[Q] M-A. Huesler b. [1] F. Fognini 6-1 6-2
Durissimo atterraggio sul Tour per Fabio Fognini, centonovantotto giorni dopo l’ultimo match ufficiale giocato e perso contro Daniel Evans a Dubai. Durissimo e brevissimo, visto che Marc-Andrea Huesler, numero 303 ATP alla terza vittoria in assoluto nel circuito maggiore, l’ha piegato in cinquantasei minuti che spereremmo di poter considerare poco indicativi.
Più di sei mesi lontano dai campi, con una pandemia e due operazioni alle caviglie in mezzo, rappresentano un periodo enorme, e il ritmo partita non si ritrova per magia. Fabio ha vistosamente bisogno di mettere i famosi minuti nelle gambe, ma settimana prossima è già tempo di Internazionali e i giorni per rimediare sono pochini, considerata la situazione. Oggi la partita non si è sostanzialmente giocata: nervoso, falloso e pressato da un Huesler già rodato da tre match – due di quali oltre alla preziosa e inaspettata vittoria su Ruusuvuori al primo round – Fabio ha perso il servizio nel secondo gioco dell’incontro e non si è più ripreso. Sintomatico nella lettura della non-partita il sesto game al servizio, ceduto con tanto di tre doppi falli.
Nel secondo gioco del secondo set il numero 12 ATP ha provato a rialzare la testa, ma ha sprecato malamente due palle break e la luce si è subito spenta di nuovo. Il break subìto nel terzo game, con tanto di pallata fuori dall’impianto e conseguente, inevitabile warning, ha decretato anticipatamente la fine delle ostilità, come avrebbero sentenziato i radiocronisti di una volta. Deciso a disfarsi del match il più presto possibile, Fabio ha ceduto ancora una volta la battuta nel quinto gioco, prima di abbandonare il campo contrariato.
Non c’è molto altro da aggiungere se il match finisce cinquantotto punti a trentanove, se le percentuali con la seconda palla dicono otto su venticinque, se i punti vinti sulla prima avversaria sono tre in tutto l’incontro. Quella di oggi è la decima sconfitta sulla terra battuta per Fognini maturata in meno di un’ora (escluse le sconfitte per ritiro), e solo la quinta in tutta la carriera nel Tour maggiore contro un tennista fuori dai primi trecento del ranking. Ce n’è abbastanza per dipingere un quadro piuttosto fosco. Ma anche per ritenere che da qui si possa solo risalire.