Se il tabellone femminile dell’Open di Francia, vuoi per le assenze di molte favorite vuoi per le condizioni che vanno dall’unico al si spera irripetibile, ha proposto delle semifinali del tutto impreviste, l’esatto contrario si potrebbe dire della controparte dal cariotipo X/Y. Per certi versi, infatti, i quattro rimasti in corsa a Bois de Boulogne facevano tutti parte del novero di possibili contender all’inizio del torneo, anche perché tutti hanno dimostrato di essere in condizione sulla superficie nelle ultime settimane – basti pensare che Nadal, che avrà il beneficio del dubbio fino al mantenimento delle piena funzionalità deambulatorie e forse anche dopo, è quello che ha vinto meno partite sul rosso in questo mini-swing di preparazione fra Kitzbuhel, Roma ed Amburgo. In fondo, la storia è sempre la stessa, e le asperità non sembrano averla cambiata: nel femminile siamo in un’era di sorprese mentre nel maschile sono meno attaccabili.
Nonostante le ottime prestazioni recenti di Tsitsipas e Schwartzman, a poche ore dalle partite il pronostico punterebbe ad una terza finale sul Chatrier fra Nadal e Djokovic (2-0 Rafa), l’ottava sfida nel torneo (6-1, ma Nole è uno dei soli due bipedi ad averlo sconfitto qui), la nona finale (quattro ciascuno) e la sedicesima sfida Slam (9-6 per l’iberico). Si capisce dunque come il peso del retaggio di queste due leggende sia difficile da affrontare in sé, anche se la soggezione può avvantaggiare solo fino ad un certo punto, perché le partite vanno poi vinte sul campo – non è mai stato un problema per loro far seguire all’aura i fatti.
Un dato ancora più impressionante per quanto riguarda i due si può inferire dando un’occhiata a chi ha offerto il rendimento di livello più alto dalla ripresa: si può notare come i giocatori nati negli Ottanta si siano trovati in difficoltà, dato che sembrerebbe indicare la pausa come favorevole ai più giovani. Eppure questo sembra non valere per i primi due giocatori al mondo (Bautista è l’unica parziale eccezione, visto che ha fatto la semifinale a Cincinnati-New York ma da lì in avanti è calato), decani ormai assediati da avversari sempre più giovani, e questo non può che evidenziare una verità, vale a dire che neanche mesi di inattività bastano a detronizzarli, e se le nuove leve vogliono imporsi devono fare il salto decisivo e scalzarli – vedremo se due avversari in palla come quelli di oggi potranno gestire la situazione, validando in un certo qual modo la vittoria di Thiem a New York come la prima di una nuova era, o se bisognerà attendere ulteriormente.
Proprio Rafael Nadal è stato il più critico dell’edizione autunnale del suo torneo preferito, dalle temperature alla programmazione alle palline. Quest’ultime hanno causato più strali di tutti, anche se forse, come ha detto Jason Collins, direttore della produzione globale di Wilson (uno dei bersagli del maiorchino) “il tennis è uno sport con una grande componente mentale, forse sta facendo questo tipo di commenti solo per togliersi di dosso un po’ di pressione. Una pietra non sarebbe decisamente buona per il suo gioco, ma la buona notizia è che questa palla non è una pietra”. Non è impossibile che Mr Collins abbia ragione, per due motivi: innanzitutto questo è lo Slam su cui Nadal ha puntato tutto per raggiungere il record di Slam di Federer, e come potrebbe dirgli Serena un minimo di soggezione nei confronti della storia è inevitabile; secondo, le palline saranno anche inadatte al Roland Garros 2020, ma finora la cosa non pare aver inficiato la sua abitudine a banchettare con le frattaglie dei suoi malcapitati avversari.
Se i primi quattro non sono stati dei test, quello con Sinner ci ha mostrato un Nadal lucido nell’aspettare la partita, tirato a lucido nella fase di contenimento e capace di dare la spallata decisiva con il dritto inside-out e lungolinea, frustrando la spinta belluina di un ragazzo nato quando lui si stava approcciando al professionismo e portata ancora i pinocchietti (la gente non dimentica). Sembra difficile non pensarlo come favorito, ma se il match di tre settimane fa ha dato delle indicazioni allora il suo record intemerato di set potrebbe essere a repentaglio.
