[3] S. Williams b. [15] M. Sakkari 6-3 6-7(6) 6-3
Alla fine la vendetta è giunta, ma quanta fatica ha fatto Serena Williams per staccare Maria Sakkari sull’ultima rampa di un match durato due ore e ventinove minuti. Un match bruttino, che non è mai decollato davvero, farcito di molti strafalcioni eppure risoltosi in un finale avvincente, per merito della tensione agonistica provocata dalla mezza volata conclusiva. La greca, che aveva vinto l’ultimo precedente giocato giusto la scorsa settimana al Western & Southern Open, è stata avanti anche di un break all’inizio del set decisivo, ma non è arrivata vicina ad accarezzare il sogno, travolta sull’ultimo rettifilo dalla personalità di Serena e da qualche dritto sballato di troppo.
Il caldo e l’esplosività atletica della tennista ateniese suggerivano alla dieci volte finalista una condotta di gara basata su scambi brevi e intensi, ma Sakkari, lesta e prontissima in difesa, come noto è rivale difficile da sfondare con l’uno-due. La contesa è così stata equilibrata sin dal primo set, girato sui due consecutivi e unici giochi in cui le ragazze sono state in grado di arrampicarsi a palla break: nel quinto Sakkari in risposta ha sprecato con tre dritti da censura un vantaggio di quaranta a zero, e nel sesto è stata punita da Williams, la quale ha capitalizzato la terza palla break di un game durato otto minuti e sedici punti.
La greca, che ha sorpreso e innervosito la rivale con una prova al servizio degna della miglior Serena Williams (alla fine 73% di punti vinti con la prima in campo e tredici ace), ha fatto partita pari in un secondo set monocorde e privo di particolari sussulti almeno fino al dodicesimo gioco, quando un nastro malandrino ha procurato alla numero ventidue WTA il primo di due set point salvati da Serena con altrettanti servizi vincenti. Decisione delegata dunque al tie-break, inaugurato da una serie di disastri commessi dalla sei volte campionessa per il quattro a zero Sakkari, la quale ha comunque sprecato altri due set point sul sei a quattro prima di convertire il quinto ringraziando il dritto volato via alla leggenda.
Il ricordo della recente sconfitta e la prospettiva di passare altri tre quarti d’ora buoni sul rettangolo hanno forse condizionato il tremolante avvio di terzo set giocato dall’ex numero uno, presto sotto per due a zero e rannuvolata da una coltre di cattivi pensieri. Quando il drammone pareva poter prendere forma, tuttavia, Serena ha alzato il tono dei suoi colpi e i decibel dei paurosi urlacci che hanno accompagnato il sorpasso in coda a una rimonta da sei giochi di parziale a uno, subìto da un’avversaria ormai tormentata dalla paura e dalle nefandezze di un dritto su cui per amor di Maria stendiamo un velo pietoso.
“Sono felice, non vedo l’ora di affrontare il prossimo match“, ha dichiarato Serena nell’intervista post-partita. “Questo è uno US Open strano, senza la pressione e l’enorme energia che solo il pubblico sa regalare. Se temevo l’avversaria dopo l’ultimo precedente? Certo, ma stavolta almeno sapevo come giocava“. Molto Serena, nel dichiarare candidamente di non avere idea delle caratteristiche della ventiduesima giocatrice del globo. Ammesso e non concesso che una minuta lezione tattica non le fosse stata impartita dall’abbronzatissimo Mouratouglu visto sugli spalti, occorre dire che l’esperienza qualcosa insegna. Intanto le vittorie totali conquistate in carriera all’Open degli Stati Uniti raggiungono il mostruoso numero di centocinque: la centosei, nei quarti, occorrerà strapparla ad Alizé Cornet o a Tsvetana Pironkova, se la collega madre da Plovdiv riuscirà a vincere il quarto incontro della sua trasvolata da fiaba.
Intanto resta incerta la programmazione post-US Open della ventiquattro volte campionessa Major. Interrogata in merito, Serena è parsa molto dubbiosa circa la possibilità di prendere parte al torneo di Roma. “Sapete quanto adori la città e quella manifestazione, ma in questo momento voglio ragionare giorno dopo giorno. Devo dire che al momento non sappiamo molto dell’organizzazione e di tutto il contorno, vedremo“. L’impressione è che le chance di vederla nella città eterna il prossimo quattordici di settembre non siano moltissime.