TENNIS – Una finale donne difficile da decifrare, ma solo Maria poteva vincerla e perderla. Incerta ma con un solo schema. Una sola volee, due soli passanti,
zero smorzate. Nadal-Djokovic deve riscattare un torneo senza acuti. Streaming gratuito e scommesse live: tutto il tennis su bwin.it
Il commento di Ubaldo Scanagatta e Laura Guidobaldi:
Dopo due semifinali maschili deludenti una finale femminile avvincente, per l’incertezza che l’ha caratterizzata, anche se giocata con un unico schema.
Proprio incerta fino all’ultimo infatti – come sempre quando due avversarie si ritrovano sul 4 pari al terzo – e, alla fine, può essere considerata comunque la migliore dai tempi di Capriati-Clijsters 12-10 al terzo (2001). Quella fu anche l’ultima finale conclusasi al terzo set.
Maria Sharapova ha meritato di vincerla, ma Simona Halep le ha tenuto testa alla grande, in maniera quasi sorprendente per una tennista che disputava la sua prima grande finale contro una che giocava la nona avendone vinte già quattro, e la prima 10 anni fa.
La partita l’ha fatta Maria, questo è poco ma sicuro. Ha preso più rischi, ha fatto più vincenti e più errori. Poteva vincerla lei e perderla lei. La Halep ha fatto forse più di quel che poteva, ma si sapeva che non avrebbe potuto più di tanto.
Forse le emozioni dovute all’altalena del punteggio, all’incertezza sull’esito, hanno reso agli occhi di chi l’ha vissuta sul centrale (e non in tv in sala stampa o a casa), la partita più bella di quel che è stata, o di come verrebbe giudicata da un tecnico.
Quando sono tornato in sala stampa ho sentito diversi commenti negativi, Gianni Clerici uno su tutti, ma a mio avviso ci sono stati anche parecchi scambi davvero mozzafiato, di straordinaria profondità ed intensità di colpi.
Alcuni errori che vengono conteggiati come gratuiti erano però conseguenza di scambi duri, durissimi. Quindi alla fine non so quanto siano davvero gratuiti.
Sarà vero che se uno va a vedere lo scout e trova un’ottantina di errori “presunti” non forzati, sono tanti. Però è anche vero che quando si tira tanto forte da fondo campo, si cerca di far fare il tergicristallo all’avversaria e si corre da una parte all’altra senza soluzione di continuità per 3 ore, beh, è facile stando in poltrona dire che certi errori non si dovrebbero fare.
Capisco anche che la partita, soprattutta se vista in tv dove lo schermo rimpicciolisce le distanze e non consente di apprezzare appieno la difficoltà di certi recuperi, l’atletismo di certi stretch, sia apparso piuttosto monotono negli schemi di gioco. Tante botte da fondocampo, meno volée delle dita di una mano monca – addirittura 0 per la Sharapova e soltanto 1 per la Halep!!! – e 0 anche le smorzate per l’una e per l’altra; a questo va aggiunto il deprimente dato statistico di un solo passante per ciascuna delle due protagoniste perché si sono, evidentemente, trovate a rete per sbaglio.
Però è stata un partita combattuta fino alla morte da due ragazze confermatesi grandi guerriere. Queste partite si vincono con la testa, sui nervi, più che con il resto, anche se – ribadisco – tirare centinaia di palle sempre vicino alla riga di fondo, e sia di dritto che di rovescio, non è per nulla semplice.
Alla fine l’ha vinta chi doveva vincerla sulla carta, Maria Sharapova su una irriducibile Simona Halep, dopo essersi complicata non poco la vita. Ma l’esperienza le è servita per conquistare, sul 4 pari al terzo, otto degli ultimi nove punti.
Ma quante volte Maria ha rischiato di compromettere tutto! Infatti nel primo set lei era avanti 5-2 (dopo lo 0-2 iniziale) e per poco non si è fatta raggiungere.