Il suo avversario di oggi sarà infatti Diego Schwartzman, che a Roma ha offerto una prestazione perfetta per eliminare il maiorchino nei quarti di finale. Appannato dalla ripresa e fino all’incontro con Rafa, El Peque ha improvvisamente trovato la sua miglior forma di sempre, e a Parigi ha passeggiato a sua volta fino ai quarti, dove ha piegato un Thiem in surmenage per le fatiche newyorchesi e per la mancanza di preparazione sul rosso (l’austriaco aveva iniziato a mostrare cedimenti contro i milioni di drop shot di Hugo “Cabret” Gaston), vincendo per TKO al quinto e guadagnandosi la Top 10. Per l’argentino sarà la prima semifinale Slam della carriera (anche se dal suo lato era già prima del torneo uno dei due più accreditati, e quindi il risultato può essere considerato una sorpresa ma neanche più di tanto), ma anche quella di tre settimane fa è stata la prima vittoria con Nadal in carriera, e i tre giorni avuti a disposizione per rimettersi dalle cinque ore di trincea con il suo amico Dominic dovrebbero garantire uno Schwartzman a pieno regime e pronto ad anticipare ogni rovescio lungolinea. Una cosa è certa: la permanenza di Dieguito e di Rafa nel torneo continuerà ad incrementare le vendite di cerotti per le vesciche nella Ville Lumiére, possibilmente in quadrupla cifra – di questi tempi è importante muovere l’economia.
Chi avrebbe probabilmente pagato per 24 ore di riposo in più è Novak Djokovic, che contro Carreno Busta ha palesato qualche problema al collo e al braccio sinistro (oltre a confermare un alzo involontariamente precisissimo quando si tratta di giudici di linea). Il serbo si è però sciolto nel corso del match, finendo in crescita, e non vorrà lasciarsi sfuggire l’opportunità di diventare il primo uomo nell’Era Open a conquistare il Double Career Grand Slam, consapevole delle condizioni favorevoli a chi come lui non dipende troppo dalle rotazioni in top, cosa che le 112 smorzate che tenta a partita hanno già ampiamente dimostrato. Quello del 2020 è forse il Nole più consapevole di sempre, il più sicuro del proprio dominio prossemico sulla partita, perché la vera chiave del record di 36-1 (e sappiamo com’è arrivato l’1) è stato un più che mai inscalfibile rifiuto della sconfitta: diverse volte il serbo non ha necessariamente giocato meglio dell’avversario in stagione (con Shapovalov e Medvedev in ATP Cup, con Thiem a Melbourne, con Monfils a Dubai, con Bautista e Raonic a Cincinnati-New York) ma ne è sempre uscito vincitore, ed è difficile puntare contro uno così.
D’altro canto, però, lo Tsitsipas di Parigi è forse il migliore mai visto in uno Slam, e, se come per Schwartzman questa è la sua prima semifinali al Roland Garros (la seconda in assoluto), anche nel suo caso non si vedevano giocatori più forti di lui dal suo lato di tabellone – Medvedev sulla terra sicuramente non gli è superiore. Come il suo ultimo avversario Andrey Rublev, il greco è arrivato senza gambe da Amburgo, precipitando due set a zero sotto contro Munar, ma si è ripreso e da lì non ha letteralmente lasciato niente per strada, servendo benissimo e sfruttando tutta la sua varietà con gli angoli da fondocampo.
In realtà, Tsitsipas sta giocando a livelli altissimi dalla ripresa, iniziando a trovare maggiormente la risposta coperta di rovescio e la smorzata, e solo lo psico-dramma contro Coric a Flushing Meadows (a cui è seguita la scena muta contro Sinner al Foro Italico) hanno rallentato un progresso che lo vedrà tornare fra i Top 5 a fine torneo e che probabilmente gli permetterà di giocarsela in ogni Slam da qui in avanti. I confronti diretti dicono 3-2 Djokovic (anche se non hanno mai giocato tre su cinque), e quindi all’influencer dell’ATP Tour non dovrebbe mancare la consapevolezza di potersela giocare, e, a prescindere dai favori del pronostico per i due campionissimi, questo fa pensare che assisteremo alle due migliori semifinali possibili.