i giocatori potranno arrivare a New York a partire da sabato 15 agosto ed avranno accesso al National Tennis Center di Flushing Meadows il giorno seguente.
Saltata l’idea di organizzare voli charter per far arrivare i giocatori dalle parti più disparate del globo: i tennisti dovranno raggiungere New York con i mezzi propri, e verranno rimborsati del prezzo del volo nel caso in cui il torneo dovesse essere cancellato all’ultimo minuto.
Ogni tennista avrà diritto a due camere, nelle quali potranno soggiornare fino a due persone. La prima camera sarà a carico dell’organizzazione, la seconda a carico del giocatore. Di conseguenze ogni partecipante al torneo potrà portare con sé fino a tre persone, a patto che condividano le due camere a disposizione.
Nessuna menzione nemmeno per il limite di una persona che può accompagnare i tennisti all’impianto per allenamenti e match. Da quello che si era capito, la limitazione sembrava legata più a una questione di camere disponibili nell’albergo ufficiale (che sarà il TWA Hotel all’aeroporto JFK, nel quale soggiorneranno solamente giocatori e loro accompagnatori): sembra quindi che il costo degli extra test per gli altri accompagnatori sia stato valutato come affrontabile dalla USTA, che proprio su questo punto aveva ricevuto le maggiori critiche da parte dei giocatori ATP durante la teleconferenza di mercoledì scorso. D’altronde la disponibilità dei kit per effettuare i test, nonostante fosse un problema durante i primi mesi della pandemia, sembra non sia più una questione rilevante, dal momento che anche la NBA, in preparazione dei prossimi mesi di stagione a porte chiuse nell’impianto Disney di Orlando, ha già fatto sapere di aver provveduto all’approvvigionamento di tutti i test kit necessari fino a metà ottobre.
Ci sarà anche la possibilità, per chi volesse, di affittare una casa privata fuori Manhattan, nel caso in cui non si volesse stare in albergo. In questo caso sembra che si potrebbero avere anche più dei tre accompagnatori previsti dalla soluzione al TWA Hotel, ma la cosa non è precisata nel documento. Il costo per l’alloggio, che sarebbe interamente a carico del giocatore, sarebbe di circa 40.000 dollari per l’intero periodo dei due tornei.
La transportation dall’hotel a Flushing Meadows sarà effettuata con autobus da 55 passeggeri a una capacità che non eccederà mai il 50%. Tre pasti al giorno saranno forniti ai giocatori, con opzioni per spuntini a metà giornata e la possibilità di pre-ordinare il cibo attraverso un’apposita app e di farselo consegnare all’interno dell’impianto. Tutti i ristoranti normalmente disponibili per il pubblico saranno aperti esclusivamente per giocatori e personale di servizio. Si tratta davvero di parecchie opzioni, tutte di buona qualità.
Ci saranno spogliatoi supplementari, si potranno utilizzare le docce, a patto di mantenere una distanza minima tra un giocatore e l’altro. Le teste di serie potranno richiedere una delle corporate suite dell’Arthur Ashe Stadium a loro uso esclusivo. Man mano che i giocatori vengono eliminati, le suite saranno redistribuite agli altri giocatori in ordine di classifica.
Ogni membro del team dovrà essere testato per il COVID-19 prima di arrivare negli USA e comunque all’albergo. Si prevedono un minimo di 1-2 test la settimana, con l’utilizzo di tamponi nasali o attraverso l’analisi della saliva. Ogni giorno verrà controllata la temperatura di tutti gli individui e sarà richiesta la compilazione di un questionario di auto-valutazione dei sintomi.
Se un giocatore viene trovato positivo al test verrà isolato e trattato secondo i protocolli del Center For Disease Control statunitense (il Centro per il Controllo delle Malattie).
Verrà richiesto l’uso della mascherina durante la permanenza a Flushing Meadows ad eccezione dei periodi di allenamento, competizione e di esercizio in palestra. Presumiamo che si consideri anche la doccia esente dall’uso della maschera, ma non è segnalato sul protocollo.
LA REAZIONE DI DABROWSKI – Questo è quanto descritto nelle due pagine fatte avere ai giocatori dalla USTA. Bisognerà vedere quanti dei Top 100 (o forse più, dati i forfait) delle classifiche ATP e WTA saranno disposti a sottostare a queste regole per giocarsi lo US Open 2020.
La prima reazione ad arrivare è stata quella della doppista canadese Gabriela Dabrowski, attualmente n.7 del ranking WTA di doppio, che in un suo tweet ha criticato aspramente le condizioni imposte, la riduzione dei tabelloni di doppio oltre che l’eliminazione del torneo di doppio misto. Inoltre si lamenta il rischio di essere confinati in una stanza d’albergo in caso di positività a uno dei test, senza la possibilità di lasciarla fino a quando il test non risulti negativo.