Chissà quanti temerari avrebbero scommesso, quel 23 luglio 2006, che il 19enne Novak Djokovic – sì talentuoso, ma alla sua prima stagione completa nel circuito – avrebbe fatto seguire al trofeo del Dutch Open di Amersfoort altri 78 titoli, oltre un quinto dei quali sarebbero stati Slam. Quel torneo Djokovic lo dominò, battendo il numero uno del seeding Coria in semifinale e Nicolas Massu (attuale coach di Thiem) in finale con il punteggio di 7-6 6-4. Rispettivamente, un ottimo e un più che discreto terraiolo.
CORREVA L’ANNO… – A seguito degli ottimi risultati raggiunti nel 2006 al Roland Garros (tre teste di serie eliminate prima del ritiro al cospetto di Nadal, ai quarti di finale) e a Wimbledon (rimontato in cinque set da Ancic agli ottavi), di cui fu conseguenza naturale l’ingresso in top 50 – spoiler: non ne è ancora uscito – negli ambienti della racchetta si cominciò a parlare delle qualità di Djokovic, tanto in campo quanto fuori. È doveroso sottolineare questo secondo aspetto perché in conferenza stampa a Parigi, pochi minuti dopo aver lasciato strada a Nadal per un infortunio alla schiena, Djokovic si fece notare dichiarando che senza i problemi fisici avrebbe potuto batterlo. L’allora ventenne spagnolo, occorre ricordarlo, aveva già vinto una volta il Roland Garros ed era sulla strada del bis.
In verità sarebbero serviti ben nove anni e sei tentativi a Djokovic per battere Nadal sul rosso di Parigi, ma chi aveva occhi per vedere riconobbe subito che non si trattava di un’ambizione banale. Era l’ambizione di chi era convinto di poter diventare il migliore, e in effetti ci sarebbe riuscito.
Djokovic ci avrebbe messo meno di tre mesi per rompere anche la barriera della top 20, un confine entro cui è sempre rimasto ad eccezione del periodo intercorso tra l’inizio del Roland Garros 2018 (quello della sconfitta contro Cecchinato) e la prepotente rinascita a Wimbledon, vinto in finale contro Anderson, che ne propiziò il ritorno in top 10.
Sempre per la cronaca, una settimana dopo aver vinto ad Amersfoort, Nole si spingeva in finale anche a Umago, costretto al ritiro contro Wawrinka per problemi respiratori. In ottobre vinceva già il secondo titolo a Metz, in finale contro Jurgen Melzer, poi il tris ad Adelaide a inizio 2007 e quindi il primo titolo ‘pesante’ a Miami con tanto di vittorie back to back contro Nadal e Murray – sette game lasciati al primo, uno al secondo. Ecco, forse qui più di qualcuno aveva iniziato a indovinare il destino di Novak Djokovic.