Modificando proporzioni e coordinate geografiche, rimane una costante: spesso i grandi tornei sono il motore del tennis dei rispettivi Paesi. È il motivo per cui si è cercato in ogni modo di salvare gli Internazionali in Italia ed è anche la ragione per cui il movimento in Canada – dove la pandemia ha fatto saltare la Rogers Cup – non vive giorni sereni. Intervistato da Lapresse, è il vicepresidente di Tennis Canada Eugene Lapierre a esplicitare lo stato dell’arte per una federazione che ha dovuto fare i conti in estate con la cancellazione in prima battuta del WTA Premier 5 di Montreal, poi anche del Masters 1000 di Toronto.
“La Rogers Cup rappresenta il 90% del nostro budget annuale – ha spiegato, anche da direttore del torneo del Quebec -, di conseguenza nel 2020 siamo come un dipendente che ha guadagnato il 10% del suo stipendio“. In cifre, la pandemia ha bruciato per Tennis Canada 17 milioni di euro, obbligando al taglio del 40% del personale e a una riduzione del 60% degli investimenti nel programma di sviluppo.
FUTURO IN BILICO – “Quando si parla dei tornei, spesso si considera la loro portata limitatamente alle settimane in cui si svolgono – è l’analisi di Lapierre – e non si tiene invece in considerazione quello che spostano a livello economico nelle rimanenti 51 settimane dell’anno“. Il dirigente spiega come l’impatto non sia chiaramente sui professionisti già formati, ma sul lavoro di costruzione di giocatori di prima fascia che negli ultimi anni in Canada ha funzionato più che bene.
“C’è il rischio di un salto all’indietro di un paio di decenni – spiega -, di interrompere quel percorso virtuoso innescato dall’ascesa dei vari Bouchard, Auger-Aliassime, Fernandez (ma anche Shapovalov e Andreescu, aggiungiamo) a cui i più giovani possono ispirarsi. Normalmente investiamo 16 milioni all’anno in formazione, una budget che è svanito come neve al sole. Col forte rischio che venga cancellata una generazione“. Il pensiero di Lapierre non è rivolto ai professionisti già formati, ma alla base: “Risulta decisivo ciò che si fa dai 9 ai 14 anni, oggi un giocatore di talento di 12 anni rischia di rimanere impantanato senza uno o due anni di investimenti. Proveremo a evitare che ciò accada, ma va tenuto presente che lavoriamo alla metà del nostro potenziale“.
2021 – Tornando all’aspetto strettamente contabile, la federazione canadese fa sapere di aver attivato delle linee di credito per risalire entro qualche anno dal passivo attuale di 17 milioni di euro. E spera di poter riavviare la macchina organizzativa dei tornei nella prossima stagione, pur nella consapevolezza di dover ragionare sulle porte chiuse o comunque aperte in minima parte. “Al netto di tutte le evoluzioni, è difficile pensare di avere sulle tribune più di un quarto degli spettatori“, è la previsione di Lapierre.