Il primo confronto pubblico per Novak Djokovic dopo il fattaccio di Flushing Meadows è avvenuto nel silenzio del Foro Italico. Il serbo non ha dribblato le domande ma ha risposto piatto, per mettersi (legittimamente) la pratica alle spalle e riservare ad altro – magari al campo – i colpi più ad effetto.
“Si è parlato tanto di quanto accaduto a New York, se meritassi o meno questo trattamento: l’ho accettato, non lo dimenticherò. È stato ovviamente un gesto involontario, ma se tiri la palla da quella parte devi mettere in conto di poter colpire qualcuno. È una situazione imponderabile, che può capitare a chiunque. Dopo ho parlato con Laura Clark, il giudice colpito, stava bene ma io ero dispiaciuto. Di certo quella dagli US Open è stata un’uscita di scena scioccante per me, anche perché mi sentivo in buona forma. Mi servirà da lezione. Ora sto lavorando per offrire la migliore versione di me, mentalmente e fisicamente. Non posso promettere che non accadrà più, ma farò il massimo. Gestire le emozioni è stato sempre un aspetto importante nella mia carriera, so di non essere perfetto e di avere dei difetti. Adesso però penso solo ad andare avanti, ad andare oltre”.
DAGLI USA AL FORO – In attesa di conoscere l’avversario, tra Sandgren e Caruso, il serbo ha affrontato il tema dell’obbligato sbalzo di superficie dettato da una stagione anomala. “Sono contento di essere qui a Roma, sono convinto che tornare in campo mi aiuterà a non pensare ad altro. Allo stesso tempo capisco perché Zverev e Thiem, reduci dalla finale, abbiano scelto di non venire. Nadal merita un discorso a parte: è il favorito sulla terra rossa, dal Roland Garros a qualsiasi altro torneo. Si sta allenando da tempo su questa superficie e questo può essere solo un vantaggio. Tolto lui, per gli altri ci sarà comunque da valutare l’adattamento. Io ho avuto a disposizione qualche giorno per allenarmi prima del debutto, credo siano sufficienti ma sarà il campo a dirlo. Mi è già capitato un paio di volte in carriera di passare improvvisamente dal cemento americano alla terra, per un paio di impegni di Coppa Davis. So quanto sia impegnativo“.
OBIETTIVI – Lanciato verso il sorpasso a Pete Sampras per numero di settimane in vetta al ranking, Djokovic ha però spiegato come non sia particolarmente affascinato dal tema. “Sampras era il mio idolo quando ero bambino, riuscire a superarlo avrà un significato particolare. Ma il mio più grande obiettivo rimane vincere il maggior numero di Slam per superare il record di Federer“ (20, davanti ai 19 di Nadal e ai 17 del serbo).
Anche perché lo US Open appena concluso, al netto di tutta la sua particolarità, ha comunque aperto il campo alla concorrenza. “Thiem e Zverev hanno le qualità per vincere Slam su ogni superficie. Domi in ogni caso ha meritato quel successo più di chiunque altro. Ricordo quando sono stato io a vincere per la prima volta (Australian Open 2008, ndr), ho avuto la sensazione di togliermi una scimmia dalla spalla. Dopo inizi a credere in te stesso molto di più e a non essere schiacciato dalle aspettative e dalla pressione. Tra l’altro Thiem, dietro Rafa, è il secondo grande favorito per il Roland Garros“. Si parlava di pressione, appunto.