Nel secondo set, avanti 4-3 ha sciupato due palle del 5-3 e dal 4 pari è stato tutto un susseguirsi di break – favoriti anche dai soliti doppi falli (ben 12) che Maria non riesce ad evitare – finché nel tiebreak ancora Maria si è trovata avanti.
5 punti a 3, a due punti quindi dal match e dal suo quinto Slam.
Ma li ha persi tutti. Anzi ne ha persi 4 di fila, tutti e quattro errori suoi. Ecco, è rileggendo il mio block notes pieno di geroglifici
disegnati in 3 ore e 2 minuti – 2 minuti meno del record stabilito da Arancia Sanchez e Steffi Graf nel ’94…ma quella partita non fu elettrizzante,
Arancia giocava dei gran topponi liftati sul rovescio di Steffi che li affettava come poteva: non c’era davvero il ritmo e l’intensità della partita di oggi – che mi accorgo di quanti errori gratuiti (52) ha commesso Maria, e particolarmente quando poteva chiudere il match.
Anche nel terzo set Maria è avanti 4-2 – ma non parliamo di break perché ce ne sono stati 16 su 32 games di battuta, quindi esattamente, la metà – e si è fatta raggiungere.
Insomma, magna laude a Maria, che ha contribuito la sua parte a rendere avvincente la partita. E’ chiaramente una grande campionessa, il fatto che abbia vinto le ultime 20 partite sulla terra rossa quando approda al terzo set, la dice lunga sulle sue straordinarie qualità di combattente.
E’ una che non molla, che grida (anche troppo!) dal primo punto all’ultimo, come se non avesse mai vinto nulla. Come se non fosse la più ricca tennista di tutti i tempi, la più famosa, la più sponsorizzata anche se Serena ha vinto 17 Slam e lei solo 5.
“Non sono nata, non sono cresciuta sulla terra battuta, ed ho vinto per la seconda volta qui che era stato lo Slam per vincere il quale avevo dovuto aspettare di più. Me l’avessero detto 10 anni fa non ci avrei mai creduto. Non so nemmeno spiegarmi come sia potuto succedere, se non che ho sempre
lavorato tantissimo e con me tutta la mia equipe. Se penso che un anno fa avevo ancora problemi alla spalla, e tanti dubbi, beh ancora non so cosa dire”.
Io posso solo aggiungere che sono passati 37 anni da quando un’altra giocatrice (la britannica Sue Barker nel ’76 che in semifinale per l’appunto vinse proprio contro la Ruzici, la rumena manager della Halep) aveva vinto uno Slam dovendo far ricorso al terzo set in tutti gli ultimi quattro turni, dagli
ottavi in poi come è toccato a Maria (con Stosur, Muguruza, Bouchard e Halep). Ma in quegli anni lì il Roland Garros veniva disertato dalle migliori giocatrici. Pensate che quando la Ruzici vinse il torneo nel 1978 nessuna delle prime dieci del ranking Wta di fine anno vi partecipò.
Spero che la finale maschile offra un bello spettacolo. Per la verità di grandi partite memorabili quest’anno al Roland Garros non se ne sono viste. E’ stato un torneo così così.
Soltanto una grande finale lo riscatterebbe, vinca Rafa Nadal oppure Novak Djokovic. Io credo che favorito debba essere considerato ancora Nadal solo perché mi sembra in miglior salute e condizione, ma fra loro due – alla quarantaduesima sfida – tutto può davvero succedere. Una cosa è certa: farò il tifo per la partita, spero nei cinque set, farò buon viso anche a 4 set, ma non sopporterei una finale vinta in tre set da uno dei due. Chiunque fosse.
Au revoir a domain.
P.S. Il doppio è stato vinto da Roger Vasselin e Bennetau 6-3 ,7-6 su Granollers-MarcLopez. L’onore della Francia, e la sua grandeur, sono salvi. Allez citoyens.