La prima semifinale in un Premier 5 dopo la maternità e il ritorno in top 50, dopo aver valutato all’inizio dell’anno l’ipotesi del ritiro. “Sì, ci ho pensato – le parole di Vika Azarenka -, a fine gennaio, dopo il forfait all’Australian Open. In quel momento non sapevo se avrei continuato a giocare, ho però deciso di riprovarci un’ultima volta e vedere cosa sarebbe successo. Sono felice della scelta che ho fatto, ma mi sarei sentita bene in qualunque caso. Non sono molte le cose che rimpiango”.
Nella sua mente scorre il film dei guai fisici e soprattutto delle problematiche relative alla custodia del figlio. Poi lo stentato tentativo di rientro a marzo, a Monterrey. E oggi, dopo qualche mese in cui anche il mondo è cambiato, la bielorussa può sorridere continuando il suo percorso netto nel Western&Southern Open, edizione newyorchese. L’ex numero uno WTA, che il trofeo di Cincinnati l’ha alzato al cielo nel 2013, ha avuto bisogno di quasi due ore per battere in due set Ons Jabeur. Una lotta spalla a spalla nel primo parziale, che la bielorussa ha portato a casa solo al tie break (11-9) salvando quattro set point. È stato il punto di rottura di una partita che si è poi messa in discesa, generando il successivo 6-2 che ha chiuso i conti.
Azarenka – che a Lexington era andata subito ko contro Venus Williams (“Ma praticamente non giocavo da un anno“, ha commentato) – sta ritrovando sensazioni decisamente buone. “Jabeur ha un grande talento e ho sofferto all’inizio l’averci giocato contro per la prima volta – la sua analisi -, in condizioni di vento come quelle che c’erano qui la sua varietà di colpi risulta ancor più efficace. Non posso dire che abbia funzionato tutto al meglio, ci sono stati degli errori, ma era importante il risultato“.
Sta funzionando anche il rapporto tecnico avviato nella stagione in corso con il coach francese Dorian Descloix, ex compagno di doppio di Gael Monfils che di Vika è un grande amico: “Ho iniziato a lavorarci a febbraio prima di andare a Monterrey – ha raccontato – poi durante il lockdown si è allontanato avendo due figlie piccole, ma siamo rimasti in contatto. Mi piace il lavoro che facciamo, ha portato alcuni cambiamenti nella mia routine. Lui non ha mai allenato a questo livello WTA, ma impariamo l’uno dall’altro. È stata importante questa freschezza mentale, specie durante la lunga pausa in cui sarebbe stato difficile un lavoro ripetitivo e di routine, senza obiettivi di campo“.
In semifinale troverà Johanna Konta (ottava del seeding), anche lei brava a disinnescare l’insidia Maria Sakkari (6-4 6-3). L’ostacolo più alto incontrato sul suo cammino, dopo aver superato in precedenza due qualificate. Anche per l’ultima finalista del Foro, il passo avanti rispetto a Lexington (fuori subito con Bouzkova) è significativo. La britannica, che non ha mai perso un set, ha brillato per solidità al servizio trasformando in punto l’82% delle prime. Nei precedenti, tre dal 2015, ha battuto Azarenka due volte (l’ultima a Montreal 2018). Per Vika, l’approdo in finale varrebbe il ritorno tra le top 40, un eventuale titolo addirittura tra le top 30.